Fmi: sofferenze Italia 11,2%, molto sopra media euro

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Le sofferenza bancarie in Italia sono l’11,2% del totale degli impieghi. Una media più alta del 6,7% della Spagna, del 2,8% del Regno Unito e del 4,3% dell’area euro core. E’ quanto emerge da una tabella del Fmi contenuta nel Global Financial Stability Report, secondo il quale la quota delle sofferenze di Unicredit e’ il 10,8% contro il 10,7% di IntesaSanpaolo. La media delle altre banche italiane e’ del 12,2%. Il Texas ratio (rapporto fra i crediti deteriorati e patrimonio equity) per l’Italia e’ il 58,7%, con Unicredit al 58,3% e IntesaSanpaolo al 52,2%.

Le banche europee hanno ancora 900 miliardi di euro di non performing loan, crediti deteriorati (dati alla fine di giugno 2015). Lo afferma il Fmi, sottolineando che le pressioni del mercato ”indicano che una piu’ completa soluzione al problema delle banche in Europa non puo’ piu’ essere posticipata. Gli elevati livelli di crediti deteriorati vanno affrontati con una strategia ampia e l’eccesso di capacita’ nel sistema bancario dell’area euro dovra’ essere affrontato nel tempo”. Le banche nelle economie avanzate sono “più resistenti” a possibili shock grazie alla riforme decise, ma il calo dei titoli bancari alla fine del 2015 e all’inizio del 2016 riflette le ”continue debolezze economiche cicliche” che si sommano ai problemi strutturali di vecchia data. Fmi, sottolineando che il 15% delle banche nelle economie avanzate si trova a far fronte a sfide significative per raggiungere la redditivita’ senza riforme.

 ”La debole redditivita’ delle banche dell’area euro aumenta le difficolta’ per affrontare i crediti deteriorati, riducendo la capacita’ delle banche di creare cuscinetti di capitale” mette in evidenza il Fondo, individuando fra le difficolta’ strutturali modelli di business che continuano a deprimere la redditivita’ e, soprattutto nell’area euro, un eccesso di capacita’ e i crediti deteriorati.

I tassi di interesse bassi o negativi hanno effetti positivi sulle banche, ma possono anche accelerare la compressione dei margini di interesse. Gli istituti che hanno gia’ deboli punti di partenza in termini di redditivita’ ”sono piu’ sensibili” a questa compressione. Lo afferma il Fmi, sottolineando che rientrano in questa categoria le banche di ”Germania, Italia e Giappone”. 

 Molti progressi sono stati effettuati nel definire l’architettura finanziaria dell’area euro, ma resta da fare. Lo afferma, sottolineando che e’ necessaria maggiore chiarezza sulle responsabilità e serve maggiore coordinamento fra le politiche macroprudenziali legate alle istituzioni finanziarie non bancarie.

I rischi alla stabilità finanziaria sono aumentati negli ultimi 6 mesi con la maggiore incertezza, il calo dei prezzi delle commodity e i timori sull’economia cinese. L’allarme è del Fmi. “La domanda è se le tensioni degli ultimi mesi sono alle nostre spalle o e sono un segnale che bisogna fare di piu’. Io ritengo sia necessario fare di più per assicurare la stabilita’ finanziaria” afferma Jose’ Vinals, capo del Dipartimento Mercati Fmi, che dice che la politica monetaria è cruciale ma non può essere l’unica opzione.

Cottarelli, in maggio missione Fondo in Italia –  ”Credo chi si arrivi al dato del governo”, ovvero a un pil in crescita nel 2016 dell’1,2%. Lo afferma Carlo Cottarelli, direttore esecutivo dell’Italia per il Fmi, sottolineando che l’anno scorso ha avuto ragione il Def sulla crescita. ”Speriamo che quest’anno il Fmi abbia fatto lo stesso errore” mette in evidenza Cottarelli, precisando che nel ”2015 il rapporto debito-pil si e’ stabilizzato”. Il Fmi prevede un debito in aumento e piu’ alto di quello del Def perche’ prevede una crescita nominale piu’ bassa, spiega Cottarelli, che ha di recente pubblicato un libro ‘Il Macigno’, sul debito pubblico italiano. Cottarelli ricorda infine che in maggio sara’ in Italia la missione del Fmi per l’Article IV, due settimane dal 9-10 maggio al 23 maggio per fare il punto.

Vinals, agire su stabilita’ finanza o rischio stagnazione – “Serve un approccio collettivo, per andare al di là dello status quo”: senza un’azione per assicurare la stabilita’ finanziarie c’e’ il pericolo che le tensioni sui mercati si ripetano e si intensifichino, con il rischio che l”’economia globale scivoli in una stagnazione economica e finanziaria”. Lo afferma Jose’ Vinals, responsabile del Dipartimento del Mercato dei Capitali del Fmi, sottolineando che in caso di stagnazione il pil si contrarrebbe di 4 punti percentuali rispetto allo scenario di base del Fondo +3,2% nel 2016 e +3,5% nel 2017), mandando di fatto in fumo un anno di crescita globale. 

