Madre, Mimmo Jodice svela il sentimento del tempo

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“Sento di aver dato credibilità al linguaggio fotografico come linguaggio dell’arte, di aver riscattato la fotografia da una posizione marginale a cui la retorica e le definizioni l’avevano relegata a vera e propria protagonista dell’arte contemporanea; questa ed altre mostre mi stanno ripagando delle profonde sofferenze e fatiche compiute”: con queste parole, appena accennate dalla voce flebile, visibilmente emozionato, Mimmo Jodice inaugura la sua più ampia retrospettiva “Attesa. 1960-2016” presso il museo Madre di Napoli dal 24 giugno al 24 ottobre.

La mostra si presenta diversa da quelle fino ad ora realizzate in giro per il mondo (New York, Parigi, Mosca, Roma, Tel Aviv, Barcellona): l’artista decide di trascurare la completezza dei cicli artistici rappresentati a favore di una visione generale del suo percorso professionale. Le sei sezioni del percorso espositivo, non sono mai rigidamente avulse le une dalle altre, finiscono, invece, per compenetrarsi a vicenda in un unico racconto. Una grande proiezione cinematografica dedicata alla città di Napoli degli anni Sessanta e Settanta dal titolo “Teatralità quotidiana a Napoli” accoglie al piano terra il visitatore. Lo sguardo dell’artista è impregnato di valore civile, la macchina fotografica immortala le contraddizioni della città partenopea mettendo in risalto le sue bellezze e il suo popolo unito nei cortei e nelle feste popolari e nel contempo denuncia le condizioni di miseria, di degrado, di abbandono vissute nelle prigioni, nei manicomi, nei bassi, nelle periferie. Con Jodice c’è un ribaltamento del punto di vista che finisce per identificarsi con quello di chi quelle esperienze umane le ha effettivamente vissute. 

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La mostra prosegue al terzo piano con le sue prime sperimentazioni fotografiche (Vera Fotografia 1979; Taglio 1978; Bruciatura 1978) che rivelavano fin da subito la necessità dell’artista di superare la concezione della fotografia intesa come mera rappresentazione del reale. Si succedono, poi, tre sezioni dedicate agli scatti realizzati dopo gli anni Ottanta da cui si evince un’idea del tempo circolare, un lungo giorno senza fine e con esso tutto il senso malinconico dell’attesa, che come sottolinea lo stesso Jodice “è un sentimento che sta sempre dentro di noi”. Disseminati tra i suoi scatti, Jodice inserisce e rende omaggio agli artisti che lo hanno profondamente ispirato ed ecco le opere di Ribera, Morandi, De Chirico e Sironi.