Una giornata particolarmente significativa

Il fine settimana appena iniziato, la notte tra venerdì e sabato in particolare, sarà ricordata come “quella notte”, quando si conclamò l’ostilità diretta tra Israele e Iran, oltre l’ appoggio di quest’ ultima a Hamas. Sabato potrebbe essere indicato già da ora come il giorno peggiore da dopo il sette ottobre della scorso anno. Già subito dopo, anche se non ci sono state vittime. l’azione militare compiuta da Teheran nei confronti di Tel Aviv. L’ azione dell’altra settimana di Teheran contro Tel Aviv aveva portato i Capi di Stato del resto del mondo a prendere posizione. Gli stessi che, nonostante tutto,erano ancora al fianco di Nethanyau, per cercare di convincerlo a non rispondere alla provocazione degli Ayatollah. Era risultato subito evidente  che l’attacco dell’ Iran a Israele era stato organizzato per discrasie tra le stesse di vecchia data, mai azzerate. Quindi quell’ operazione era solo mascherata da aiuto a Hamas, mentre aveva dato forma a tutto tondo all’inizio di un altro fronte di guerra, questa volta tra due stati sovrani. Ieri, poco prima che il sole sorgessa, il mondo ha appreso le prime notizie della risposta di Nethanyau agli Aiatollah. Era stata decisa dallo stesso premier israeliano, che ha spiazzato in tal modo i suoi alleati. Il primo a reagire all’accaduto è stato Biden con gli altri suoi omologhi in rapida successione. Fin qui quanto sta accadendo è già passato in seconda battuta per importanza, perché sarebbe solo una pia illusione quella di credere che, avendo Israele reso all’ Iran adeguata risposta, la partita tra le due contendenti possa considerarsi chiusa. Il risultato sarebbe così un pareggio e tutti…nemici come prima che accadesse lo scambio di (s)cortesie appena ricordato. Può essere interessante provare a immaginare il ruolo che si troverà a svolgere l’Italia in quella che, in sei mesi, da ritorsione di un paese nei confronti di una enclave di un altro stato che- per ora non c’è, Gaza -si è sviluppata In ampiezza e caricata di rivendicazioni complesse, difficilmente districabili. Ritornano a questo punto in evidenza, con tutta la loro gravità, le ricadute economiche e sociali che, ancora una volta, sono le vere protagoniste del conflitto riattivato da Hamas. Senza indugiare sul passato remoto, è opportuno soffermarsi su quanto i fatti appena accennati stanno nuocendo alle economie occidentali, a quella italiana in particolare. Bisogna ritornare al tempo dell’ ultimo Schah, Renza Palhavi, per trovare traccia delle ultime relazioni di affari e diplomatiche, tra quella che all’epoca era ancora chiamata Persia e il Bel Paese. Grande fu il merito dell’ Ingegner Enrico Mattei, fondatore e primo presidente dell’ ENI, che anni addietro aveva fatto concludere alla AGIP che allora era attiva, contratti, vantaggiosi e pur sempre onorevoli per il fornitore, il suo corrispettivo a Teheran. L’ Italia aveva bisogno del petrolio iraniano per avviare, insieme a altri progetti, la  ricostruzione post bellica. La stessa che ottenne, anche grazie al fair play riservato allo Schah e alla moglie da Mattei e dai governi del Paese dell’epoca. Attualmente, tempo di riclassificazione degli stati fornitori di idrocarburi, il governo di Roma non può permettersi di chiudere la porta in faccia al corrispondente di Teheran. Ciò che lascia interdetti gli italiani è che, al punto in cui é arrivato il fuoco in Medioriente, ancora parte della politica italiana continui a ripetere che é necessario agire, sprecando energie e tempo preziosi. Il comportamento appena accennato ricorda quello di un contadino che si armò di tutto punto e altrettanto fece fare agli altri villici. Dopodiché concluse: “ora che ci siamo armati, potete partire”.

I leaders del mondo continuano a ripetere:”per evitare che il conflitto si allarghi”. Parte della politica italiana si sta comportando come il Senato del tempo a Roma che, quando Annibale fu a poca distanza dall’ Urbe, si limitò a constatare che lo stesso era prossimo a mettere sotto assedio la Città. Il Governo, si ha l’idea che buona parte di esso lo abbia capito, non può tenersi fuori da quanto sta accadendo in Medioriente. Come sta facendo per l’ Ucraina in termini di collaborazione e aiuti, anche per la guerra in Medioriente l’ Italia  non può rimanere inerte a guardare cosa sta accadendo. Certamente già nelle prossime ore ci saranno dichiarazioni da parte degli Ayahtollah sui fatti appena  accaduti. Con l’augurio che si limiteranno alla semplice invettiva. Da qui la necessità che l’ Italia, come del resto l’ Europa e gli USA, nonchè altri paesi con  ordinamenti simili, predispongano le loro contromisure: bisogna far presto perchè potrebbe mancare il tempo necesssrio affinchè la violenza resti contenuta a livello di episodi come l’ ultimo.Tentar non nuoce.