Federfiori: Noi traditi dal Governo. Escludendoci, in extremis, dal decreto Ristori bis ci lasciano annegare

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I fioristi non sono tra i beneficiari del Decreto Ristoro. Lo ha deciso il Governo che ha di fatto tolto dalla bozza il codice attività dei negozi della categoria presenti fino alla sera prima nell’elenco. Una beffa nella notte: fino a lunedì sera infatti la legge conteneva i codici Ateco che martedì mattina erano spariti. Lasciando di fatto i commercianti del settore in una situazione difficilissima dal momento che il mercato è in questi giorni crollato definitivamente in seguito alle ultime decisioni dell’Esecutivo in tema di lockdown. E nonostante le porte dei negozi siano rimaste aperte. Senza i consumatori per strada, di fatto, è impensabile che le attività possano viaggiare su livelli di vendita sufficienti a tenere a galla la loro economie.

Il documento integrale
La Federfiori Confcommercio Imprese per l’Italia rappresenta il punto di riferimento per le imprese del settore del commercio al dettaglio di fiori e piante, non possiamo quindi tacere il grande disagio che la categoria sta vivendo. Sin dalle chiusure imposte con il primo lockdown la categoria risulta essere fra le più colpite delle misure di restrizione varate per fermare l’avanzata del virus, noi abbiamo cercato di resistere nella speranza che la situazione volgesse al meglio, invece la situazione in questo autunno si sta aggravando sempre di più e sono tornate le nuove restrizioni.
Con le nuove restrizioni, ai negozi dei fioristi è stato permesso di rimanere aperti, ma questo rischia semplicemente di essere una beffa a cui si aggiunge il danno. Il lavoro del fiorista oggi è composto in massima parte dagli addobbi floreali realizzati in occasione di feste legate a: matrimoni, battesimi, cresime, feste di compleanno, congressi ed eventi vari che oggi sono tutti vietati, se ci viene a mancare questa tipologia di lavori un negozio non è in grado di sopravvivere. Ma anche il commercio di fiori e piante all’interno del negozio, che per noi rappresenta una parte minoritaria di incassi, risente pesantemente di tutte le altre chiusure e divieti.
Qualcuno forse pensa che siamo dei privilegiati perche rimaniamo aperti e possiamo continuare a vendere, : ma a chi e cosa mai potremmo vendere se le città sono vuote? Forse a molti di noi conviene chiudere come molti altri esercizi commerciali “.
Il fatto che noi possiamo tenere aperte le nostre attività ci porta a rifornire i negozi merce, perché un commerciante non può permettere che il proprio negozio sia sguarnito di merce, bisogna però considerare che noi vendiamo merce deperibile e siccome nessuno entra in negozio la merce resta invenduta e quindi va al macero. E’ questo che intendiamo che alla beffa di restare aperti si aggiunge il danno della merce che dobbiamo buttare, non solo non incassiamo ma perdiamo il valore della merce invenduta.
La chiusura, anche solamente parziale, di alcune attività comporta ripercussioni a cascata su molte altre attività, e fra queste c’è certamente quella del fiorista.
Abbiamo chiesto al Governo di essere inseriti fra i beneficiari del Decreto Ristori per ricevere quel piccolo aiuto che per molti di noi potrebbe significare resistere in attesa della fine della crisi sanitaria e commerciale.
Fino a questo momento non abbiamo ricevuto risposta, anzi possiamo dire che nella bozza del primo Decreto Ristori la nostra categoria era stata inserita fra i beneficiari, poi la mattina successiva, quando il decreto è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, noi eravamo scomparsi. Forse all’interno del Governo di giorno c’è qualcuno che scrive e di notte c’è qualcun altro che cancella.
Il far rimanere aperto un esercizio commerciale non può essere il solo parametro per poter decidere se una categoria ha diritto o no al ristoro Statale, serve prevedere anche altri parametri come quello di valutare in termini generali la perdita che quella attività subisce.
Oggi l’Italia è stata suddivisa in tre aree di rischio covid sintetizzate in zona rossa, arancione e gialla, ed in base a tale classificazione sono stati modulati gli interventi di aiuti governativi, ma la attività di fiorista subisce le stesse identiche perdite in tutta Italia indipendentemente dall’area in cui si opera. Molti nostri negozi sono in zona gialla, ma anche li non riusciamo a pagare affitti, dipendenti spese di gestione in genere.
Non dimentichiamo che molte aziende commerciali fioriste sono di piccole dimensioni e, in gran parte, a conduzione familiare. Il mancato aiuto da parte dello Stato innesca il rischio della chiusura definitiva per decine di migliaia di imprese ed il rischio della disoccupazione per migliaia di addetti.
Nel secondo decreto ristoro fra i beneficiari degli aiuti è stato inserito il “ commercio ambulante di fiori e piante “, e non il “commercio in sede fissa di fiori e piante”, scusate ma non vendiamo lo stesso prodotto? non siamo la stessa categoria? Si sta creando una discriminazione all’interno della stessa categoria. Non vorremmo pensare, come qualcuno ci suggerisce, che forse stanno cercando di dividerci, ma se è questo lo scopo non ci riusciranno.
Siamo preoccupati che si continui con misure che non rispecchiano la realtà in cui lavoriamo e vogliamo garanzie sui ristori.
Forse il Governo prima di varare le misure al chiuso del palazzo sarebbe bene che scendesse in strada ad ascoltare chi non è più in grado di resistere.
La domanda che ci facciamo anche noi, come tutti gli italiani, in questo momento è:
Prima la salute o l’economia?
«Certamente prima la salute, ma non possiamo salvarci dal virus e poi morire di fame».
Molte categorie sono già scese in piazza per rivendicare le proprie esigenze lavorative e di vita, noi ancora non lo abbiamo fatto, ma poiché abbiamo l’impressione che il governo ascolta solo coloro che fanno sentire la propria voce nelle piazze, allora forse è arrivato il momento anche per noi di andare ad ingrossare le fila di quelli che già sono in piazza”.