Italia, in un film la storia di Zeffirino Poli: dalle montagne lucchesi ai fari di Hollywood

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Pochi lo sanno ma uno dei più grandi impresari teatrali e cinematografici negli Stati Uniti, ai tempi della prima Hollywood degli anni ’20 e ’30, era un emigrato italiano, di origini poverissime. Alla sua vita, che si è intrecciata con la nascita del cinema e dell’industria del divertimento di massa, è dedicato “Mister Wonderland”, il nuovo documentario diretto da Valerio Ciriaci, che sarà presentato in anteprima mondiale alla 60esima edizione del Festival dei Popoli, il 6 novembre a Firenze. Mister Wonderland era Zeffirino Poli, nato in un paesino delle montagne lucchesi ed emigrato, insieme ad altri milioni di connazionali in America in cerca di fortuna, tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento. Zeffirino, che in seguito cambierà nome in Sylvester, era uno scultore artigianale che modellava statue di cera e di gesso e trovò lavoro, come figurinista, all’Eden Musée, un’istituzione legata al mondo dello spettacolo. Da subito intuì le potenzialità dell’intrattenimento, in un tempo in cui nelle fabbriche si facevano turni massacranti di 12 ore al giorno e la gente aveva bisogno di divertirsi. A New Haven aprì il suo primo teatro, poi un altro, un altro ancora: arrivò a possedere un impero di 30 strutture in vari Stati dell’Est, una grande rete per quei tempi. Le porte delle maestose sale cinematografiche da lui costruite (alcune disegnate dai più importanti architetti dell’epoca, come Thomas W. Lamb) divennero il luogo in cui il pubblico statunitense scoprì il vaudeville, poi il muto, poi i grandi film d’epoca. Tra gli artisti che si esibirono sui suoi palcoscenici, Poli annoverò Harry Houdini, Charlie Chaplin e, persino, Buffalo Bill.