 

Le sofferenza bancarie in Italia sono l’11,2% del totale degli impieghi. Una media più alta del 6,7% della Spagna, del 2,8% del Regno Unito e del 4,3% dell’area euro core. E’ quanto emerge da una tabella del Fmi contenuta nel Global Financial Stability Report, secondo il quale la quota delle sofferenze di Unicredit e’ il 10,8% contro il 10,7% di IntesaSanpaolo. La media delle altre banche italiane e’ del 12,2%. Il Texas ratio (rapporto fra i crediti deteriorati e patrimonio equity) per l’Italia e’ il 58,7%, con Unicredit al 58,3% e IntesaSanpaolo al 52,2%.

Le banche europee hanno ancora 900 miliardi di euro di non performing loan, crediti deteriorati (dati alla fine di giugno 2015). Lo afferma il Fmi, sottolineando che le pressioni del mercato ”indicano che una piu’ completa soluzione al problema delle banche in Europa non puo’ piu’ essere posticipata. Gli elevati livelli di crediti deteriorati vanno affrontati con una strategia ampia e l’eccesso di capacita’ nel sistema bancario dell’area euro dovra’ essere affrontato nel tempo”. Le banche nelle economie avanzate sono “più resistenti” a possibili shock grazie alla riforme decise, ma il calo dei titoli bancari alla fine del 2015 e all’inizio del 2016 riflette le ”continue debolezze economiche cicliche” che si sommano ai problemi strutturali di vecchia data. Fmi, sottolineando che il 15% delle banche nelle economie avanzate si trova a far fronte a sfide significative per raggiungere la redditivita’ senza riforme.

 ”La debole redditivita’ delle banche dell’area euro aumenta le difficolta’ per affrontare i crediti deteriorati, riducendo la capacita’ delle banche di creare cuscinetti di capitale” mette in evidenza il Fondo, individuando fra le difficolta’ strutturali modelli di business che continuano a deprimere la redditivita’ e, soprattutto nell’area euro, un eccesso di capacita’ e i crediti deteriorati.

I tassi di interesse bassi o negativi hanno effetti positivi sulle banche, ma possono anche accelerare la compressione dei margini di interesse. Gli istituti che hanno gia’ deboli punti di partenza in termini di redditivita’ ”sono piu’ sensibili” a questa compressione. Lo afferma il Fmi, sottolineando che rientrano in questa categoria le banche di ”Germania, Italia e Giappone”. 

 Molti progressi sono stati effettuati nel definire l’architettura finanziaria dell’area euro, ma resta da fare. Lo afferma, sottolineando che e’ necessaria maggiore chiarezza sulle responsabilità e serve maggiore coordinamento fra le politiche macroprudenziali legate alle istituzioni finanziarie non bancarie.

I rischi alla stabilità finanziaria sono aumentati negli ultimi 6 mesi con la maggiore incertezza, il calo dei prezzi delle commodity e i timori sull’economia cinese. L’allarme è del Fmi. “La domanda è se le tensioni degli ultimi mesi sono alle nostre spalle o e sono un segnale che bisogna fare di piu’. Io ritengo sia necessario fare di più per assicurare la stabilita’ finanziaria” afferma Jose’ Vinals, capo del Dipartimento Mercati Fmi, che dice che la politica monetaria è cruciale ma non può essere l’unica opzione.

Cottarelli, in maggio missione Fondo in Italia –  ”Credo chi si arrivi al dato del governo”, ovvero a un pil in crescita nel 2016 dell’1,2%. Lo afferma Carlo Cottarelli, direttore esecutivo dell’Italia per il Fmi, sottolineando che l’anno scorso ha avuto ragione il Def sulla crescita. ”Speriamo che quest’anno il Fmi abbia fatto lo stesso errore” mette in evidenza Cottarelli, precisando che nel ”2015 il rapporto debito-pil si e’ stabilizzato”. Il Fmi prevede un debito in aumento e piu’ alto di quello del Def perche’ prevede una crescita nominale piu’ bassa, spiega Cottarelli, che ha di recente pubblicato un libro ‘Il Macigno’, sul debito pubblico italiano. Cottarelli ricorda infine che in maggio sara’ in Italia la missione del Fmi per l’Article IV, due settimane dal 9-10 maggio al 23 maggio per fare il punto.

Vinals, agire su stabilita’ finanza o rischio stagnazione – “Serve un approccio collettivo, per andare al di là dello status quo”: senza un’azione per assicurare la stabilita’ finanziarie c’e’ il pericolo che le tensioni sui mercati si ripetano e si intensifichino, con il rischio che l”’economia globale scivoli in una stagnazione economica e finanziaria”. Lo afferma Jose’ Vinals, responsabile del Dipartimento del Mercato dei Capitali del Fmi, sottolineando che in caso di stagnazione il pil si contrarrebbe di 4 punti percentuali rispetto allo scenario di base del Fondo +3,2% nel 2016 e +3,5% nel 2017), mandando di fatto in fumo un anno di crescita globale.