Spleen, tre opere per la Fondazione Filiberto e Bianca Menna: sabato 4 maggio la presentazione

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in foto il collettivo damp

Restituire un’esperienza estetica di raccordo tra un luogo deputato all’arte e la città che gli “gira intorno”. È uno degli obiettivi di “Spleen. Tre opere per la Fondazione Filiberto e Bianca Menna” a cura di Gianpaolo Cacciottolo e Massimo Maiorino, in programma dal 4 maggio al 30 giugno. Tre progetti site specific di Davide Sgambaro, Marco Strappato e collettivo damp sono stati concepiti o adattati al contesto della Fondazione, nella speranza di costruire una sorta di “spazio transizionale” dove l’esperienza dell’arte sia al tempo stesso esperienza della vita, dove l’opera d’arte possa inserirsi silenziosamente e luminosamente nella “struttura programmata” della città e possa permettere di puntare l’attenzione della cittadinanza sull’esistenza di un luogo, la Fondazione Filiberto e Bianca Menna, molto spesso dimenticato, trascurato, o addirittura ignorato.
Alla presentazione (sabato 4 alle ore 11 nella Sala Conferenze della Fondazione, in Via Lungomare Trieste 13) parteciperanno Letizia Magaldi, presidente della Fondazione Filiberto e Bianca Menna, Francesco D’Acunto, presidente Sev Iren, Francesco Morra, Consigliere della Provincia di Salerno, della Direttrice artistica della Fondazione Filiberto e Bianca Menna di Salerno, Stefania Zuliani (Università degli Studi di Salerno) e dei due curatori Gianpaolo Cacciottolo (Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale) e Massimo Maiorino (Università degli Studi di Salerno).

in foto Letizia Magaldi Andreoli. Ph. Giulio Napolitano / Bloomberg

Spleen nasce dall’esigenza di riflettere sul ruolo e la posizione che un’istituzione storica dell’arte e della critica contemporanea, la Fondazione Filiberto e Bianca Menna nata nel 1989 e dal 1994 ospitata negli spazi dell’Ex Casa del Combattente, ha all’interno del tessuto urbano e socio culturale della città di Salerno. Nella Profezia di una società estetica (1968) Filiberto Menna rintraccia nell’opera di Baudelaire, e in particolare nei Petits Poèmes en prose (o Lo spleen di Parigi, 1867-1869), un’occasione di riflessione sul rapporto tra l’artista e la città moderna. Vivere nel presente significa per Baudelaire, dice Menna, “entrar dentro la nuova realtà, prendere atto di una situazione profondamente mutata in cui l’orizzonte dell’esistenza quotidiana non è più dato dalla natura ma dalla città”. L’autore francese affida perciò all’artista moderno il “compito di vivere e rappresentare questo presente”, di “tirar fuori l’eterno dal transitorio”, nello spazio di una tensione fortissima tra moltitudine e solitudine che si concretizza nell’esperienza della città moderna. L’artista, preso nel mezzo di un gioco combinatorio che lo colloca tra l’esperienza della folla e una struttura urbana ormai programmata, diviene così uno “specchio altrettanto immenso quanto questa folla; un caleidoscopio fornito di coscienza, che, ad ogni movimento, rappresenta la vita molteplice e la grazia mobile di tutti gli elementi della vita”.

Le tre opere di Spleen rispetteranno il seguente calendario di inaugurazioni: 4 maggio: Davide Sgambaro, Hey there you, looking for a brighter season (moth); 24 maggio: Marco Strappato, Qui mi sento a casa”; 14 giugno: collettivo damp, Hikikomori.  Un convegno – Oltre il Museo: curare ed esporre nello spazio pubblico a cura dell’Abcd Associazione Studenti DiSPaC (modera Olimpia Di Domenico) -, un ciclo di proiezioni dello storico format Arte di sera della Fondazione Filiberto e Bianca Menna ed un calendario di laboratori didattici a cura di Rita Ventre, completeranno il programma di Spleen. Nell’autunno del 2024 è prevista la presentazione del catalogo e la proiezione di un documentario sull’intero progetto, realizzato dal regista Elio Di Pace.

