I “Frammenti di baseball” di Stefano Duranti Poccetti: le emozioni scendono in campo

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di Massimiliano Craus

Nell’immancabile biblioteca portatile delle estati, ovvero quelle che dai comodini passano sotto gli ombrelloni in lungo e largo per la Penisola, suggeriamo un titolo snello ed insolito per gli appassionati della lettura: “Frammenti di Baseball” di Stefano Duranti Poccetti. Un libro insolito, dunque, anni luce lontano dalle biografie dei super assi del calcio, del tennis o del basket NBA. Proponiamo qui un libro scorrevole, composto da cinquanta componimenti ed un ettaro di fantasie, sensazioni e ricordi, ovvero quelli contenuti in un diamante di gioco. In Italia il Baseball è sport poco frequentato ma soprattutto poco valorizzato dai mass media, eppure la tradizione e la cultura in materia affonda le sue radici nella storia degli Stati Uniti, pregna di sudore, di sacrifici ma anche di tanta sofferenza sociale. Si narrano anche tra le sessantasei pagine di questo libro, edito dalla capitolina Controluna proprio quest’anno, storie eroiche non solo tra atleti ma tra razze, epoche e modi vivendi. Culture differenti a confronto tra sabbia ed erba con l’obiettivo di superare l’avversario ma soprattutto di superarsi. Proprio come “accadde a Greenville, in South Carolina. Le scarpe nuove gli stavano veramente scomode. No, no, proprio non ce la poteva fare a giocare con quelle calzature chiodate. Si trovava in battuta e sentiva che con quelle cosacce ai piedi non poteva concentrarsi. Fu allora che lo fece e tra lo sbalordimento generale se le tolse e decise di battere scalzo. Da quel giorno tutti lo ricordano Shoeless Joe Jackson, il senza scarpe del Baseball”. E’ così che gli piace raccontare i propri frammenti di Baseball a Stefano Duranti Poccetti, una penna peraltro abituata ascrivere di ben altro nelle vesti di direttore del Corriere dello Spettacolo e firma di “Sipario”, “Il Borghese” ed “Il Giornale”. Una scrittura per frammenti, esattamente come ha voluto raccontare la sua storia, il suo punto di vista del Baseball. Ha provato a spiegarcelo in prefazione anche Pietro Striano, ricordandoci che “il frammento è il momento breve, o anche semplicemente il coccio che noi raccogliamo rotto da un vaso. Il Baseball è pieno di questi momenti e frammenti: The Catch, ad esempio, la grande presa di Mays, la partita nemmeno la ricordo, non ricordo l’anno, ma tutti abbiamo nella mente quel frammento di memoria dove Willie la prende di schiena, tutti. Tutti ricordiamo in grande home run di Gibson tutti ricordiamo Hank Aaron, addirittura tutti ricordiamo l’estate del ’98, anche se il numero dei fuoricampo ci risulta ignoto.” Una scrittura frammentata per un racconto di frammenti, proprio quello che l’autore aveva in mente di scrivere e che proverà a portare a termine, prima o poi, nel componimento unitario che potrebbe intitolarsi “Ritratto di Baseball 2019”. Mancano quattro mesi al termine dell’anno solare per cui il titolo è suscettibile del cambiamento della sola data 2019 o 2020 ma, tutto sommato, resta saldo il concept di Stefano Duranti Poccetti di descriverci il suo Baseball. Autore che instaura un rapporto a tu per tu con il suo sport amato, fino a porgergli domande assai personali: “d’una ciclicità immortale vivi, signor Baseball (preferisci essere chiamato signore o dottore?). Ti reincarni, per sempre uguale. Vollero appiopparti le mazze d’alluminio, ma tu le rifiutasti in quanto offesa alla Storia. Il legno sì perché il legno viene dalla natura.” Del resto il diamante sporco di sabbia ed erba non è immaginabile accompagnato da una mazza d’alluminio! Da qui il ritorno alle origini statunitensi o, ancor più intimamente, ai diamanti impolverati di Portorico, Cuba e Repubblica Dominicana non possono che arricchire lo struggente viaggio nei meandri del Baseball dell’appassionato Stefano Duranti Poccetti. Un viaggio che si può serenamente leggere sotto l’ombrellone di ogni lido a partire da quest’estate 2019.