All’ambasciata spagnola di Roma il punto sul conflitto con la Catalogna

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I media parlano di un evento storico che puo’ cambiare il futuro dell’ Europa, ma l’indipendenza della Catalogna puo’ soprattutto innescare un processo di autonomia verso i governi centrali sulla base di scontentezze generali sulla politica economica che ha falle im tutto il vecchio continente. intanto, L’Ambasciatore spagnolo in Italia, con sede a Roma, Jesus Manuel Gracia Aldaz , ha smentito alcuni titoli della stampa su un presunto arrivo delle forze armate spagnole in Catalogna: “Non è vero, non c’è l’esercito – ha detto il rappresentante diplomatico ad Agorà – la Spagna é molto sensibile a questo e non abbiamo voluto coinvolgere l’Esercito neanche in questo momento dove la minaccia terroristica é così grande”.

Il governo spagnolo si e’ mosso sul piano economico adottando  un decreto per agevolare l’uscita dalla Catalogna di imprese che temono una dichiarazione di indipendenza, riferisce Efe.
La norma permetterà alle imprese di spostare la sede sociale in un’altra regione senza sottoporre la decisione al voto degli azionisti. Oggi il Banco Sabadell, la seconda banca catalana, ha deciso di trasferire la sede sociale a Alicante. Una decisione analoga potrebbe essere presa da Caixa Bank. Un provvedimento aspramente criticato dal ministro dell’economia catalano Pere Aragonés: “Vogliono castigare la nostra economia”.
Le posizioni rimangono al momento inconciliabili al punto che secondo Guenter Oettinger, commissario europeo al Bilancio e la Programmazione Economica, “la situazione è molto, molto preoccupante. Si può immaginare una guerra civile in seno all’Europa”, ha detto Oettinger intervenendo ad un convegno a Monaco. “Possiamo solo sperare – ha aggiunto – che fra Madrid e Barcellona si apra presto un dialogo”. Il commissario ha poi ricordato che l’Ue potrebbe porsi come mediatore solo se vi fosse una richiesta da parte del governo spagnolo. Inoltre, ha sottolineato, la Ue deve rispettare la Costituzione degli Stati membri e quella spagnola non prevede referendum secessionisti.
Ora Rajoy potrebbe invocare l’articolo 155 della Costituzione in base al quale il governo centrale prenderebbe il controllo del governo locale: Madrid potrebbe intervenire contro la comunità autonoma accusata di non aver rispettato la carta fondamentale prendendo “le misure necessarie per obbligarla all’adempimento forzato di tali obblighi o per la protezione di detti interessi”. Non solo: “il governo potrà dare istruzioni a tutte le Autorità delle Comunità Autonome per l’esecuzione delle misure previste nel comma precedente”.  Tra le ipotesi anche quindi prendere il controllo dei Mossos, la polizia catalana, il cui capo è ora indagato dalla giustizia spagnola per “sedizione“, di destituire Puigdemont o convocare elezioni anticipate. Come chiesto a Rajoy dall’ex primo ministro Josè Maria Aznar.
La possibilità che si arrivi a una  indipendenza concreta e definitiva suscita perplessità anche nella regione. Tanto che La Vanguardia, il principale giornale di Barcellona, si schiera contro: vogliamo “esprimere in modo inequivoco la nostra opinione- si legge in un editoriale – la proclamazione della Dui sarebbe un tremendo errore, che porterebbe ad effetti potenzialmente disastrosi per la Catalogna”. Ma è più probabile che si crei una situazione d’incertezza, aprendo la porta all’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione. “Di fronte alle azioni di forza che propongono le parti contrapposte, c’è una società che spera ed esige una soluzione negoziata del conflitto”.
La tensione nel Paese è altissima, al punto che in un’intervista alla Bild Puigdemont ha ventilato la possibilità di poter essere arrestato dalle autorità spagnole: “Non ho paura per me. Non mi stupirebbe nulla di quello che può fare il governo spagnolo. Anche il mio arresto è possibile, sarebbe una mossa selvaggia”, ha affermato il presidente della Generalitat, che ha accusato la Spagna di essere uno “Stato autoritario” e ha detto di “sentirsi già il presidente di un Paese libero”.