Una “Porta-Ponte’ tra il Parco delle Colline e la Porta Bellaria del Bosco di Capodimonte. E’ stata varata all’alba di oggi alla presenza dei progettisti: “Abbiamo finito stamattina alle 4,30 le operazioni di varo – spiega l’architetto Antonio Farina -. Sono stato in tensione per una settimana ma è andato tutto meravigliosamente bene”. “L’opera – continua Farina – è stata il frutto di un grande e impegnativo lavoro di squadra ed è stata resa possibile dal felice incontro di menti illuminate del pubblico e del mondo privato”.
Ma come nasce l’idea di dar vita a un progetto destinato a cambiare il volto e la destinazione d’uso dell’area? Il principale promotore dell’opera, Vincenzo Bonavita, presidente dell’Hermitage Capodimonte e professore emerito dell’Università Federico II, ne spiega così la genesi: “E’ noto a tutti coloro che frequentano l’Istituto che Hermitage Capodimonte dispone di un accesso inadeguato, mentre è meno noto che il Parco di Capodimonte ed il Parco delle Colline in cui si trova la clinica pur essendo confinanti non comunicano tra loro. Su queste basi è nata l’avventura di un ponte sul Vallone San Rocco”. Si tratta di congiungere i due parchi naturali e dare al tempo stesso un nuovo accesso pedonale e carrabile all’Istituto. “Hermitage Capodimonte – chiarisce il professore – ha deciso di realizzare un’opera a doppia valenza: privata, perché fornirà un nuovo accesso alla clinica, e pubblica perché consentirà l’accesso pedonale a chi vorrà transitare dal Parco di Capodimonte al Parco delle Colline e viceversa. Il rischio reale del contrasto tra l’interesse pubblico e quello privato nel nostro caso non si è verificato, ma un’attesa di 10 anni è un tempo troppo lungo che solo la tenace perseveranza nel realizzare un progetto visionario ha portato l’11 gennaio di quest’anno all’inizio del suo percorso conclusivo”.
L’opera, vien fatto notare, vuole assecondare “una significativa revisione urbanistica di un’area non più extraurbana e che può offrire nel rispetto delle leggi una vita nel verde non solo a chi soffre e chiede ospitalità ad Hermitage Capodimonte ma a tutti coloro che ricercano un contatto con la natura che nessun centro storico può offrire”.
Gli architetti Antonio Farina e Lilia Pagano spiegano che grazie al ponte “si costituiscono così anche le premesse di un rilancio dell’attività agricola in una chiave agrituristica coerente con gli obiettivi del parco”. Ma non solo. “Alla scala complessiva delle Colline di Napoli – affemano i due professionisti -, questa nuova porta-ponte di interscambio tra parchi innesca, pur nella sua realtà di intervento discreto e minimale, una radicale valorizzazione di significati e di uso. La continuità fisica dei percorsi pedonali e ciclabili di un più ampio “sistema parco”, articolato in zone morfologiche fortemente caratterizzate sotto il profilo paesaggistico, delinea il nuovo anello di congiunzione del territorio collinare con il Bosco di Capodimonte e ne sottolinea l’appartenenza geografica al bacino del vallone S. Rocco”. “Nella rinnovata e auspicata prospettiva ambientale del futuro urbanistico di Napoli – sottolineano Farina e Pagano -, il sito reale borbonico, meta turistica internazionale, acquista in tal modo un rinnovato ruolo centrale di ‘caposaldo storico’ trainante nel rilancio della dorsale naturale strutturante di una nuova idea di città”.