“Jean Monnet”, un progetto per raccontare la UE nelle scuole italiane

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“L’Europa si formerà attraverso le crisi e sarà la somma delle soluzioni a queste crisi”: la celebre (e, al tempo stesso, un po’ pessimista) frase di uno dei padri del progetto continentale, Jean Monnet, già dimostrava sulle difficoltà sistemiche di un processo di integrazione che oggi, con la scossa della pandemia, sembra aver conosciuto una “scossa positiva”.

E allora una delle soluzioni “culturali” fondamentali da apportare oggi per un effettivo salto di qualità nella conoscenza dell’eredità europea, che proprio il Paese che più fondi riceve(rà) dal Next Generation EU, è quella di rafforzare questo legame identitario con l’Europa stessa. Come? Raccontandola, e farlo partendo dalle basi: valori, storia, diversità culturale, funzionamento delle istituzioni dell’Unione Europea sbarcano nelle scuole e negli istituti di formazione professionale italiani con una nuova iniziativa sostenuta da Bruxelles.

Rafforzare l’interesse e la partecipazione delle nuove generazioni verso l’universo UE è l’obiettivo principe del progetto che proprio del politico francese porta il nome: al “Jean Monnet, apprendere l’Ue a scuola” (bando aperto fino al 1° marzo: https://erasmus plus.ec.europa.eu/it/node/2650) sono invitati a partecipare tutti i Paesi aderenti al programma Erasmus+, dal 1987 pietra angolare dell’istruzione europea, e dunque tutti gli Stati membri, i membri dell’Associazione europea di libero scambio (EFTA) che sono membri dello Spazio economico europeo (SEE, e quindi Norvegia, Islanda, Liechtenstein), i Paesi in via di adesione e i potenziali candidati (Repubblica di Macedonia del Nord, Repubblica di Turchia e Repubblica di Serbia). Nello specifico, per le scuole e gli istituti di formazione intenzionate a candidarsi, la sovvenzione massima sarà di 30 mila euro, che andranno a coprire le attività che dovranno avere una durata minima di tre anni consecutivi, svolgersi durante l’anno scolastico per almeno 40 ore e potranno strutturarsi come settimane di progetto, visite di studio o altre iniziative, organizzate autonomamente o con il sostegno di altre associazioni e ONG.

Ma qual è il reale obiettivo di questo progetto? Per decenni, i giovani del nostro continente sono stati educati con insegnamenti incentrati sui meriti della loro nazione o sui delitti di tutte le altre. Per questo, come ha sostenuto la filosofa ungherese Agnes Heller, l’identità europea “non è radicata in profondità, non viene data per scontata, né viene abbracciata o professata con emozione ed entusiasmo”. I giovani italiani si sentono solo “italiani”, non “italiani ed europei”. Perché? Perché non sono mai stati sollecitati realmente sulle peculiarità, i valori comuni e le dinamiche del processo di integrazione.

Nel 2022, un diciottenne dotato del passaporto personale dovrebbe essere pienamente consapevole del significato per cui sul suo nuovo documento di identità compaia la dicitura “Unione Europea”, sopra a quella di “Repubblica Italiana”.

In questo senso, l’iniziativa “Jean Monnet, apprendere l’Ue a scuola” sembra in continuità con progetti già avviati negli anni passati, come “AwarEU – European Awareness”, finanziato dalla Call “Social Inclusion through Education, Training and Youth della Key Action 3 Initiatives for Policy Innovation” del Programma Erasmus Plus, che ha raccontato l’integrazione europea attraverso spettacoli teatrali. Oppure “European Parliament Ambassador School” (EPAS), avviato nel 2017, che ha coinvolto le scuole nella diffusione di una corretta informazione sui temi europei, sulla storia dell’integrazione e sul funzionamento delle istituzioni dell’Unione, in primis il Parlamento Europeo.

Con modalità didattiche coinvolgenti e presentazioni concrete di cosa rappresenti la UE, il “Jean Monnet” solleciterà gli studenti con un rafforzamento dell’alfabetizzazione europea, per stimolare la creazione di una base valoriale per aumentare la partecipazione di alunni e studenti al processo democratico, preparandoli a diventare cittadini attivi.

E (pienamente) europei.