Gli artisti
Davide Sgambaro (Padova, 1989) ha studiato all’Università Iuav di Venezia, vive e lavora a Torino. La sua pratica ripristina dinamiche irriverenti di resistenza in risposta ai paradossi generazionali all’interno dell’ordine sociale.
Tra le mostre personali: Nope!, Galerie Alberta Pane, Parigi(2022); Too much and not the mood, LOCALEDUE, Bologna (2022); Feeling Fractional, 9 FrenchPlace, Londra (2022); Kiss, kick, kiss, Istituto Italiano di Cultura, Colonia (2021); Paesaggi eterni,SpazioSiena, Siena (2019); Strisce bianche e nere e un naso rosso, Locanda dell’Almanacco, Torino(2019).
Ha partecipato a residenze e mostre collettive in Italia e all’estero tra cui: Museo Civicodi Spoleto (2023); Galleria Klemm, Berlino (2023);NuovoForno del Pane, MAMbo -Museo d’Arte ModernaBologna (2023); SUPERBLAST II, NAM Manifattura Tabacchi, Firenze (2022); Cantica 21, Ministero dei Beni Culturali, Ministero degli AffariEsteri, Roma (2020-2021); FondazioneMonte dei Paschi di Siena (2019); Q-Rated Quadriennale di Roma e Castello di Rivoli, Torino (2018);Fondazione Spinola Banna per l’Arte, Poirino(2015, 2018); Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia (2015).
Ha ricevuto il premio della Pollock-Krasner Foundation, New York (2023-2024).

in foto Davide Sgambaro

Marco Strappato (Porto San Giorgio, 1982) vive e lavora a Milano. Ha conseguito la LaureaMagistrale al Royal College of Art London, una Laurea Triennale all’Accademia di Belle Arti diBrera e una all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Il suo lavoro è impegnato in un’urgenterivalutazione della comprensione contemporanea della produzione e della distribuzione delleimmagini, attraverso una pratica multidisciplinare che coinvolge collage, video, fotografia einstallazione. Utilizza soprattutto immagini di paesaggi, come gli sfondi dei desktop (strettamente legati all’idea di desiderio e di evasione). Queste immagini possono essere utilizzate percomprendere l’esperienza estetica nella contemporaneità, tra i discorsi retorici sull’autentico el’inautentico, l’esotico e il familiare, l’artificiale e il naturale. Ha esposto in diversi spaziistituzionali, inclusi: 16a Quadriennale di Roma;MAMbo -Museo d’Arte Moderna,Bologna;MAXXI -Museo Nazionale del XXI secolo, Roma; American Academy, Roma; RoyalCollege of Art, London; Victoria Art Center, Bucarest; Palazzo della Permanente, Milano; Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato; Macro -Museo d’Arte Contemporanea, Roma; Prague Biennale 5;Galleria Nazionale delle Marche, Urbino; Galleria Civica di Arte Contemporanea “Osvaldo Licini”, Ascoli Piceno; Fondazione del Monte, Bologna.

in foto Marco Strappato

Collettivo damp nasce come progetto non intenzionale nel 2017 dall’incontro di Alessandro Armento, Luisa de Donato, Viviana Marchiò, Adriano Ponte. La ricerca del gruppo ruota attorno all’interesse per la natura temporanea delle cose -dalle forme di vita alle idee -e al dialogo con le specificità dei luoghi, che lo porta spesso a lavorare in contesti di residenza artistica.
Tra queste: Koinótes, Casa degli Artisti, Milano (2023); Fabra i Coats -Fabrica de Creació de Barcelona, Barcellona (2022); State of the City,Pavjlióen aan het Water,Rotterdam (2020); Impronte, Raccolta Lercaro, Bologna (2020). Nel 2023 il collettivo ha dato avvio a Negozio, un’opera artistica in forma di project space, in cui si propone di dedicare, all’interno dell’area mercatale di Portici, uno spazio per l’inutile. Recentemente il collettivo damp ha esposto presso l’Ambasciata dell’Afghanistan, Roma (2023);Palazzo Fondi,Napoli(2023); Spazio Volta, Bergamo (2022).