Ricordando Almerico Realfonzo a quattro anni dalla sua scomparsa

119
In foto Almerico Realfonzo

di Maria Carla Tartarone Realfonzo 

Almerico Realfonzo, nato a Napoli il 25 febbraio 1927, ingegnere, accademico e scrittore, riservato, serio e approfondito com’era negli studi e nella didattica è certamente da ricordare.
Ancora adolescente, a causa del conflitto mondiale e dei bombardamenti che distrussero l’industria del padre, la famiglia dovette lasciare Napoli e si recò a Domodossola, dove Almerico, col fratello Mario, frequentò gli ultimi anni del Liceo, dal 1942 al 1944, fino al rastrellamento della Valgrande quando il padre per sicurezza mandò i figli a casa di amici a Milano. Ma Almerico, preso da “assoluto antifascismo”, tornò a Domodossola, nei luoghi percorsi dalla Resistenza cui partecipò, rimanendo poi sempre legato alla città e alle persone amiche. I ricordi della vita a Domo, della Resistenza e della Repubblica partigiana, li raccolse, negli anni, in alcuni libri.
Finita la guerra, tornò a Napoli dove, completato il liceo, cominciò le sue frequentazioni alla Facoltà di Ingegneria dove insegnava il suo amato Maestro Luigi Cosenza, il cui figlio Giancarlo divenne suo caro amico e gli fu vicino fin negli ultimi giorni.
Lí fu affascinato dalle lezioni e dalla personalità del professor Renato Caccioppoli, grande matematico, con cui talvolta si intratteneva, con altri studenti, anche dopo le lezioni, e poi a cena, negli anni ’50, in un noto ristorante nei paraggi di piazza dei Martiri.
Altro amico che frequentò molto in quegli anni fu Riccardo Dalisi, che prima di dedicarsi alle sue sculture fu un accurato architetto.
Negli anni del dopoguerra, a Napoli molti giovani partecipavano alla vita intellettuale scrivendo anche sui quotidiani e tra questi Almerico che espose le sue approfondite conoscenze di studio in architettura in alcuni saggi usciti su “Il Corriere della Sera”: appena ventiduenne, il 10 Ottobre del 1949, pubblicò “Nuovi Quartieri in pianura ed in collina”, in cui, dibattendo sulla ricostruzione di Napoli, citava anche architetti allora emergenti come Coen, Di Salvo, Della Sala e Sbriziolo; il 13 aprile 1950 scrisse “Sulle condizioni dell’Architettura”, il 9 maggio “Un piccolo San Pietro sta sorgendo a Capodimonte” ed il 31 maggio sempre di quell’anno pubblicò “Cronache di Architettura”.
Nel frattempo, pubblicava anche piacevoli racconti come “La Verità” e “Caratteri Napoletani” e poi ancora “Note di Architettura”. Sempre del 1950 è il racconto “Uomini e Caverne nel mito del tempo”, mentre nel 1952 scrisse altri racconti, tra i quali “Tutto come prima”. Nell’agosto di quello stesso anno, in “Note d’Arte” commentava una mostra del giovane artista Sinisca.
Successivamente, sul “Corriere di Napoli” pubblicò articoli d’Arte e di Architettura, tra cui “Tradizione e Architettura”, “L’Antico nel Moderno” e poi “Le case abusive” e “La Città Metropolitana” (partendo da New York).
Ebbe anche collaborazioni con “Paese Sera”, il quotidiano fondato da Amerigo Terenzi, per il quale nel 1958 scrisse “Il biglietto da visita dei Neoarchitetti”, e con il periodico “Il Sud Letterario”.
In quegli anni frequentava sempre attivamente il suo maestro Luigi Cosenza. Era preso dai problemi della città di Napoli ed approfondiva più in generale temi territoriali ed urbanistici, come fu poi evidente nel suo libro “Economia Territoriale e Pianificazione” edito dalla Editrice Dedalo nel 1975, e più tardi in “Piano Nazionale per le città”, del 2013. Prevalse poi sempre il suo interesse per l’attività scientifica e la ricerca nel campo urbanistico e nell’architettura, sempre dedito ad insegnamento universitario, ricerca e conferenze.
Altri studiosi e ricercatori lo interessarono sempre e con loro animava dialoghi fecondi.
Fu molto legato a personalità come Carlo Forte, Corrado Beguinot, Roberto Di Stefano, Massimo Pica Ciamarra e, successivamente, Pasquale Belfiore e Benedetto Gravagnuolo, con i quali affrontava le questioni del territorio Napoli-Caserta (se ne parla nel “Piano Nazionale per le città 2012-2017”) e di “Milano Porta Garibaldi”, illustrandone anche i grattacieli. E scrisse anche della “Ingegneria per il Turismo”.
Ai problemi scientifici ed urbanistici si dedicò sempre anche con gli allievi, con diverse pubblicazioni.
E, come già ricordato, scrisse sugli eventi che visse con la sua famiglia durante la Seconda Guerra Mondiale, che gli ispirarono quattro libri: “I giardini rosminiani”, “Il tempo giovane” in cui raccontò molti avvenimenti della sua giovinezza vissuta tra Napoli, Domodossola e Milano.  Seguirono “Milano 1944” e “I giorni della libertà”. Quest’ultimo gli valse il premio della “Repubblica Partigiana dell’Ossola”, conferitogli per avere con i suoi scritti contribuito alla conoscenza della esperienza della Resistenza ai giovani. La premiazione avvenne nel settembre 2017, nel corso di una pubblica e affollatissima cerimonia, a Domodossola, anche con gli alunni delle scuole, presieduta dal sindaco della cittadina piemontese, Lucio Pizzi, che lo presentò come un “testimone di quel momento epico della Repubblica Partigiana dell’Ossola”.
E già nel 2013 aveva ricevuto un riconoscimento dalla Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI).
Già divenuto Senatore dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Napoli, nel 2009 il Politecnico di Bari gli riconobbe un premio alla Carriera. Mentre nel 2016 gli fu conferito il “Premio Capri-San Michele” per i suoi lavori ed i suoi scritti, consegnatogli dalla “Associazione di Varia Umanità”.
Professore Ordinario di Estimo e di Economia Urbana, per molti anni Almerico ha insegnato al Politecnico di Bari e nell’Ateneo Federiciano, dove fu anche Direttore del Dipartimento di Urbanistica della Facoltà di Architettura, fino al 1999. Continuò tuttavia, anche successivamente alla pensione, ad impegnarsi su questioni e problematiche di urbanistica e di estimo, dando vita alla “Scuola di Governo del Territorio”, ed organizzando e partecipando a numerosi Convegni, sempre stimolando i giovani all’approfondimento e al lavoro.
Almerico si è spento quattro anni fa, il 12 novembre 2019.
Molti amici gli furono vicini e desidero ricordare anche i nomi di coloro che scrissero una breve appendice al libro “Il tempo giovane. Ragazzo tra le guerre” pubblicato da Mimesis nel  2018. Vi scrissero Fabio Papi, Emma Giammattei, Francesco Soverina, Fiorella Franchini, Raffele Manica, Umberto Ranieri, Federica D’Alfonso, Carlo Bologna, Pier Antonio Ragozza. Tutti, associandosi agli insegnamenti di Almerico, ricordarono quanto sia importante il filo della Memoria da tener desto nei giovani.
Anche i suoi familiari lo ricordano con grande affetto e malinconia.