Obama sostiene le posizioni di Tsipras

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A cura di Antonio Arricale Non si può continuare a spremere paesi che sono nel bel mezzo della depressione. A un certo punto deve esserci una strategia di A cura di Antonio Arricale Non si può continuare a spremere paesi che sono nel bel mezzo della depressione. A un certo punto deve esserci una strategia di crescita, per permettere loro di pagare i loro debiti ed eliminare parte dei loro deficit”. Lo ha detto il presidente degli Usa Barak Obama, a proposito della Grecia, in un’intervista rilasciata a Fareed Zakaria della CNN. Dunque, mentre il premier Alexis Tsipras ed il suo ministro delle finanze Yanis Varoufakis hanno cominciato un serrato tour per le capitali europee in cerca di consensi contro le politiche di austerità imposte dalla Trojka (Fmi, Bce e Ue) trovano intanto un prezioso alleato nel presidente americano, il quale – probabilmente – è stato indotto a questa presa di posizione anche per la recente strizzata d’occhio da parte di Atene nei confronti di Mosca. Non va dimenticato, infatti, che su questo fronte gli americani insistono sull’inasprimento delle sanzioni “Parlando più in generale, sono preoccupato per la crescita in Europa“, ha aggiunto, sottolineando che una prudenza fiscale e cambiamenti strutturali sono importanti in molti paesi dell’Eurozona, ma “quanto abbiamo imparato dall’esperienza Usa…è che il modo migliore per ridurre i deficit e per ripristinare la stabilità fiscale è crescere. E quando si è in presenza di una economia in caduta libera, deve esistere una strategia di crescita, e non semplicemente uno sforzo per spremere sempre di più una popolazione che si sta soffrendo sempre di più“. Borse asiatiche Mercati azionari asiatici negativi questa mattina. Il Nikkei ha ceduto lo 0,66%, Hong Kong arretra dello 0,3% circa mentre Shanghai perde 2 punti percentuali e mezzo. A preoccupare gli addetti ai lavori sono gli ultimi dati macro usciti negli Stati ed in Cina che hanno mostrato come la ripresa economica rischi di essere più debole di quanto previsto. Nel mese di gennaio l’indice Pmi manifatturiero della Cina, secondo quanto comunicato dall’Ufficio nazionale di statistica, è infatti sceso ai minimi dal settembre 2012 a 49,8 punti da 50,1 di dicembre (50,3 in novembre). Il dato, che segna il ritorno sotto alla soglia di 50 punti ch e separa crescita da contrazione, si confronta con un consensus di Thomson Reuters per 50,2 punti. Il sottoindice dei servizi è sceso a 52,9 punti in gennaio da 53,3 di dicembre, mentre quello delle costruzioni da 57,1 a 56,9 punti. Secondo quanto comunicato dal ministero cinese della Finanza, Pechino ha registrato lo scorso esercizio il più limitato tasso di crescita delle entrate fiscali dal 1991. Nel 2014, infatti, il dato segna un progresso dell’8,6% rispetto al 2013 a quota 14.030 miliardi di yuan, contro l’incremento del 10,2% registrato nel 2013. Le entrate da compravendite di terreni sono cresciute di appena il 3,2% a causa della frenata del mercato immobiliare. L’anno si è chiuso per Pechino con un deficit fiscale pari a 1.130 miliardi di yuan. I prezzi delle case in Cina sono tornati a crescere in gennaio dopo otto mesi consecutivi di declino. Secondo China Real Estate Index System, infatti, il dato segna un progresso mensile dello 0,2% dopo il calo dello 0,4% di dicembre. Su base annuale, tuttavia, i prezzi delle case sono calati in gennaio del 3,1% contro il 2,7% di flessione in dicembre (-1,6% in novembre). Delle 100 città monitorate, 56 hanno registrato un declino mensile dei prezzi contro 70 del mese precedente. Per quanto concerne il Giappone invece Markit ha reso noto che l’Indice PMI manifatturiero Nomura/JMMA è cresciuto in