Solidarietà, a Napoli il Duomo diventa per un giorno “ristorante” dei poveri

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Seicento i posti a sedere, ma molti di più, nei fatti, hanno preso parte al pranzo per i poveri della diocesi di Napoli. E quest’anno, per la prima volta, il pranzo è stato servito nella chiesa cattedrale e non nel salone arcivescovile, precedente location dell’evento voluto dal cardinale Crescenzio Sepe. Il duomo così si è trasformato per un giorno in ‘ristorante’ per immigrati, indigenti, senza fissa dimora, con tanto di forni per le pizze sul sagrato. Il colpo d’occhio è sorprendente: via i banchi di tutto il duomo e spazio alle tavole apparecchiate per gli ‘ultimi’ a cui tendere la mano. Tre lunghe tavolate attraversano tutta la navata e loro, per una volta, serviti da centinaia di volontari. Si comincia con l’antipasto, ma quest’anno c’è una novità in più.
A cucinare, il pizzaiolo Vincenzo Staiano della pizzeria Zi’ Aniello di Gragnano che ha già organizzato un simile evento nella sala Paolo VI in Vaticano, per i 200 anni della Gendarmeria vaticana e, per volere di Papa Francesco, a Norcia, per le popolazioni terremotate. Come sempre, il cardinale ha servito ai tavoli, infornando personalmente una delle oltre 700 pizze preparate. “Il fatto stesso di sentirsi disposti ad accogliere, a stare vicini a chi ne ha bisogno, con questi nostri fratello riempie i nostri cuori – dice il presule -. Siamo più noi che riceviamo quando compiamo un gesto come questo rispetto a quello che in realtà si dà agli altri”. “Quest’anno il gesto diventa ancora più significativo con l’apertura del Duomo a questi nostri fratelli – sottolinea – nella casa di Dio vengono accolti e questo significa anche rispettare la loro dignità umana, quella dignità che viene da Dio, perché non sono persone di serie B, ma uguali a noi. Hanno avuto la sfortuna di non trovare la giusta strada per la realizzazione dei loro sogni”. A sorpresa, in Duomo, è arrivato anche Nino D’Angelo che, sulla stessa linea del cardinale, ha spiegato che “il messaggio di oggi è l’uguaglianza”. “Siamo tutti uguali davanti a Dio – aggiunge – Il dolore e la gioia sono di tutti e serve avere più rispetto verso queste persone”. “E’ bellissimo vedere la cattedrale così piena di persone – conclude -. Io vorrei vedere le chiese non piene di bisognosi, ma di persone con la felicità addosso. Il calore della gente che ha poco è il più grande che esiste, perché avete Dio dentro di voi”.