Bravi sindacati, scioperare aiuterà certamente Alitalia a risolvere i problemi!

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Vergogna. Nel periodo del boom turistico, nel paese più visitato del mondo Alitalia è in crisi perenne. Sono cambiati molti manager. Tutti incapaci? Forse non è tutta loro la colpa. C’è del marcio che non si riesce a individuare. Ci sono aiuti di stato continui e sono intervenuti capitali stranieri. Ma l’azienda chiude il bilancio in passivo. Anziché studiare un modo per aiutare il governo a risolverla, i sindacati del trasporto aereo proclamano lo sciopero, rendendo ancora più difficile la sopravvivenza dell’azienda. Qualcuno è in cassa integrazione da sette anni e magari fa un altro lavoro.

Tutti contro tutti, nessuno pensa alla difficoltà di governare e neppure al paese

Solo Salvini e Meloni hanno una squadra compatta. Nessuno fa dichiarazioni se non per difendere il proprio leader, anche se sbaglia, e accusare gli avversari. Sono uniti per la pelle. Gli altri, invece, altro che “partito delle poltrone”. Sono continuamente in bilico assieme al destino del paese. Ognuno deve dire la sua. Non ne discutono tra loro, ma facendo annunci e concedendo interviste. Renzi fa le bizze da prima donna e Conte perde la pazienza. Zingaretti, come pure Speranza, vorrebbe che si facesse ciò che pensa lui. Vuoi vedere che alla fine il politico più saggio è Di Maio?!

Purtroppo anche nello sport si salta sul carro del vincitore

Si leggono giudizi esagerati sul talento di Sarri. Qual è il suo merito? Ogni giocatore della Juve vale più di una delle altre squadre di A. Non è necessario ricorrere a uno scienziato né all’aiuto degli arbitri, che, però, non guasta. Con campioni come Ronaldo, Higuain, Dybala, Bonucci, Pjanic e tutti gli altri che non sono da meno, qualsiasi dilettante vincerebbe facilmente l’ennesimo scudetto. È vero che sin da bambini ci raccontano che Davide può battere Golia. Ma questo accade nella mitologia. Nello sport la competizione è bella solo se c’è parità di valori. Se no, è banale e noiosa.

È cominciata la pulizia etnica sui Curdi e noi assistiamo come se non ci riguardasse

La Storia pullula di discriminazioni razziali, ma quella del Kurdistan è particolare perché avviene nel terzo millennio. Il territorio è abitato da 50 milioni di persone, in maggioranza musulmani, ma non è uno stato indipendente. È diviso in cinque paesi. Siria, Iraq, Iran, Armenia e Turchia, che li considera acerrimi nemici da sterminare. L’altopiano è ricco di petrolio e nessuno vuole cedere la propria parte. Né ONU, NATO, USA, Russia, Cina ed Europa intervengono. I Curdi, che hanno sconfitto l’ISIS, metteranno in libertà migliaia di prigionieri. Tornerà il terrorismo e ne faremo tutti le spese.

A differenza dei tanti altri reali, mantenuti dallo stato, che molti ammirano

Carlo Gustavo di Svezia, XVI regnante che porta questo nome, ha tre figli e sette nipoti. Il loro appannaggio peserebbe troppo sul contribuente. Nonostante l’amore, il re ha privato cinque di loro del titolo di “altezza reale”. Saranno duchi e duchesse per sempre ma senza più funzioni di rappresentanza pubblica, né mantenimento statale. Intraprenderanno un’attività, come qualsiasi cittadino. Solo in due manterranno la funzione, per assicurare la discendenza della dinastia, dopo la principessa Sofia, erede al trono. Così il monarca dà una dimostrazione di regalità al paese e al mondo intero.

L’involuzione della Turchia dal laicismo di Ataturk alla dittatura religiosa di Erdogan

Quando gli elettori capiranno che dalla politica non dipende solo il benessere economico, ma soprattutto la qualità della vita, apprezzeranno il valore della democrazia e sapranno difenderla. Più lavoro e meno tasse sono un traguardo ambito. Ma la salute, la libertà, l’avvenire dei figli e la pace contano ancora di più. L’odio dei turchi per i 50 milioni di curdi – colpevoli di chiedere uno stato indipendente – sono un esempio di follia che coinvolge l’Europa e la società occidentale. Moriranno migliaia di innocenti, altri perderanno la casa. In guerra è la povera gente ad avere la peggio.

Le riforme italiane sono spesso come quelle di Maria Cazzetta

Era una popolana romana non proprio perspicace. Anzi, un po’ lenta a reagire. Ecco perché tutto ciò che riesce male si paragona alle sue imprese e ne prende il nome. La nuova mise della nazionale italiana di calcio, per esempio, è tipica della de cuius. D’ora in poi gli azzurri indosseranno una maglia scura che ricorda la divisa dei nostri soldati a Caporetto. Dovremo chiamarli ‘verdi’? È una riforma incomprensibile, contro la tradizione, che annulla più di un secolo di storia. Vuoi vedere che il designer si è ispirato alla lotta contro le emissioni di CO2? Oddio, ancora quella Greta tra i piedi!