Sannio, istruzioni per un paesaggio sostenibile. Nardone: Ripensare la ruralità

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Il luogo è la nostra farmacia”. Se è vero quel che dice Franco Arminio possiamo contare su un formidabile giacimento di principi attivi contro i malesseri della vita. A cominciare da quella smisuratamente urbanizzata, cifra che come poche altre ha caratterizzato questo inizio di millennio. Impossibile da clonare, men che meno da de-localizzare, il paesaggio è una risorsa costruita attraverso millenni di “convivenza” tra natura e cultura, un unicum di cui l’Italia gode senza tuttavia curarsene. “Nel mondo sono molti gli edifici urbani clonati e riprodotti, ma mai nessuno è stato in grado di riprodurre altrove un paesaggio e men che meno un paesaggio rurale” spiega Carmine Nardone, presidente di Futuridea e promotore in partnership con Sviluppo Campania di un workshop internazionale su “Evoluzione sostenibile dei paesaggi”, cominciato ieri giovedì 9 e in programma fino a oggi venerdì 10 giugno a Benevento nell’area del Musa in contrada Piano Cappelle.

news34364Insieme a esperti internazionali come la spagnola Paula Escribano (Andalusian Center for the Assesment and Monitoring of Global Change), Almería e di Roland Vidal, dell’École nationale supérieure du paysage di Versailles e dello stesso Franco Arminio, pioniere degli studi sul paesaggio in Italia, Nardone e il suo appassionato team di ricercatori provano a esplorare nuovi modi di studiare il paesaggio rurale “alla luce anche dell’evoluzione del concetto di ruralità”. Agricoltura e ruralità, infatti, non sono più sinonimi e intellettuali e studiosi cercano ancora di evitare il termine “rurale” o al limite lo accompagnano a un sounding di desuetudine o a non meglio precisati rimandi a “civiltà tradizionali”. 
La nuova ruralità – continua Nardone – esprime, invece, dei nuovi sistemi sociali dove anche se l’agricoltura consente un apporto minoritario alla formazione del Pil, si integra con artigianato, turismo e produzioni sostenibili. È questa la nostra ricchezza”. Tanto più nel Sannio, dove stratificazioni storiche (sannite, romane, bizantine, gotiche, longobarde e normanne) e azioni delle popolazioni locali hanno disegnato scenari che sembrano essere dipinti da una mano invisibile.

Eppure il rischio è che tutto vada perso. Innanzitutto per l’invecchiamento di chi fisicamente possa presidiare il territorio. “Quando c’è un invecchiamento delle comunità rurali senza ricambio nella conduzione, l’unica fonte è quello di fare villette o di comprare il terreno in attesa di realizzare una speculazione edilizia. Assistiamo a fenomeni di camoufflage rurale, ma dietro le apparenze agiscono modelli distruttivi”. Un dato su tutti, a Benevento, provincia contadina per eccellenza, negli ultimi anni si è registrato un consumo del suolo agrario superiore a quello della media nazionale, 36 per cento rispetto al meno 26 per cento del resto della Penisola. Accanto alle analisi anche proposte concrete per l’agenda politica. Un esempio? “Cambiare i criteri di valutazione per l’accesso ai fondi europei e dare un maggiore punteggio a chi riusa spazi e ed edifici abbandonati. A Benevento, abbiamo l’ex Tabacchificio, una scatola di 40mila metri quadri che reclama vendetta. E c’è chi pensa a nuove speculazioni”.

L’obiettivo del workshop è, dunque, quello di cogliere le interazioni tra globale e locale nell’evoluzione dei paesaggi, di verificare le criticità e di definire strumenti idonei per un’evoluzione paesaggistica sostenibile. La due giorni sarà arricchita, infine, dalle mostre “Terre Sannite e Paesaggi Rurali” a cura di Futuridea e da “Il mondo di Anita Trotta: allestimenti e collezioni da materiale di riciclo”.