Scienza, l’8 per cento del nostro Dna proviene da virus

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Foto di Micha da Pixabay

Almeno l’8 per cento del DNA umano puo’ essere classificato come materiale genetico proveniente da virus. A questa conclusione giunge uno studio, pubblicato sulla rivista Science Advances, condotto dagli scienziati del Centro nazionale spagnolo per la ricerca sul cancro (CNIO). Il team, guidato da Sergio De la Rosa e Nabil Djouder, ha esaminato quelle sezioni del genoma chiamate DNA non codificante per cercare di stabilirne la funzione. Tutti gli animali, spiegano gli esperti, si sono evoluti grazie al fatto che alcuni virus hanno infettato organismi primitivi centinaia di milioni di anni fa. Successivamente, il materiale genetico virale e’ stato integrato nel genoma dei primi esseri multicellulari, e ancora oggi permea nel nostro DNA. Il gruppo di ricerca ha individuato il ruolo di questi virus in un processo che avviene poche ore dopo la fecondazione, quando l’ovocita passa da due a quattro cellule. Prima di questo passaggio le singole unita’ biologiche dell’embrione sono totipotenti, per cui possono svilupparsi all’interno dell’organismo indipendente. A seguito della transizione alla pluripotenza, pero’, le cellule possono differenziarsi in cellule di qualsiasi tessuto specializzato del corpo. Gli scienziati hanno integrato i retrovirus endogeni nei genomi di organismi che potrebbero essere stati i motori dell’esplosione della biodiversita’, circa 500 milioni di anni fa. La letteratura scientifica dell’ultimo decennio ha dimostrato che almeno l’8-10 per cento del genoma umano e’ costituito dalle sequenze genetiche dei retrovirus. “Fino a poco fa – commenta De la Rosa – il DNA non codificante veniva considerato potenzialmente dannoso. In realta’ stiamo iniziando a capire che i retrovirus, che si sono evoluti con noi nel corso di milioni di anni, possono svolgere funzioni importanti, come la regolazione di altri geni”. Nella nuova indagine, gli autori hanno scoperto che il retrovirus endogeno MERVL coinvolge il gene URI, e insieme determinano il ritmo dello sviluppo embrionale. I risultati mostrano che una delle funzioni dell’URI e’ quella di consentire l’azione di molecole essenziali per acquisire pluripotenza. “Il nostro studio – conclude Djouder – evidenzia una coevoluzione simbiotica dei retrovirus endogeni con le loro cellule ospiti al fine di garantire la progressione regolare e tempestiva dello sviluppo embrionale iniziale”.