Robot vs uomini, la lezione di Faggin a Napoli: La coscienza guida le macchine

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“Sono i signori dell’intelligenza artificiale che ci vogliono ridotti in schiavitù, facendoci credere che noi uomini siamo inferiori rispetto alle macchine che loro creano. Ciò non è possibile perché la macchina è ottusa, è un meccanismo, legato agli input che riceve dall’uomo. Bisogna insegnare alle persone che possono fare molto di più di quello che fanno i robot e molto di più di quello che sono costretti a fare per vivere. Come? Con programmi mirati di formazione, aiutandoli psicologicamente a capire che hanno un valore di gran lunga superiore delle macchine a cui lavorano. Le macchine non hanno libero arbitrio, le comandiamo noi”. Sono le parole di Federico Faggin – fisico, inventore e imprenditore -, famosissimo in tutto il mondo per essere stato il padre del microprocessore e di altre invenzioni rivoluzionarie come il touch screen, oggi a Napoli. Il professor Faggin ha partecipato ad una conversazione dal titolo “La coscienza è fondamentale” presso l’istituto Italiano per gli Studi Filosofici.

Promossa dall’Associazione Culturale “Altanur”, nell’ambito del progetto “Le Connessioni Inattese 2022”, la conferenza è stata introdotta dal presidente Roberto Germano, fisico e socio fondatore (nel 1997) ed amministratore di Promete Srl. Nel suo ultimo saggio, arrivato alla settimana ristampa, Faggin si occupa della “coscienza”. “È la coscienza a fare la differenza tra un robot e l’essere umano”, ha spiegato Germano rileggendo alcuni passaggi del libro del papà del microprocessore edito da Mondadori.

“La coscienza è un fenomeno sostanzialmente sconosciuto alla scienza”, ha esordito Faggin, che ha ripercorso le tappe fondamentali della sua vita dinanzi ad una platea, fatta anche di studenti – oltre che da fisici, appassionati e curiosi – che è rimasta in religioso silenzio per l’intera durata dell’appuntamento, cifra di un interesse e di una partecipazione non comune. “Sono nato a Vicenza nel 1941 da un professore di filosofia – ha ricordato -, mentre io ero uno meccanicista, ho sempre pensato che potevo capire le macchine ma gli uomini no. Questo interesse per le macchine mi ha portato ad una passione molto forte per gli aerei. Volevo diventare perito aeronautico in modo da non aspettare altri anni per finire ingegneria ma appena arrivato all’istituto Rossi di Vicenza ho scoperto che avevano tolto l’insegnamento che mi interessato e ho ripiegato sulla radiotecnica e verso la fine del corso mi sono interessato ai computer. Sembrano qualcosa di misterioso e volevo capire. Compravo libri in francese e alla fine degli anni  Sessanta sono stato assunto dall’Olivetti, nel 1961 ho progettato per il 60 per cento e  costruito per il 90 per cento un primo calcolatore con i transistor. Il computer ha funzionato ma mi sono iscritto a Fisica per capire la fisica quantistica che guidava i transistor. Ho terminato Fisica e ho lavorato in Italia per tre anni e insegnavo ai laboratori di elettronica. Nel 1967 mi sono occupato di tecnologia mos, lavorando a dispositivi cinque volte più veloci. Da qui il primo microprocessore, all’Intel. E da lì ho sviluppato tutti i loro microprocessori e nel 1975 i primi pc. Poi sono andato via e fondato una mia azienda”.
“La mia seconda vita è stata segnata dagli Stati Uniti, dove ho sviluppato l’aspetto intuitivo della mia mente. Ho imparato molto di più dagli errori che non dalle cose giuste che ho fatto. Ho sviluppato altri aspetti di me grazie ai fallimenti. Con la mia terza ditta, Synaptics, ho sviluppato macchine che imparavano da sole usando le reti neurali”. Di qui il grande passo di Faggin nel mondo dell’intelligenza artificiale. “È così che è nata la tecnologia touch screen, ho preso 4-5 dei nostri ingegneri più immaginativi, siamo arrivati all’invenzione collettiva del touchpad. Un’invenzione di gruppo fatta in un clima di gioco. Siamo nel 1994, abbiamo i primi esemplari e visto che i telefonini potevano beneficiare di un touch screen, potendo contare su display programmabili, abbiamo pensato di applicarli lì. Dopo vari contatti, siamo arrivati alla Apple, che però voleva l’esclusiva. Poi nel 2007 è uscita con il primo iPhone, spazzando via Nokia e altri competitor”. Di qui Faggin ha aggiunto: “Continuavo a studiare le neuroscienze e leggevo come i segnali elettrici nel cervello creassero correlazioni, trasformando l’assunzione della marmellata nel gusto della marmellata. Come si fa a trasformare segnali elettrici in sensazioni? Un’esperienza cosciente. Era un problema che volevo capire. Ero arrivato alla conclusione che il cervello genera la coscienza e che quando non funziona più tutte le sensazioni vengono spazzate vie. Ed è stato in questo clima di intensa curiosità ma anche di insoddisfazione per avere avuto tutto nella vita pur essendo infelice che è maturata un’esperienza straordinaria, 32 anni fa in un Natale sulla neve a mezzanotte, un fascio di energia scintillante è fuoriuscito dal mio petto. Il mio corpo vibrava fisicamente, come se le cellule risuonassero. Avevo il tutto dentro di me ma ero anche parte del tutto. Il mio corpo è fatto di 50 trilioni di cellule e ognuno ha il genoma che mi ha generato. La realtà non è fatta di particelle separate. Questa esperienza che ho avuto 32 anni fa mi ha portato alla prima teoria della coscienza, oggi assioma matematico-fisico”.

Germano ha quindi ripreso la parola facendo riferimento agli stati non ordinari di coscienza, citando pagina 143 del saggio di Faggin, in cui si spiega il rapporto tra algoritmi e coscienza, spiegando che “la scienza serve a illuminare le zone non ancora illuminate”. Ma perché la coscienza è irriducibile? “Perché non è un fenomeno del cervello, se fosse così sarebbe riducibile, la materia non ha creato la materia ma la coscienza ha creato la materia. È un rovesciamento di quello che da 200 anni dice la scienza. La teoria che ho realizzato spiega che la fisica quantistica emerge interamente da sei postulati informatici. Il bit classico è o 0 o 1 invece bit quantistico è vettore nello spazio a tre dimensioni, un’infinità di stati che non si può copiare, ha l’esperienza del suo stato. L’esperienza è l’ontologia dello stato. Un computer non può essere cosciente, il suo programma può infatti essere copiato. Noi spesso pensiamo che la descrizione della realtà sia la realtà, la realtà è l’esperienza che abbiamo dentro di noi. Solo la coscienza ci permette di conoscere”.

L’incontro ha visto il saluto del professor Gennaro Miele, direttore del Dipartimento di Fisica dell’Università Federico II, e si è svolto in partnership con la Promete Srl_CNR Spin off Company con il patrocinio morale della Regione Campania, della Città di San Giorgio a Cremano, del Dipartimento di Fisica “Ettore Pancini” e del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Napoli ‘Federico II’ nonché in collaborazione con l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici (IISF).