Amare il vento è fondamentale per volare (ma non basta)

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La nostra vita è foglia, è tronco,polla d’acqua, schiuma d’onda. Noi giochiamo a sfiorare le cose, noi fuggiamo. Mutiamo Questo è il nostro desiderio e destino. Cesare Pavese (schiuma d’onda dialoghi con Leucò)


La nostra vita è foglia, è tronco,polla d’acqua, schiuma d’onda. Noi giochiamo a sfiorare le cose, noi fuggiamo. Mutiamo Questo è il nostro desiderio e destino. Cesare Pavese (schiuma d’onda dialoghi con Leucò)


L’esortazione a tenere duro e continuare a sperare, possiamo dire con una espressione velica :“cercare il vento”, è giusta, è addirittura etica, perchè altrimenti l’alternativa alla speranza è la disperazione. Solo che occorre togliere l’armatura (o almeno alleggerila) altrimenti l’esortazione, soprattutto se fatta da soggetti di potere, diventa involontaria (?) manipolazione o insopportabile melassa emotiva. Si può sopportare tutto, ma quando chi è causa del tuo male viene a consolarti, allora è il momento che proprio si perde la pazienza. Volare con l’armatura è impossibile, così come è correre o nuotare o salire sugli alberi. Voglio fare un esempio concreto a supporto di questa considerazione. I fondi comunitari dovrebbero essere una occasione per poter cogliere opportunità, ma il “montaggio” è talmente complicato, le informazioni talmente confuse, gli interlocutori talmente assenti, che alla fine si è così sovraccarichi di zavorra che non ci si riesce a muovere e si rinuncia. La tecnoburocrazia non so a chi serva, ma certamente non aiuta la realizzazione, “serve” per fare impazzire chi tenta di farcela perché “chiede e vieta quello che chiede.” Certo occorre tenacia ed è vero che “il vento spegne la candela e alimenta il fuoco”ma perché questo sadismo? Va bene dover accettare la complicazione, forse ha un suo senso nascosto; d’accordo: occorre far crescere la propensione ad affrontare l’incertezza, i rischi, i punti di nebbia a fari spenti, le difficoltà, va bene tutto. Ma i sistemi devono semplificare, non riempire di sassi le tasche inutilmente, o almeno se si deve per forza essere complicati, almeno cercare di aiutare. Renzi aiutaci tu! Negli ultimi tempi, da anni in effetti, stiamo accumulando forme d’esperienza alla sopportazione, come se il pensiero del miglioramento fosse utopia (non parliamo del benessere). Stare male è diventato una specie di destino/progetto e nei fatti si accetta che Il benessere di “pochi” continui a fondarsi sul malessere di molti. Si scoprono spesso e anche denunciano privilegi inauditi ma poi non si tolgono, non si fa nulla, non si può fare nulla. Siccome i buoni comportamenti non sono premiati, anzi spesso sono addirittura puniti, allora sembra che l’infrazione pur rischiosa, sia la strada migliore. Il sistema di relazioni che determina i giochi di potere che portano i cambiamenti, continua ad essere, inevitabilmente complicato, con forze che si muovono in modi opposti e che tendono a presidiare, prevalentemente, privilegi acquisiti. Poi chi sta in certi luoghi dovrebbe smettere di rubare, anche se sembra che si vada in certi luoghi appunto per rubare. Sembra che tutti rubino, appare che in tutti i luoghi di potere ci siano banditi e che quelli onesti lo siano sino a che non saranno scoperti. L’etica è stata sostituita in molti casi dal legalese: “vale la pena di rischiare, i vantaggi sono alti e poi se hai soldi puoi permetterti un buon avvocato che, stai tranquillo , il modo di aggirare la legge lo trova.” Grillo può facilmente ottenere consensi emotivi toccando questi punti,semplicemente perché ha ragione. Non fa altro che aprire le tende e illuminare urlando quello che tutti sanno e sopportano, dicendo che è insopportabile. Poi la sua debolezza è progettuale, non ha forza strategica, ma la diagnosi è corretta e anche espressa con una veemenza emotiva che convince molti. La sua ipotesi risolutiva è una ipersemplificazione che vuole escludere la complessità dei processi e delle cose con una operazione chirurgica che tagliando tutto porterebbe al cadavere non al miglioramento del malato. Certo che continuano ad esserci situazioni insopportabili. Occorre che il modello Letta della procrastinazione infinita ,diventi analisi rapida e accettazione delle variabili per agire, e che il modello grossolano, push, di Grillo, diventi rigore e velocità applicativa. Questa è la sintesi utile secondo me. Ma bisogna fare molto in fretta. Quello che fa star male più di tutto, non è tanto che le cose vadano male quanto la perdita della speranza o che comunque quando le cose miglioreranno noi saremo vecchi. Il malessere è così incombente e puntuale ogni mattina e il benessere così sfumato, lontano verso l’orizzonte. La paura è in aumento da anni e diminuisce la fiducia,non si ha voglia di giocare,l’euforia è scomparsa lasciando posto a forme variegate di depressione e ostilità. E il tempo passa e non arriva perché quello che arriva è così uguale a quello che passa: il tempo è una stagnazione dolorosa. Il tempo che passa senza produrre cambiamenti di valore aumenta l’entropia della complessità, i danni prodotti dal non cambiamento aumentano, perché la loro dinamicità è inevitabilmente peggiorativa. Le cose quando sono prese in tempo si possono controllare, altrimenti spesso diventano irriversibili e irrisolvibili e comunque il costo per la soluzione è enorme. Bisogna correre molto più velocemente se si vuole arrivare da qualche parte.