Redditometro, sentenza della Cassazione: Non viola la privacy

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Il redditometro non viola la privacy dei contribuenti e l’Agenzia delle Entrate può tranquillamente continuare ad usare questo strumento per confrontare la capacità di spesa e i consumi delle persone con la loro dichiarazione dei redditi. Lo sottolinea la Cassazione nella sentenza 17485 depositata oggi dalla Prima sezione civile che pone fine a un lungo braccio di ferro con la magistratura napoletana che, nel 2013, aveva dato ragione a un pensionato di Pozzuoli che si era lamentato per “la gravità dei pregiudizi e dei danni” alla sua privacy che l’applicazione del redditometro a suo avviso determinava, visto che i dati del suo tenore di vita venivano archiviati e conservati per anni. Il Tribunale di Napoli gli aveva dato ragione e aveva ordinato all’Agenzia delle Entrate di distruggere e cancellare i dati e l’archivio delle ‘notizie’ ricavate dal redditometro e relative al pensionato, Giuseppe F. Anche l’Ordine degli Avvocati di Napoli, insorto come un ‘masaniello’, aveva appoggiato la battaglia in nome della privacy. Adesso la Cassazione, che ha accolto il ricorso dell’Angenzia delle Entrate, ha fermato tutto questo can can e ha stabilito il pieno diritto del fisco di avvalersi del redditometro. Ai giudici napoletani gli ‘ermellini’ hanno rimproverato di non sapere l’abc del diritto dal momento che è “pacifico in giurisprudenza” che un atto amministrativo, come il decreto legge che regolamenta il redditometro, non può essere disapplicato su richiesta di un privato cittadino nelle cause dove la controparte è la Pubblica Amministrazione.