Pronti, partenza, via. Napoli e la Mostra d’Oltremare ombelico del Mediterraneo

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in foto il Parco della Mostra d'Oltremare

Nella disgrazia, bisogna saper cogliere l’opportunità. È la traduzione contemporanea dell’antico detto: “si chiude una porta, s’apre un portone”. Una scappatoia psicologica per evitare che l’evento cattivo annienti chi ne è stato colpito. Gli ingredienti oggi ci sono tutti, la fornitura di eventi nefasti è completa: pandemia, crisi economica, crisi politica, una spruzzata di terremoti qui e la, dove occorre anche qualche mareggiata distruttiva e qualche punta di maltempo che non guasta mai. Bene, anzi male, pare che gli ingredienti siano tutti sul tavolo. Procediamo dunque con qualche ricetta facile, piccola ma piena di sapore. Metti un intero quartiere, diamogli pure un nome: Fuorigrotta, che vive da quasi un secolo calcando li solco che alcune enormi realizzazioni hanno impresso nell’humus molto fertile di una popolazione aperta e sempre impegnata a progredire. Metti che nella pluridecennale deriva della città siano stati coinvolti anche i fortissimi segni identitari di questo territorio. Fondo raggiunto. Per evitare però che su questo fondo si apra anche una botola, e non si finisca più di sprofondare, è il caso di aprire, anche forzando un po’ la serratura, il grande portone di un cambiamento che possa portare alla rinascita. Pronti, partenza, via.
La Mostra, nata come Triennale d’Oltremare, fu ideata per ospitare una manifestazione volta a celebrare l’espansione politica ed economica dell’Italia sui mari e nelle cosiddette terre d’oltremare. L’area scelta, Fuorigrotta, aveva una configurazione pianeggiante e, grazie alla vicinanza al mare, poteva assolvere meglio di qualunque altro luogo la funzione di polo turistico e commerciale. Nel tempo che fu. Tralasciando vicende, ragioni ed etichette politiche che oggi non hanno più ragione d’esistere, neanche nelle canzonette studentesche, si rifletta sul recupero funzionale della struttura in vista del progetto, molto attuale, di porre l’Italia quale polo di riferimento dei paesi che affacciano sul mar Mediterraneo. Con buona pace degli scandalizzati a prescindere, dei nostalgici della politica che non c’è più, e per la tranquillità di coloro che pensano a immaginifici ritorni a politiche fuori tempo, la questione deve essere analizzata con onesta brutalità: che l’Italia per tradizioni, cultura e potenziale economico sia il punto di confluenza di interessi che riguardano tutti, ma proprio tutti, i paesi del Mediterraneo è un dato. Che per questo ruolo esistano già alcuni candidati è un fatto. Tempo non ce n’è. Marsiglia incalza con programmi e fatti che stanno costituendo un ottimo curriculum per la sua candidatura a polo di riferimento nel Mediterraneo. Mediterraneo è un termine molto complesso, mutevole e costantemente in evoluzione. Più che a un’identità mediterranea, bisognerebbe pensare alle identità mediterranee e la funzione della Mostra dovrebbe essere il coordinamento di queste energie per lo sviluppo di tutti i paesi che sono bagnati da questo mare. Forza, un piccolo sforzo d’immaginazione e ci siamo: Mostra d’Oltremare polo di scambi tra i paesi del mediterraneo: consolati, borsa merci internazionale, convegni, mostre e fiere. Tutto elevato a potenza. Non più solo fiere italiane, delle quali la miglior parte è già migrata alla Fiera di Bari. Un respiro mediterraneo che riaccenda la vocazione internazionale di una località non solo appetibile per clima e ariosità degli spazi ma endemicamente predisposta a relazionarsi nell’ambito culturale ed economico con paesi stranieri. Gli studenti d’ingegneria del tempo che fu possono ricordare quanti studenti provenienti dalla Grecia, dall’Africa e dall’America (c’era una volta la Nato). La Mostra come il polo d’incontro dell’alta diplomazia del Mediterraneo. Sappiamo tutti che il complesso è dotato di un bellissimo albergo e che nelle immediate vicinanze ci sono tante strutture alberghiere. La Mostra come luogo di importanti Fiere dei paesi del Mediterraneo, con la partecipazione anche di gallerie d’arte, una sezione dedicata alle case editrici, e un premio intitolato alla creatività. Si potrebbero costruire Importanti collaborazioni con le fiere d’arte, di commercio e di cultura d’altri paesi del Mediterraneo per esprimere la congiunzione tra l’economia mediterranea e il sistema globale. Il bacino del Mediterraneo ha bisogno di un suo polo. Questo polo è Napoli ma bisogna renderlo ben noto a tutti.