La paura e lo sconcerto in Libano

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Dopo i primi giorni che hanno seguito la terrificante duplice esplosione al porto,
Beirut è una città devastata: sono almeno 135 i morti provocati dalla catastrofe e il bilancio continua drammaticamente a crescere. Centinaia di persone mancano all’appello e il timore concreto è che il bilancio peggiori. Ci sono anche 300 mila sfollati. Quasi 5 mila i feriti. Non è ancora chiaro cosa abbia causato il disastro: il premier ha annunciato un’inchiesta che si focalizzerà sulle 2.750 tonnellate di nitrato d’ammonio, un fertilizzante usato anche come componente negli esplosivi minerari, che, dal 2013, era immagazzinato negli hangar del porto, lasciato da una nave sequestrata. Il governo ha messo agli arresti domiciliari i funzionari responsabili dei magazzini e della sicurezza del porto, in attesa che l’inchiesta faccia il suo corso. Indenne la nostra rappresentanza diplomatica di cui l’Ambasciatore Nicoletta Bombardiere , mentre i militari ai domiciliari saranno controllati dall’esercito. Il responsabile della dogana, Baabri Daher, ha reso noto che la sua agenzia aveva ripetutamente richiesto di rimuovere dal porto il nitrato d’ammonio ma ciò non è mai accaduto. Ma si guarda anche a chi potrebbe trarre giovamento da un Paese in ginocchio: Israele nega ogni responsabilità, così come l’arcinemico Hezbollah.
Intanto sono partiti gli sforzi per cercare i dispersi, che sono centinaia. I soccorritori per tutta la giornata hanno continuato a cercare le vittime che rimangono intrappolate sotto le macerie. Già in difficoltà per la pandemia da coronavirus, gli ospedali, molti dei quali sono stati danneggiati nell’esplosione, sono stati inondati di feriti. Le autorità hanno dichiarato Beirut una “città disastrata”; è stato decretato lo stato d’emergenza per due settimane è non è escluso che possa essere esteso. Il Consiglio dei ministri si è riunito in una “sessione straordinaria” guidata dal presidente Michel Aoun e alla presenza del primo ministro, Hassan Diab. La sicurezza è stata affidata “alla massima autorità militare”. L’impatto sull’economia, in un Paese già piegato dalla crisi economica e una profonda recessione, è enorme. Il governatore della città ha parlato di 5 miliardi di dollari in danni. Ma il ministro dell’economia, Raoul Nehme, è apparso ancora piu’ drammatico: “Il porto è stato praticamente cancellato. Nessuno puo’ conoscere i numeri in questo momento. Un miliardo di dollari, due, tre, cinque, dieci… Non possiamo saperlo. È troppo presto. Ma è molto alto e oltre la nostra capacita’”. Adesso è corsa agli aiuti. E anche alla solidarietà. La Tour Eiffel ha annunciato che spegnerà le sue luci a mezzanotte. Ieri sera, i colori della bandiera libanese sono stati proiettati sul grattacielo più alto al mondo, il Burj Khalifa di Dubai, così come sulla piramide di Giza. Stessa iniziativa verrà adottata stasera dal municipio di Tel Aviv, nonostante i due Paesi siano tecnicamente ancora in guerra. “Stasera illumineremo il municipio con la bandiera libanese”, ha annunciato il sindaco Ron Huldai. “L’umanità viene prima di qualsiasi conflitto”. L’ambasciata italiana in Libano sollecita attenzione alla situazione da parte degli italiani presente a Beirut. “Si raccomanda cautela, evitare di avvicinarsi all’area coinvolta dall’esplosione, seguire le indicazioni delle autorità locali (interdizioni di accesso, controlli di sicurezza) e tenersi informati tramite i media. Il Consiglio Superiore di Difesa ha proclamato lo stato di emergenza per due settimane e tre giorni di lutto nazionale. È possibile che nelle prossime ore e giorni si verifichino disagi e difficoltà di approvvigionamento, oltre al rischio di ulteriori riduzioni dell’erogazione di energia elettrica. L’operatività dei voli e dell’aeroporto risultano al momento regolari, malgrado anche il terminal abbia subito danni. Per emergenze, l’Ambasciata a Beirut è raggiungibile al numero 00961 3 489966”, si afferma nel sito dell’Ambasciata d’Italia a Beirut, retta dall’amb. Nicoletta Bombardiere.