Un ridotto numero di stati membri dell’ Unione Europea compatibili fra loro potrebbe costituirsi in “ Unione Federale Europea” e, in tale veste, entrare nella UE. Ciò le consentirebbe di mettere in campo in Europa un’autorità sovrana dotata di forza decisionale propria per gestire alcuni gravi problemi di impossibile realizzazione da parte dell’attuale Unione. Altri stati membri della UE potrebbero aderire successivamente al nuovo soggetto federale a certe condizioni.
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Uno dei misteri nel percorso prescelto per la realizzazione di un’Unione Europea “ sempre più stretta” è la scomparsa dell’opzione federalista nei trattati e nel dibattito pubblico. Eppure quella opzione era sempre stata avanzata dai padri fondatori ed aveva in Europa una rispettabile tradizione di pensiero: nel Regno Unito (Lord Lothian, Stephen Kerr , John M. Keynes. Lionel Robbins ecc.), in Italia, ( Altiero Spinelli, Ernesto Rossi. Mario Albertini ecc.), in Francia (Aristide Briand, Jean Monnet, François Mitterand ecc.); in quanto alla Germania nessuno stato europeo ha avuto l’esperienza federalista della Repubblica Federale Tedesca (Conrad Adenauer, Hans D. Genscher, Helmut Kohl ecc). Inoltre la leadership dell’Unione fin dagli anni ‘50 ha sempre considerato che la meta finale dell’Unione sarebbe stata la creazione di uno stato federale. Invece il trattato di Maastricht (1992) e poi quello di Lisbona (2007) hanno completamente abbandonato quell’opzione e l’approccio adottato è subito apparso statalista, dirigista e per nulla federalista.
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Un reazione federalista all’attuale stato di cose prodottosi nell’ Unione sarebbe ancora possibile per salvare la UE: tornando indietro, per poi eventualmente andare avanti. Un ridotto numero di stati membri potrebbe dare vita ad un soggetto federale denominato ad esempio Unione Federale Europea (UFE) e divenire in tale veste un nuovo stato membro in sostituzione di quelli federati. Altri membri potrebbero aderire successivamente a certe condizioni.
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L’UFE diverrebbe la ” nuova idea in azione” un entità sovrana che potrebbe usare la sua capacità decisionale ed operativa in una serie di iniziative di interesse europeo oggi impossibili per la UE. Potrebbe, ad esempio, far rivivere il Trattato Europeo di Difesa (CED) del ’54, creare un proprio dipartimento di stato per la politica estera, mettersi a capo di una sorta di Piano Marshall per l’ Africa sub Sahariana ecc.
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Le procedure necessarie ad un tale svolta sarebbero complesse ma non insormontabili: il nuovo soggetto federale dovrebbe nascere per referendum costituzionale; dovrebbe poi richiedere l’adesione all’Unione la quale dovrebbe a sua volta far deliberare in proposito gli stati membri della UE con una procedura da stabilirsi, ma che potrebbe non richiedere modifiche ai pilasti dei trattati.
Nessuno degli importanti risultati fin qui ottenuti dall’Unione in molti settori verrebbe persa e tutte le prerogative dell’attuale Unione verrebbero valorizzate.
Un’iniziativa del genere rilancerebbe la stessa Unione Europea nel mondo
di Marco A. Patriarca
Comitato scientifico di Società Libera