Lavoro: Sacconi: “In Italia occorre meno legge e più contratto”

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Roma, 27 dic. (Labitalia) – Contrariamente a quanto affermato di recente nel 1° rapporto congiunto Ministero del lavoro, Istat, Inps, Inail e Anpal “non si può certo parlare di una maggiore intensità occupazionale della crescita”. Non solo. In Italia per il lavoro occorre “meno legge, più contratto”, sul modello dell’intesa firmata dai metalmeccanici, mentre l’Ilva rappresenta la “debolezza della politica di fronte ad una iniziativa giudiziaria opinabile”. Maurizio Sacconi (Epi), presidente della Commissione Lavoro del Senato e già ministro del Lavoro, traccia con Labitalia un bilancio di fine legislatura, partendo dai dati statistici su economia e occupazione.

Il 1° rapporto congiunto Ministero del lavoro, Istat, Inps, Inail e Anpal spiega che “negli ultimi due anni anche in Italia la ripresa accelera e il mercato del lavoro recupera” mentre “in termini di ore lavorate il divario è ancora rilevante” e “la ripresa economica è caratterizzata da una elevata intensità occupazionale”. “Non concordo con questa affermazione -premette il senatore-. L’economia italiana è cresciuta meno degli altri Paesi industrializzati e l’occupazione, dopo la fiammata dovuta ai costosissimi incentivi, si è stabilizzata a livelli ancora inferiori alla situazione pre-crisi ed è sostenuta soprattutto da part timers involontari e da contratti a termine”.

“Oltretutto -sottolinea Sacconi crescono gli occupati over 50 mentre diminuiscono quelli nell’età di mezzo, e permane sostanzialmente la patologia dell’esclusione giovanile. Non si può dunque certo parlare di una maggiore intensità occupazionale della crescita”.

Ora sta per chiudersi una legislatura che è intervenuta sul versante del lavoro sia con il Jobs Act sia con interventi finanziari (gli 80 euro, la decontribuzione per i neoassunti). Sacconi dà la sua valutazione delle politiche messe in atto dal governo e spiega che “la migliore riforma è quella che ha riguardato la liberalizzazione dei contratti a termine”. “La peggiore, invece, -aggiunge- è stata la sostituzione dei voucher con una disciplina complicata e fallimentare. Un errore è stata poi la rigida separazione tra lavori dipendenti e indipendenti in controtendenza all’orientamento di tutte le prestazioni ai risultati”.

Il mercato del lavoro sta comunque cambiando velocemente anche per gli effetti del diffondersi dell’Impresa 4.0. Tra le conseguenze anche la mancanza di personale formato o specializzato: sono difficili da reperire , secondo uno studio Censis-Confcooperative, ben 62.090 posizioni. Un mercato del lavoro bipolare (alta disoccupazione e posti vacanti) nel quale, dice Sacconi “registriamo il fallimento del sistema educativo e formativo, bloccati dalla autoreferenzialità corporativa e incapaci di rinnovare contenuti e metodi pedagogici”.

Proprio su questo tema, ricorda Sacconi, ha lavorato compatta l’XI Commissione del Senato. “Abbiamo trovato l’unità -osserva- sul futuro attraverso il rapporto conclusivo dell’indagine conoscitiva sui cambiamenti indotti dalla quarta rivoluzione tecnologica”.

Riguardo alla contrattazione e alle grandi vicende industriali del Paese, Sacconi sottolinea l’azione positiva delle “parti rappresentative del settore metalmeccanico, che hanno firmato un contratto moderno fondato sul diritto dei lavoratori all’apprendimento e ad un robusto welfare complementare”. L’Ilva, invece “rappresenta invece la debolezza della politica di fronte ad una iniziativa giudiziaria opinabile”.

E, a proposito di sindacati, Sacconi ricorda le minacce rivolte ad protagonista del dialogo sociale come il leader della Fim, Marco Bentivogli. “Stanno riemergendo -sostiene- pericolose frange antagoniste, a causa di un brodo colturale propenso alla violenza politica e troppo a lungo tollerato”.

Nel 2017 ha di nuovo tenuto banco il dibattito sulla previdenza, tra chi vuole fermare l’avanzata progressiva dell’età di pensione e chi invece difende strenuamente il meccanismo che lega l’età del ritiro dal lavoro all’allungamento dell’aspettativa di vita.

Per Sacconi “il sistema previdenziale ha bisogno di stabilizzatori automatici, ma sono state sbagliate alcune rigidità che hanno determinato discutibili impegni di spesa per circa 20 miliardi”. Al nostro sistema pensionistico “servono transizioni soprattutto per le donne già adulte all’atto di approvazione della riforma”, spiega il senatore.

“Così come -aggiunge il presidente dell’XI commissione del Senato- occorre un deciso impulso al risparmio previdenziale, tanto verso il primo pilastro – con i versamenti volontari – quanto verso il secondo con una nuova fase di silenzio assenso”.

In conclusione, e guardando al 2018, “auspico lo sviluppo della contrattazione adattiva di prossimità per condividere il salto tecnologico e gli straordinari cambiamenti. Meno legge, più contratto”, conclude Sacconi.