Ricerca, scoperto il gene “bussola” che guida lo sviluppo dei neuroni

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Svelato uno dei meccanismi chiave che permette ai motoneuroni che risiedono nel midollo spinale di estendere lunghe proiezioni per mettere in collegamento con successo il cervello alle estremità del corpo. E’ la scoperta di un gruppo di ricercatori dell’Irccs ospedale San Raffaele di Milano, guidati da Dario Bonanomi. Lo studio, pubblicato su ‘Neuron’, è la conclusione di un progetto di ricerca avviato da Bonanomi presso il Salk Institute di La Jolla (California) dove lavorava prima di rientrare in Italia grazie a una borsa della Fondazione Giovanni Armenise-Harvard. Nel giro di poche settimane, durante lo sviluppo embrionale – ricordano dalla Fondazione – miliardi di neuroni del sistema nervoso periferico si allungano in tutto l’organismo come le radici di un albero alla ricerca di acqua nel terreno, per raggiungere cervello, muscoli e apparato sensoriale, con una precisione di oltre un millesimo di millimetro. Come ciò avvenga è uno dei grandi misteri delle neuroscienze, ma ora il nuovo studio accende una luce.
In particolare, gli autori descrivono per la prima volta un gene ‘bussola’ che Bonanomi ha voluto chiamare Cassin, in memoria del famoso alpinista Riccardo Cassin di cui quest’anno ricorrono i 110 anni dalla nascita. “Come lui è un gene ‘esploratore’ – spiega lo scienziato – poiché capace di aprire una via, proprio come fanno gli alpinisti davanti a una parete rocciosa”. Durante lo sviluppo – precisa una nota – le cellule staminali embrionali si duplicano e si specializzano in diversi tipi cellulari, permettendo la formazione corretta di organi e apparati. L’esempio più complesso di questo fenomeno è dato dal sistema nervoso: centinaia di miliardi di neuroni devono anche allungare le loro propaggini (gli assoni) per stabilire le giuste connessioni. Per i motoneuroni – le cellule colpite per esempio dalla sclerosi laterale amiotrofica – questo significa uscire dal midollo spinale, allungarsi nella direzione corretta e raggiungere uno specifico muscolo o recettore sensoriale, come quello sulla punta dell’indice di una mano. A guidare gli assoni in questo viaggio cieco lungo il corpo in formazione sono una serie di segnali biochimici che l’assone sa decodificare grazie a recettori presenti sulla sua membrana.