Confindustria, Jannotti Pecci al futuro governo: Un ministero per le politiche turistiche

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In foto Costanzo Jannotti Pecci

In un intervento che sarà pubblicato domani dal Mattino, l’ex presidente di Federturismo-Confindustria Costanzo Jannotti Pecci chiede alla nuova maggioranza di Governo di prevedere la figura del Ministro per le Politiche turistiche, attualmente mancante, mantenendola sganciata ed autonoma dai Beni Culturali.
Jannotti Pecci motiva la sua proposta, condivisa dalle principali associazioni di categoria e da gran parte degli esperti di settore, con la forte critica all’operato del Ministro Franceschini ed evidenzia che il Mibact in cinque anni non è riuscito a dare al turismo il ruolo strategico che gli compete, impedendone così la crescita sostenibile e significativi incrementi occupazionali.
“I dati consuntivi del turismo italiano nel 2017, presentati dalla Banca d’Italia, hanno registrato risultati positivi per arrivi, presenze, spesa dei turisti e la domanda di nuovi turismi culturali e del benessere coerenti con le nostre potenzialità. Sono risultati che vanno al di là delle aspettative degli operatori, ma una riflessione attenta ci dice come il loro consolidamento e l’avvio di un costante processo di sviluppo e crescita passa attraverso la rimozione di lacci e laccioli, che purtroppo persistono tuttora, e l’avvio di uno sforzo condiviso e congiunto, di pubblico e privato, per ritrovare un ruolo consistente grazie alla valorizzazione di un patrimonio costituito non solo di cultura e natura, ma anche di eccellenze nei settori imprenditoriali che rappresentano il vanto del nostro Paese: made in Italy, alberghi, agricoltura di qualità, solo per dirne qualcuno”.
In questo momento particolare, servono “politiche intelligenti, che facciano leva sulla capacità di interagire delle diverse branche della Pubblica Amministrazione. Ecco perché il turismo – settore strategico sotto il profilo economico e sociale – non può essere lasciato ancora alle competenze di un Ministero (il Mibact) che non si è dimostrato in grado di affrontare positivamente le sfide che il mercato mondiale del turismo ci imponeva e sempre più saremo chiamati ad affrontare”.
Per fortuna, prosegue l’esponente confindustriale, “sembra farsi strada, nel dibattito sulla formazione del nuovo Governo, l’idea di prevedere nel prossimo Esecutivo la figura del Ministro del Turismo o – come mi parrebbe più giusto – delle Politiche turistiche. Lo avevamo auspicato da molto tempo, ahimè, senza trovare ascolto ed adeguata attenzione”.
“In tal senso, le responsabilità politiche del Ministro uscente sono incontrovertibili, anche guardando alle vicende dell’Enit”. Proprio dell’Agenzia del Turismo, Jannotti Pecci sottolinea gli innumerevoli errori, partendo dalla constatazione che è rimasta del tutto estranea “all’attività di programmazione del turismo, dando ragione a chi ne richiede da anni la cancellazione, per l’assoluta inconcludenza” ed inefficienza dimostrata, soprattutto nel confronto imbarazzante con le “analoghe istituzioni dei Paesi nostri competitor”.
“Il grave errore di Franceschini è stato quello di avere una visione ancillare del turismo, pronto a soggiacere alle politiche culturali, con un ruolo non da protagonista ma solo da ruota di scorta. Un approccio amplificato da una burocrazia ministeriale incapace di affrontare con il giusto dinamismo un settore in espansione, che ha connotati interdisciplinari e richiede doti non facilmente rintracciabili nei corridoi del Mibact”.
Secondo l’ex Presidente di Federturismo, andrebbe in conclusione salvato “solo l’intelligente lavoro svolto dal dirigente esterno responsabile del settore ministeriale, con un’originale ed attento metodo di programmazione partecipata, che ha visto il coinvolgimento di Regioni ed Enti locali, categorie economiche, enti pubblici, Amministrazioni centrali dello Stato e associazioni pubbliche”.