È iniziata la settimana santa: pensieri e parole tra sacro e profano, nel tentativo di rispettare la par condicio

in foto Donald Trump

È iniziato il periodo che per la religione cattolica culmina con la resurrezione di Gesù Cristo. Nel contempo da deboli segni di sè anche la colomba che porta nel becco un ramoscello di olivo, simbolo di pace. Il fatto fornisce un valido spunto per cercare di determinare quanto sia lontana un’ altro tipo di resurrezione, molto più materiale e laica e al tempo stesso ancor più pragmatica di quella divina. La stessa riguarda la risoluzione dei conflitti che bruciano pressoché dappertto sulla terra. Da premettere che non basterebbe un allevamento di colombe per portare, dove è necessario, qualcosa del peso e dalle caratteristiche del ramoscello d’ulivo, con in più la proprietà di essere adatta a calmare i bollenti spiriti. Gli stessi che stanno causando serie ustioni al consorzio umano, a tutte le latitudini o quasi. Tutto ciò va messo sui tavoli, dopo aver diviso l’argomento pace in diversi gruppi di studio, costituiti da menti di provata capacità decisionale. Al gruppo di lavoro italiano spetta il gravoso compito di verificare se qualcuno, meglio senza qualche, quindi uno, ha realmente capito a che gioco stanno giocando – si fa per dire – la parte della popolazione che vive a occidente e quella  che dimora a oriente. Accade quindi, a conferma della insistenza di qualcuno, a un anno e passa dall’inizio della guerra in Ucraina, di voler continuare a ballare in beata incoscienza sul ponte del Titanic, mentre l’iceberg si fa sempre più vicino. Al momento i due festini danzanti che tengono occupata più dei tanti altri la fantasia dei ballerini, sono la vicenda Trump in America e il caso La Russa in Italia. Tra il serio e il faceto, entrambi sono connaturati alle situazioni attuali giusto come il cavolo a merenda. Del suo indefinibile comportamento, a dir poco fuori degli schemi, l’ex presidente dalla chioma abbondante e ossigenata, da tempo sta dando al mondo dimostrazioni più che forti, incisive. Sembrerebbe che sia stata accantonata, almeno per ora, l’idea di un coup de theatre del regista Biden, che lo avrebbe visto prima ammanettato in pubblico e poi a passare le vacanze di Pasqua dietro le sbarre, in ambiente ristretto. Che la seconda carica dello Stato italiano, dalle sembianze che ricordano Mephisto come appare nei quadri dei pittori tedeschi contemporanei di Goethe, arrivasse a rischiare di passare nelle retrovie per quello che in campagna è definito uno “sfogo di bocca”, erano tanti ma non tantissimi a pensarlo. Quel presidente del Senato ha tirato fuori dalla memoria, presenti i discendenti delle vittime che furono trucidate alle Fosse Ardeatine, un maldestro scoop di cui in nessun modo si può capire a che sarebbe potuto servire.
Quel che è peggio è che le rettifiche che ha provato a apportare subito dopo aver fatto la sua sgangherata comparsata in scena, hanno finito per far accrescere il malcontento generalizzato.
Del resto quel presidente lascia seri dubbi sulla padronanza di saper vivere. A tal punto la domanda nasce rabbiosa: se le cose sono andate cosi, la responsabilità del disordine montante intorno all”intera vicenda dell’oltraggio gratuito consumatosi nei giorni scorsi è da attribuire tutta alla irresponsabilità dell’oratore dalla voce più che consona alle sue fattezze. Ciò che fa male più di tutto, può essere riferito con le stesse parole che avrebbe rivolto ai giudici Cicerone: “cui bono?”, Tradotta alla lettera in italiano: “chi potrebbe trarne vantaggio?” Nessuno, al contrario la vicenda sta spargendo malcontento generalizzato, gia più che abbondante. Al momento non ne avvertiva il bisogno nessuno. In più è opportuno ricordare che non ha perso mai attualità il vecchio adagio: “non svegliare il cane che dorme”. Il rischio e il pericolo connessi non sono circoscritti a chi fa quell’azione. Da rifletterci presto e bene.
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