Progetto Happiness, Giuseppe Bertuccio racconta la felicità ai 4 angoli del mondo. Su Youtube

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“Che rumore fa la felicità?” se lo chiedevano i Negrita, con la loro hit, già nel 2010, seguiti da Pharrell Williams con la hit globale “Happy” nel 2013. Da qualche anno, non in radio ma su Youtube (qui), se lo chiede anche Giuseppe Bertuccio D’Angelo, trentaquattrenne messinese, che sul suo canale “Progetto Happiness” produce videoreportage girando ai 4 angoli del mondo con una missione: trovare la formula della felicità.

Dall’Ucraina alla Corea del Nord, dalla Palestina all’Iraq fino all’Islanda, ogni nuovo reportage del globetrotter Giuseppe (spesso solo “Peppe” per comodità), racconta cosa significhi “essere felici” per i locali dei posti visitati e per gli interlocutori incontrati. Con video in alta qualità, Peppe raggiunge rapidamente centinaia di migliaia di visualizzazioni tra Youtube e Instagram, offrendo spaccati di vita e situazioni di ordinaria quotidianità di Paesi diversi, intervistando persone e toccando temi che i media tradizionali non vogliono oppure non possono trattare.

Giuseppe, che “fin da bambino sognava di fare il reporter”, ha raccontato in una sua recente intervista a Vanityfair.it di aver “trovato nel 2018 il coraggio di mollare il lavoro da impiegato in azienda per seguire la propria passione e far crescere ed evolvere il progetto”. Che sta avendo un grande successo: più di qualche video del progetto Happiness supera il milione di views, in primis la traversata a nuoto di Peppe nello stretto di Messina, con il processo di preparazione, i dubbi sulla propria condizione fisica e la gioia post-impresa. A seguire, altro racconto molto gettonato è invece il suo giorno da “calciatore” del Leicester City, ospite del difensore Yohan Benalouane, vecchia conoscenza anche della serie A.

Tante le situazioni che Peppe ha documentato nel corso dei suoi viaggi: da Kibera – slum baraccopoli più grande dell’Africa, in Kenya – dove vivono oltre 180mila persone, fino al reportage in Ucraina per visitare i teatri della guerra con la Russia, incluse le città di Irpin e Bucha. Qui ha provato grande sorpresa quando il portafoglio che aveva perso durante il viaggio gli è stato prontamente restituito da un soldato armeno. È durante questo servizio che Peppe, dalla voce di una madre ucraina rimasta senza figlio morto nei combattenti, ha ricevuto la risposta che la felicità può essere rappresentata, in questo momento, soltanto da “una vittoria…che potrà far rifiorire l’Ucraina”.

In breve, “e tutti vissero felici e contenti” è il mantra di molte fiabe per bambini: Peppe, in uno dei videreportage (in due episodi) tra i più impattanti tra lui prodotti, sulla nave della ONG SOS Mediterranee, ha dato voce a migranti appena salvati da una morte certa nel Mare Nostrum. Loro sono “happy” (dalla radice di “to happen” – accadere) anche solamente perché ce la hanno fatta.