Il diritto dei cittadini ad una giustizia efficiente

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di Vincenzo Crasto*

Mario Draghi intende porre al centro del programma di governo la riforma della giustizia, in particolare quella del settore civile. In Italia vi sono eccellenze assolute in ogni campo, culturale, artistico, sociale ed economico ed esistono persino nel settore giustizia, mi riferisco in particolare ai giudici di pace edai vice procuratori onorari, che amministrano una “giustizia a legge Pinto zero”. Secondo i numeri del ministero di via Arenula, ciascun giudice di pace definisce in media 830 procedimenti ogni anno.
I 4900 magistrati onorari – ma sarebbe meglio definirli precari – trattano nel complesso il 65% dell’intero contenzioso di primo grado, ovvero circa 2 milioni di processi, spesso in tempi record inferiori all’anno (dati ante pandemia).Tali risultati dimostrano che si tratti di una finta onorarietà, in quanto la stragrande maggioranza dei magistrati è impegnato da circa 25 anni a tempo pieno 6 giorni su 7 e non esercita altre attività.
Ebbene una riforma che voglia portare davvero risultati deve tenere nella dovuta considerazione tali performance della magistratura precaria.
Iniziamo col dire cosa non ha funzionato nelle riforme precedenti: innanzitutto la mediaconciliazione, la degiurisdizionalizzazione;nomi tanto cacofonici ben rappresentano gli effetti assolutamente nulli di tali procedure sull’arretrato civile, come è ormai unanimemente riconosciuto.
Dalle recenti cerimonie di inaugurazione dell’anno giudiziario è emerso che la pandemia ha quasi arrestato la macchina giudiziaria, già in precedenza in profonda crisi.
L’inefficienza della giustizia costa al nostro Paese il 2,5% del PIL, una cifra enorme pari a circa 40 miliardi di euro, che va ad aggiungersi alle diverse centinaia di milioni di euro che l’Italia spende ogni anno per le condanne per l’irragionevole durata dei processi ai sensi della cd. legge Pinto.
Ciò che l’Italia otterrà con il Next Generation Eu verrà in larga parte sprecato.
Occorre una terapia d’urto che porti a risultati nel brevissimo periodo.
L’Italia ha la soluzione a portata di mano: i magistrati onorari rappresentano un modello di efficienza e sono pronti a fare la propria parte con il senso dello Stato e l’abnegazione, unanimemente riconosciuti. In Italia Giudici di pace e Giudici di tribunale hanno definito negli ultimi 20 anni circa quaranta milioni di procedimenti in tempi celerissimi, come detto la durata media dei giudizi è stata inferiore all’anno e gli appelli, in media, inferiori al 3% (dati Min. Giustizia).
I magistrati “deprecarizzati” propongono un patto al Paese, dando piena disponibilità a far parte di sezioni stralcio, sul modello dei Giudici onorari aggregati (cd. GOA, istituiti con l. 276 del 1997). Ci impegniamo a mettere a disposizione del Paese la nostra professionalità ed esperienza ultraventennale e ad abbattere nell’arco di tre anni l’arretrato, partecipando a vere e proprie “task force” specificamente dedicate.
Si tratta di un’operazione win-win: la spesa sarebbe nel triennio di circa 200 milioni a fronte di un beneficio per il paese di oltre 40 miliardi di euro.
E’ una proposta che sosteniamo da anni in maniera convinta, ma deve essere realizzata utilizzando i magistrati precari attualmente in servizio anni. Il ricorso a nuovi precari, spendendo cifre dieci volte superiori, non sarebbe la soluzione, non funzionerebbe e non porterebbe a risultati immediati, atteso che per l’espletamento dei concorsi occorrerebbero almeno un paio d’anni, a cui devono aggiungersi i tempi per la necessaria formazione ed un paio di anni per “imparare il mestiere”.In definitiva occorrerebbero non meno di cinque anni solo per avviare la macchina. Invece i magistrati in servizio sono immediatamente disponibili.
In cambio chiediamo la fine del trattamento che poco ha a che fare con il senso di umanità che dovrebbe caratterizzare una democrazia liberale.
Avendo sostenuto un concorso per lo svolgimento delle attuali funzioni, chiediamo la rapidissima approvazione con Decreto legge della riforma della magistratura onoraria che riconosca la piena dignità, la permanenza nelle funzioni ed il rispetto dei diritti costituzionali – in primis previdenziali ed assistenziali -, ancora oggi inopinatamente negati, mentre la predetta legge istitutiva dei GOA li disciplinava all’art.8.
I magistrati onorari chiedono il rispetto, dovuto loro innanzitutto come cittadini, prima ancora che quali magistrati che servono quotidianamente con onore e disciplina il paese, come prescrive l’art.54 della nostra Carta costituzionale.
Il paese ha un debito di riconoscenza nei confronti di giudici di pace, giudici onorari di tribunale e vice procuratori, che hanno continuato ad assicurare il funzionamento della giustizia anche durante i mesi più duri della pandemia,anche in settori particolarmente delicati quali quello dell’immigrazione e quello penale.
Tali magistrati si sono ammalati e sono deceduti durante l’emergenza pandemica, ma nulla è stato riconosciuto loro ed alle loro famiglie, in quanto nel XXI secolo c’è ancora chi nel precariato presta un servizio essenziale, ma è privo di tutele previdenziali ed assistenziali, maternità, ferie, TFR.
Proprio la pretesa onorarietà è stata negli anni utilizzata per negare i più elementari diritti costituzionali. L’Italia viola sul su questo aspetto un trattato internazionale, la Carta Sociale Europea. Il Comitato Europeo dei Diritti Sociali presso il Consiglio d’Europa ha riconosciuto nel 2016 il diritto dei Giudici di pace alle tutele previdenziali ed assistenziali previste dalla nostra Carta costituzionale e dalla Carta Sociale Europea. Recentemente si è pronunciata la Corte di Giustizia Europea e numerosi giudici nazionali dando sostanzialmente ragione ai magistrati precari. Numerosi magistrati hanno attuato forme estreme di protesta in tutta Italia e Vincenza Gagliardotto è svenuta in udienza dopo sedici giorni di sciopero della fame.Ma oltre al danno la beffa: con la riforma che entrerà definitivamente in vigore il 15 agosto di quest’anno i magistrati saranno retribuiti meno di un percettore di reddito di cittadinanza.
Ciò è inaccettabile in quanto è evidente la lesione dell’autonomia ed indipendenza del magistrato e produce un gravissimo decadimento della qualità della giurisdizione.
Il“Contrattoper il governo del cambiamento” del Governo gialloverde al punto 12 recitava testualmente: «Bisogna riconoscere il ruolo dei magistrati onorari, tramite una completa modifica della recente ‘riforma Orlando’, affrontando anche le questioni attinenti al trattamento ad essi spettante ed alle coperture previdenziali ed assistenziali».
Da allora non si è riusciti ad approvare una riforma. Non possiamo ancora sbagliare: gli errori nel settore giustizia li pagano i cittadini e la nostra storia dimostra che anche in Italiaè possibile una giustizia in tempi rapidi.

*presidente Aimo