C’è un traffico di affarismo dietro il Ponte sullo Stretto

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Riproponiamo l’articolo di Ermanno Corsi apparso sul Roma di martedì 16 aprile all’interno della rubrica Spigolature

di Ermanno Corsi

Basterà il 2024 per vedere la prima pietra del cantiere che darà avvio al tanto promesso “corridoio” Sicilia-nord Europa, Mediterraneo-Scandinavia? Il progetto definitivo porterà la firma della danese società Cowi la quale fa sapere che “non vediamo l’ora di completare la fase progettuale”. Quanto tempo occorrerà? Non c’è risposta. Tuttavia si ricorda che nel 2013 il dipartimento ingegneristico della Cowi si espresse a favore del Ponte dopo il “fermo” imposto, alla esecutività dell’opera, dai Governi Monti e Prodi. Per ora c’è tutto un movimento alle spalle di un Ponte che sembra di là da venire: oltre 100 progettisti tra docenti e tecnici in piena animazione, attivismo di 12 istituti specializzati, coinvolte 140 società internazionali. E i numeri di base? Spesa complessiva che partirebbe con 13,5 miliardi per arrivare subito a 14,6. Forza lavoro impiegata: 37 mila nuovi posti per la durata della costruzione. Il Pil sorride: l’impatto del valore aggiunto, salirebbe a 23 miliardi. Trattandosi comunque di un’opera di risonante rilievo, è naturale che esistano due “partiti” nettamente contrapposti.

I FAVOREVOLI. Senza il Ponte, i trasporti Calabria-Sicilia rimarrebbero un inferno quotidiano. Le condizioni di disagio dovute al vetusto sistema di traghettamento, sono enormi. La Sicilia, si nota in particolare, è l’unica isola al mondo, con 5 milioni di abitanti, separata dalla terraferma da uno Stretto, a non essere collegata in modo stabile. Tra le Regioni italiane, la Campania con Vincenzo De Luca e l’Emilia Romagna con Stefano Bonaccini non hanno esitato a incoraggiare ufficialmente il Ponte. Per Lombardia e Veneto ci ha pensato Matteo Salvini a dare loro ampie assicurazioni che, con quest’opera, il Pil di tutto il nordest supererà il 20 per cento. Illimitato l’incremento del turismo: in tanti, dall’Italia e dal mondo, verrebbero a vivere l’emozione di fare selfie sotto i piloni.

I CONTRARI. Il recente crollo del Ponte a Baltimora, America del Maryland, ha fatto crescere l’allarme. Morti e feriti quando una nave cargo ha colpito un pilone. Il Ponte si è subito accartocciato. A Messina oltre 700 docenti delle 2 sponde hanno espresso “contrarietà assoluta” a un progetto che si prospetta “devastante”. Si chiede che il Tribunale valuti gli esposti da tempo inviati prima che incomincino espropri di terreni e abitazioni (ci sono oltre 1.500 nomi). Si accusa Salvini di aver eliminato il tetto agli stipendi dei funzionari impegnati nel progetto e nella gestione dell’opera. In prima linea, a protestare, il Comune di villa San Giovanni. Giuseppina Caminiti -avvocato, sindaco da 2 anni- fa notare che il pilone sul versante calabrese sorgerà nel cuore del lungomare e che verrebbero demolite parti della costiera e la prospiciente collina. “La città non vuole scomparire sotto il cantiere”.

BASILICATA AL VOTO. Urne aperte domenica 21 e lunedì 22. Inevitabile che la prossimità di Calabria e Sicilia imponga di valutare come il problema Ponte amplii i termini della “nuova” questione meridionale. Risalta negativamente, peraltro, che le più recenti vicende della politica, regionale e comunale, mostrino sempre più devastante l’intreccio elezioni e amministrazioni pubbliche. A Bari il presidente della Regione, Emiliano, deve dar conto delle “contaminazioni” con la camorra; l’ex assessore regionale Alfonso Pisicchio arrestato insieme con il fratello Enzo. Nella Città Metropolitana barese, per voto di scambio inquisiti a Triggiano, l’assessora comunale Maurodinoia e il marito. La Sicilia, per conto suo, non manca di dare un “nuovo” contributo. A Palermo retata dei carabinieri con 20 arresti; colpiti i vertici di famiglie mafiose e arrestati 2 boss: Sem Di Salvo che si riconosce autore di 5 omicidi e chiede di parlare con i magistrati, mentre per Mimmo Russo finisce finalmente la latitanza.

PER ORAZIO BOCCIA. Dedicandogli un “largo” nella zona industriale, Salerno rende onore a un coraggioso e intraprendente tipografo che con le sue lungimiranti “Arti grafiche” (nate nel 1961), ha saputo conquistare mercato e prestigiosi spazi culturali nel campo della comunicazione sociale. Decisivo il sostegno a tante iniziative editoriali e giornalistiche che hanno arricchito il panorama della comunicazione difendendo il pluralismo di idee e opinioni. Il figlio di Orazio Boccia, Vincenzo, è stato presidente della Confindustria dal 2016 al 2020.