Tümevarim, la Turchia guarda a Ovest. Parla Francesco Ciotola, unico artista italiano in mostra a Adana

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in foto Kuzgun Art Space, Adana (Turchia), courtesy

L’Occhio di Leone, ideato dall’artista Giuseppe Leone, è un osservatorio sull’arte visiva che, attraverso gli scritti di critici ed operatori culturali, vuole offrire una lettura di quel che accade nel mondo dell’arte, in Italia e all’estero, avanzando proposte e svolgendo indagini e analisi di rilievo nazionale e internazionale.

di Azzurra Immediato

Tümevarim è un termine difficilmente traducibile nella nostra lingua; letteralmente significa ‘induzione’, inteso, però, come trasformazione, cambiamento, rinascita, o meglio, quella tensione, quel processo dettato dalla necessità che il ciclo della vita reca con sé, nella sua intrinseca dinamica di evoluzione. Tümevarim è una parola turca e, così come l’avete letta funge da esortazione al fine di intraprendere un viaggio, una ricerca, fuori ma soprattutto dentro di noi.
Tümevarim è anche una mostra, a cura di Dicle Çiftçi che, dalla città di Adana, guarda anche a Ovest, interroga artisti provenienti dalla Turchia e apre un varco verso Ovest, con la partecipazione di Francesco Ciotola, artista e curatore napoletano, già noto ai lettori de L’Occhio di Leone per esser stato tra i protagonisti di VinArte e per aver ideato il progetto di videoarte IAR. Abbiamo deciso di raggiungerlo, prima dell’opening che si terrà il 12 febbraio in Turchia, per chiedergli qualcosa a proposito di questo ponte culturale. 

Francesco, il Kuzgun Art Space di Adana apre per la prima volta al pubblico ed ha scelto di farlo con una mostra collettiva in cui, il tuo nome, spicca come unico italiano. La mostra, visitabile dal 12 febbraio è titolata “Tümevarim”. Ti va di raccontarci come si è instaurato questo dialogo con l’est del Mediterraneo? 
Sono stato contattato dalla curatrice Dicle Çiftçi che aveva avuto modo di conoscere il mio lavoro, qualche anno fa, durante un simposio internazionale al quale avevo partecipato. Mi ha sottoposto il progetto, la mostra di apertura della galleria Kuzgun Art Space, che ho trovato molto interessante per la tematica e per gli artisti che vi prendevano parte. È per me un orgoglio ed un arricchimento essere l’unico italiano presente in mostra in una città che ha una così grande storia, con una cultura visiva apparentemente così lontana dalla nostra ma in cui ho riscontrato, però, un comune sentire.

Il corpo e l’anima iniziano a cambiare e trasformarsi dalla nascita e intraprendere il loro viaggio fino alla morte. Per alcuni, questo viaggio dura 1 giorno, mentre altri può durare 100 anni. In un processo di esistenza in cui anche il concetto di tempo è incerto, questo viaggio si trasforma così in una ricerca.”Si legge nel comunicato stampa. In che modo la tua ricerca artistica ha intrapreso il lavoro per poter aderire a questa visione e in cosa, in realtà, essa era già addentro in tale dinamica di ricerca?
La ricerca del senso del nostro viaggio qui è una delle grandi tematiche con la quale, una donna, un uomo, artisti o meno, si trovano faccia a faccia più volte nell’arco della vita. Poter mostrare i propri interrogativi attraverso una forma visibile e lasciare che vengano fruiti ed interpretati dalle singole sensibilità è davvero una magia che il fare arte rende possibile.

Quale tua opera sarà presente al Kuzgun Art Space di Adana? E in cosa essa è vicina al concetto Tümevarim?
È stata scelta la mia videoinstallazione facente parte dell’opera ‘Tabula Rasa’ del 2019; tutta l’installazione composta da 28 foto e dal video, si interroga sul senso di fine e nuovo inizio e sulla valenza che questi due punti della retta acquistano, una volta cambiato il punto di vista sul concetto.

19 artisti per un nuovo spazio d’arte che apre in città. Questa non è la tua prima esperienza estera – il tuo lavoro è particolarmente apprezzato in Spagna, Centro e Sud America – e neppure in Turchia. Raccontaci, con sguardo da addetto ai lavori, che aria si respira oggi a est del Mediterraneo. La Turchia ci appare ancora come una terra lontana; cosa accade nel mondo dell’arte, per come lo hai conosciuto?
L’approccio che ha avuto con me questo mondo è stato enormemente libero; personalmente, ho trovato in questi Paesi che hai nominato, una grande apertura ed una alta considerazione della funzione sociale dell’arte. Un fuoco acceso al quale si può contribuire nell’ottica di un confronto per me molto stimolante.

Kuzgun Art Space è entrata nel mondo dell’arte come galleria d’arte contemporanea interdisciplinare. Quando ci siamo messi all’inseguimento dei nostri sogni, abbiamo immaginato e realizzato Kuzgun Art Space come una piattaforma versatile che si prende cura del pubblico artistico e dell’artista.” Questo è il claim della giovane e dinamica galleria che ha progettato “Tümevarim” a futura testimonianza di una ricerca corale ma impegnativa. Cosa leggi in un così vivo entusiasmo?
È proprio quello che dicevo; in alcuni Paesi, storicamente saldi sul proprio passato artistico, trovo che questo entusiasmo sia un po’ sopito, a differenza di altri luoghi che portano avanti la ricerca con maggiore senso di libertà e propensione all’ascolto ed operano uno scouting impegnativo con l’intenzione di poter portare avanti una proposta multidisciplinare più ricca di sfaccettature.

Francesco, unico artista italiano in mostra: una vera responsabilità che certamente si tradurrà anche in occasione di scambio e costruzione di reti e relazioni. Prossima tappa, dopo la Turchia?
Ritengo di enorme importanza la costituzione di un dialogo internazionale per una concreta apertura al confronto; fortunatamente, al netto della problematica sanitaria in corso, i mezzi attuali lo permettono. Credo che soltanto uscendo dal proprio perimetro si possa dare un contributo che possa risultare interessante su una scala più ampia. Per il futuro ci sono tanti dialoghi aperti in tal senso che mi auguro possano concretizzarsi; è ancora presto però per svelare di più.

Costruire ponti attraverso la cultura è una delle sole possibilità che può portare ad un futuro migliore. Gli ultimi due anni ci hanno insegnato che i confini sono frutto di una storia che forse ha fatto il suo tempo, che non ha più vera ragion d’essere. Comprendere chi siamo e qual è il nostro percorso al mondo, comune e collettivo è più semplice da afferrare se indicato dalla fantasmagoria dell’arte e dalla sua capacità predittiva. Francesco Ciotola, unico artista italiano presente in un progetto di mostra che apre il corso di un nuovo spazio espositivo nella città di Adana, in Turchia, è un segnale evidente di qualcosa che cambia e che deve, sempre più cambiare, soprattutto grazie alla lungimiranza di chi affida alla cultura il futuro. L’arte ha il potere di fare questo e l’opera di Francesco Ciotola, mix di fotografia e videoarte, dal significativo titolo, Tabula Rasa – che ricordiamo, molto successo suscitò al Festival VinArte 2019 – è enigmatica e profetica: un nuovo inizio, per una nuova costruzione di significato, che tutto sia rinascita. 

in foto la locandina della mostra
in foto Francesco Ciotola, Tabula Rasa, video, courtesy dell’artista
in foto Francesco Ciotola, Tabula Rasa, photo courtesy dell’artista