L’azione dell’uomo

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L’azione e la parola non sono semplici attività strumentali perché attraverso di esse gli uomini mostrano chi sono, rivelano l’unicità della loro identità personale. Si può nascondere il ‘‘chi si è’’ solo nel silenzio e nella passività. Ma non si rivela la propria identità intenzionalmente, anzi la vera essenza della persona resta oscura alla persona stessa. Questa rivelazione avviene solo stando assieme agli altri. L’azione deve sempre rivelare un agente. L’azione senza l’agente è priva di significato.
L’identità di un individuo che parla e agisce è qualcosa di intangibile. Quando dobbiamo definire una persona siamo più portati a individuarne il che cosa piuttosto che il chi, cioè le qualità che condivide con gli altri. Descriviamo un carattere.
L’unica reificazione fedele dell’azione è la rappresentazione scenica, perché recitare è un’imitazione in tutto e per tutto dell’agire. Gli attori rendono il pieno significato degli eroi che nella storia si rivelano.
L’azione necessita della presenza di altri, altrimenti non esiste.
In greco e in latino esistono due termini con cui indicare l’agire: achei (cominciare) e prattein (portare a compimento). L’azione è divisa in due parti: l’inizio che fa capo a una persona e il compimento che richiede la presenza di molti.