gennaio a quota 52,2 segnalando un solido miglioramento delle condizioni di business rispetto alla precedente rilevazione di dicembre pari a 52,0 punti e confermando per il sesto mese consecutivo la crescita del comparto manifatturiero. Borsa Usa Wall Street ha chiuso l’ultima seduta della settimana in deciso ribasso, dopo la pubblicazione del Pil negli Stati Uniti. Nella lettura preliminare il prodotto interno lordo degli Usa è cresciuto del 2,6%, meno delle attese che avevano pronosticato un incremento del 3% e rispetto all’aumento del 5% della precedente rilevazione. L’indice Dow Jones ha così lasciato sul parterre l’1,45% a 17.164,95 punti, l’S&P500 ha perso l’1,30% a 1.994,99 punti mentre il Nasdaq si è attestato a 4.635,24 punti in calo dell’1,03%. Europa In tono minore l’ultima seduta dell’ottava dei listini europei. A Francoforte il Dax ha evidenziato un calo dello 0,41% fermandosi a 10.694,32 punti mentre il Cac40 è sceso dello 0,59% a 4.604,25 punti. Perdite più consistenti per Ftse100 e Ibex, scesi rispettivamente dello 0,9 e dello 0,99 per cento a 6.749,4 e 10.403,3 punti. Italia Piazza Affari ha chiuso l’ottava ed il mese in ribasso in scia al debole andamento di Wall Street dopo la pubblicazione del Pil Usa del quarto trimestre che, nella prima rilevazione, ha mostrato una crescita del 2,6% rispetto al brillante +5% messo a segno nel terzo trimestre. Le attese erano per una crescita del 3%. In Grecia il neo ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis, ha dichiarato che il nuovo Governo ha intenzione di portare avanti le riforme ma non ha nessuna intenzione di collaborare con la Troika in merito all’estensione del programma di salvataggio di Atene che scadrà a fine febbraio. L’Eurozona si conferma in deflazione: a gennaio, complice il crollo dei prezzi dell’energia, l’inflazione ha mostrato una contrazione annua dello 0,6% convalidando in pratica la decisione della Bce di lanciare il QE. In questo quadro a Piazza Affari l’indice Ftse Mib ha chiuso con un ribasso dello 0,43% a 20.503 punti. Tra le banche nuovo tonfo di Mps (-7, 83% a 0,40 euro) che ha aggiornato i minimi storici. Sull’azione di Rocca Salimbeni, da tre sedute affossata dalle vendite, ha pesato il termine del divieto della Consob di vendere allo scoperto il titolo (28 gennaio) e le incertezze sull’ammontare dell’aumento di capitale. Nel resto del settore bancario le vendite hanno prevalso anche su Popolare dell’Emilia Romagna (-1,64% a 5,995 euro), Intesa SanPaolo (-0,91% a 2,598 euro), Ubi Banca (-1,21% a 6,11 euro) e Unicredit (-2,87% a 5,235 euro). In controtendenza la Popolare di Milano che ha archiviato la seduta con un progresso del 2,29% a 0,712 euro. I titoli legati al petrolio hanno rialzato la testa: Saipem (+2,29% a 8,03 euro) ha snobbato la bocciatura di Exane a underperform. Tonica Ferragamo (+2,02% a 25,66 euro) in scia alla pubblicazione dei ricavi del 2014 che hanno mostrato un progresso del 5,9% a 1,33 miliardi di euro. Bene Telecom Italia (+1,57% a 1,033 euro) con in vertici del gruppo che sono in missione i n Brasile.


I dati macro attesi oggi Lunedì 2 febbraio 2015 02:00 CINA Indice PMI manifatturiero CLIC gen; 02:35 GIA Indice PMI manifatturiero (finale) gen; 02:45 CINA Indice PMI manifatturiero HSBC (finale) gen; 09:00 SPA Variazione n° disoccupati gen; 09:15 SPA Indice PMI manifatturiero gen; 09:45 ITA Indice PMI manifatturiero gen; 09:55 GER Indice PMI manifatturiero (finale) gen; 10:00 EUR Indice PMI manifatturiero (finale) gen; 10:30 GB Indice PMI manifatturiero gen; 14:30 USA Deflatore consumi dic; 14:30 USA Redditi dic; 14:30 USA Consumi dic; 15:45 USA Indice Markit PMI manifatturi ero (finale) gen; 16:00 USA Indice ISM manifatturiero gen. 16:00 USA Spesa in costruzioni dic.