Nicolais: Il futuro dell’agricoltura? Mix di innovazione e tradizione. Protagonista la generazione zeta

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in foto Luigi Nicolais

di Lucio Iaccarino

Mercoledì 7 dicembre è stato presentato a Città della Scienza il Report “Campagna digitale” che analizza il livello di alfabetizzazione digitale del mondo agricolo campano. La survey è stata finanziata dalla società Hubitat di Battipaglia: frutto di oltre 20 mesi di lavoro, ha indagato sia le innovazioni tecnologiche sia i comportamenti di comunicazione digitale. Si tratta di una ricerca quali-quantitativa basata su interviste in profondità ai vari attori del sistema agricolo (agricoltori, agronomi, esperti, rappresentanti di associazioni di interesse) e sull’analisi delle ricorrenze nei comportamenti comunicativi digitali di una popolazione di oltre 500 aziende campane.

Abbiamo chiesto a Luigi Nicolais, tra gli attori privilegiati, intervistati dalla ricerca, di soffermarsi sugli aspetti di maggiore interesse scientifico della ricerca.
Nutrire oltre nove miliardi di persone entro il 2050 mantenendo la sostenibilità ambientale è una sfida dove la digitalizzazione e l’intelligenza artificiale possono giocare un ruolo cruciale. Il Report “Campagna digitale” attraverso la voce degli attori del sistema agricolo ed una metodologia di analisi innovativa, mette in luce le sfide legate al cambiamento antropogenico del clima e quelle che hanno fatto seguito alla pandemia da Covid-19 rendendo ancora più urgente la cura sostenibile delle colture. Gli strumenti della nuova industria 4.0, come l’uso dell’intelligenza artificiale e della robotica, hanno un elevato impatto sull’agricoltura per la possibilità che offrono di automatizzare e migliorare i processi di coltivazione con impatto positivo sulla qualità dei prodotti e sulla sostenibilità.

Chi sono i protagonisti del cambiamento digitale del settore agricolo?
È di solare evidenza come l’innovazione in agricoltura oggi non passa solo dai centri di Ricerca e Sviluppo delle grandi aziende o dagli istituti pubblici di ricerca, ma anche dalle startup che provano ad affrontare i problemi degli agricoltori da una prospettiva tutta nuova. A trainare la sfida sull’alimentazione sostenibile sono soprattutto i giovani della Gen-Z (generazione zeta), una delle più attente alle questioni sociali e ambientali che caratterizzano il nostro secolo e stanno dimostrando che la tradizione può essere facilmente coniugata con l’innovazione, creando valore.

Quanto vale il settore dell’agritech e da dove bisogna cominciare per svilupparlo?
A livello mondiale si stima un giro d’affari dell’agritech di circa 15 miliardi di dollari e il settore agricolo italiano è il primo in Europa per valore aggiunto. È fondamentale essere in grado di raccogliere, immagazzinare, elaborare e analizzare sempre più dati, nel minor tempo possibile e direttamente sul campo.

Come si possono incamerare tutti questi dati?
Come evidenziato anche nel Report “Campagna digitale”, si parla sempre più di smart farming con cui si fa riferimento all’utilizzo dei dati provenienti dai sistemi di monitoraggio, ed in generale dalla sensoristica, per ottimizzare i processi agricoli nel loro insieme. Il focus riguardante l’alfabetizzazione digitale è fondamentale al fine di comprendere come usare i dati acquisiti, ossia in quale modo possono essere usati per prendere decisioni con l’obiettivo di creare valore favorendo l’ottimizzazione delle risorse. Tra le tecniche di ottimizzazione che si stanno sviluppando negli ultimi anni vi è anche il vertical farming. La quantità di terreno fertile, a causa dei cambiamenti climatici e della desertificazione, è una componente variabile, ma determinante, per l’agricoltura. A questo bisogna aggiungere l’aumento costante della popolazione mondiale che spinge per aumentare la produzione.

E queste tecnologie in che misura possono favorire la sostenibilità?
In questo scenario, le vertical Farms, sono nuove strutture, gestite da intelligenza artificiale e robot, che utilizzano il 95% in meno di acqua e ben il 99% in meno di terra rispetto ad un terreno coltivato convenzionalmente. La digital transformation è un fattore decisivo per migliorare la produzione agricola e preservare l’ambiente, dove anche i consumatori rivestono un ruolo importante perché con le loro scelte influenzano il mercato e di conseguenza i processi produttivi. Basti pensare all’utilizzo della blockchain nella filiera agroalimentare, utilizzata per proteggere le produzioni locali dalle contraffazioni e fornire piena trasparenza ai consumatori. Si tratta di un ecosistema fatto di open innovation, forte orientamento all’interconnessione fra le persone, efficace collaborazione fra pubblico e privato e si declina attraverso lo sviluppo strategico di reti multi-attoriali, strumenti strategici di un’innovazione che parla al futuro.