Dopo la prima fase della pandemia “si è perso tempo”, non ci si è preparati adeguatamente a una seconda ondata che era prevedibile e, oggi, “il sistema non è pronto e sta collassando”. È la denuncia che arriva da Vincenzo Bencivenga, segretario generale di Anaao Assomed. Il sindacato dei medici e dirigenti sanitari fa il punto sulle criticità del sistema sanitario campano e indica le priorità. “Il sistema sta collassando perché i tre pilastri fondamentali non hanno funzionato – fa notare Bencivenga – non è stata costruita una rete, il personale scarseggia e il territorio non dà risposte perché non è organizzato per farlo e, mancando questo filtro, si intasa il pronto soccorso”. Anaao-Assomed insiste sull’importanza di rafforzare l’assistenza territoriale. “Non riusciamo a curare a domicilio i sintomatici positivi – spiega il segretario regionale – mancando questo filtro, si intasa anche il pronto soccorso, creando problemi anche ai pazienti affetti da altre patologie”. Per quanto riguarda il personale medico e sanitario, il sindacato ricorda che si stanno scontando i 10 anni di commissariamento, ma evidenzia anche che oggi i bandi vanno deserti perché si offrono co.co.co o contratti a tempo determinato. Chiedono quindi un incontro e un confronto con il governatore Vincenzo De Luca, invitandolo a nominare un assessore alla Sanità e rimarcando che i sindacati di categoria conoscono bene la situazione organizzativa e operativa. Il vicesegretario regionale della Cimo, il sindacato dei medici, sostiene che la Campania stia “raschiando il barile. A differenza della prima ondata – ragiona Ermanno Scognamiglio – ci attende un lungo periodo prima della primavera. Nella prima fase il grosso dei contagi avveniva in ambito lavorativo o in ospedale, ora in ambito domestico. Se non spegniamo quei focolai possiamo aumentare a dismisura i posti letto dedicati, ma li sottraiamo ad altre patologie e rischiamo comunque di non risolvere il problema”. Il segretario aziendale dell’Azienda ospedaliera dei colli accende i riflettori sulla situazione dell’ospedale Monaldi. “Di fatto è un ospedale ‘semi-Covid’ – dice Luigi Bencivenga – in violazione della norma nazionale che chiede di identificare le strutture tra Covid e non-Covid”. Attivando in questo presidio posti letto dedicati al Covid (24 a detta del sindacato), si riducono le capacità di cura di un ospedale specializzato nelle patologie legate al cuore e al polmone. “Il Monaldi rischia di chiudere – avverte Bencivenga – in quanto ci è stata comunicata l’attivazione di posti di terapia subintesiva e intensiva che occuperanno l’ala posteriore dell’ospedale. Questo potrebbe produrre l’allargamento a patologie infettive, vista l’alta contagiosità del virus. I cittadini che si ammalano di patologie diverse dal Covid, quindi, non saprebbero più a chi rivolgersi. È inconcepibile per un Paese civile, dove l’assistenza ai cittadini dovrebbe essere sempre tutelata e garantita. In Campania c’è stata cattiva programmazione e molta confusione”.