Caffè: a Napoli il più economico, in Norvegia il più caro

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Con 4,5 euro a tazzina è la Norvegia che si aggiudica il primato di caffè più caro al mondo. Ci vogliono oltre 3 euro in più rispetto a quello comprato a Lisbona dove una ‘tazzulella’ costa in media 0,90 euro, meno che in Italia che con 1,03 euro di media è al secondo posto della classifica per caffè meno caro al mondo. Numeri curiosi quelli che emergono dai padiglioni di Carrara Fiere, dove fino al 28 febbraio sono in corso le fiere Tirreno C.T. e Balnearia, i due grandi appuntamenti dedicati all’ospitalità e al food&wine promossi da Tirreno Trade. Anche se l’Italia è tra i principali produttori al mondo di miscele e macchine da caffè, tuttavia il primato dei consumi pro capite va ai finlandesi che consumano oltre 11 kg di caffè all’anno a testa. Ed è la tecnologia protagonista a Tirreno C.T., insieme alla qualità delle miscele realizzate dalle principali torrefazioni italiane. “Tra i padiglioni della nostra fiera si incontrano dei veri e propri gioielli – spiega il responsabile di Tirreno C.T., Paolo Caldana – ed è importante vedere come nel corso di questi anni, complice anche un cambiamento dello stile dei consumi, le torrefazioni si siano indirizzate verso la ricerca delle materie prime”.
L’Italia è la patria del caffè. E si distingue anche per il prezzo della tazzina visto che, appunto, è la seconda meno cara al mondo dopo Lisbona con 0,90 centesimi a tazzina. Se infatti, il prezzo di un caffè in Thailandia supera, solo di poco quanto pagato in Italia, a Bangkok è di 1,03 euro, a Tokio occorrono, al banco, oltre tre euro, si sale a 3,19 euro in Australia, mentre quello decisamente più salato si beve in Norvegia dove per una tazzina occorre sborsare 4,5 euro. In Italia, secondo i dati dalla Camera di commercio di Milano, International Coffee Organization e De’Longhi, il 97% degli italiani beve almeno uno caffè al giorno, ma la media nazionale è di quattro. Al bar il prezzo della tazzina di caffè oscilla a seconda della latitudine. A Roma una tazzina al bar costa 1,03 euro, mentre il prezzo più alto si paga a Torino, dove lo scontrino è di 1,10 euro. Oltre l’euro a tazzina ci sono Milano, 1,08 euro, e Firenze 1,04 euro, mentre sotto a un euro il primato della tazzina di caffè espresso più economica al bar spetta a Napoli con 0,91 euro cui fa seguito Palermo con 0,94 euro. Il prezzo medio del cappuccino è di 1.30 euro. Solo espresso, quasi esclusivamente al bar: in Italia il caffè non conosce altre declinazioni tanto che il caffè consumato al bar rappresenta l”80% del valore anche se in quantità rappresenta solo il 23%. Il 41% della popolazione italiana adulta consuma una tazza di caffè al bar almeno una volta a settimana. L’Italia è al quinto posto fra i maggiori Paesi importatori ed è al decimo posto in Europa per consumi pro-capite vista la modalità di consumo, per colazione e dopo pranzo e non come bevanda per accompagnare i pasti e la giornata come invece avviene negli altri Paesi.
Complessivamente, i consumi mondiali pro-capite all’anno si aggirano sui 4,4 chilogrammi e si va dagli 11,4 chili della Finlandia ai 2,37 del Portogallo per passare attraverso i 4,20 chili degli Usa e i 5,20 della media nell’area Ue dove emerge il dato tedesco, 7,60 chili a testa. In Italia chi consuma più caffè sono gli abitanti del Meridione, 34% il 25% lo prende al bar, seguiti dalla popolazione del Nord-Ovest, 27% dei consumi e 33% al bar, mentre Nord-Est e Centro si attestano attorno al 20% di consumo di caffè. Il bar rappresenta una delle articolazioni forti della rete dei pubblici esercizi. Nei registri delle Camere di commercio si contano 149.429 imprese appartenenti al codice di attività 56.3 (bar e altri esercizi simili senza cucina). In sei regioni (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Lazio e Campania) si concentrano i due terzi delle imprese del settore. Il 54,2% di queste imprese è una ditta individuale e la variabilità regionale intorno a questo valore medio è assai sostenuta. La forbice va dal valore minimo dell’Umbria (42,5%) al massimo della Calabria (77,8%). Il 32,4% delle imprese è attiva come società di persone, mentre la quota delle società di capitale è di poco al di sopra del 12%. In tale contesto merita una segnalazione il 12,3% della Lombardia al Nord, il 26,0% del Lazio al centro e il 14,7% della Campania al Sud.