“La decisione della Regione di cedere la sua quota maggioritaria del Trianon non è affatto sorprendente. Siamo appena usciti dalla crisi del San Carlo grazie all’opera del Mibact e, dopo la “La decisione della Regione di cedere la sua quota maggioritaria del Trianon non è affatto sorprendente. Siamo appena usciti dalla crisi del San Carlo grazie all’opera del Mibact e, dopo la bufera scatenata sulle recenti assunzioni in un altro storico teatro partenopeo, il Mercadante, precipitiamo adesso in un’altra vera ‘crisi napoletana’”. E’ una delle critiche che il Partito democratico ha fatto a Palazzo Santa Lucia, in merito alla gestione del Trianon. Tutto è partito da quando la Regione ha annunciato che sarebbe uscita dalla società Trianon Viviani s.p.a. “Riteniamo inammissibile – hanno affermato in una nota congiunta segretario provinciale del partito democratico metropolitano di Napoli, Venanzio Carpentieri e della responsabile cultura del partito a Napoli, Luisa Pezone – che si deliberi di calare il sipario sull’ennesima vicenda frutto di scelte che decretano il totale abbandono della cultura da parte della nostra giunta regionale”. Per i democrat “a essere profondamente colpito è non solo il nostro teatro della musica, ma un intero quartiere, Forcella, comunemente considerato ai margini e che invece riesce a far parlare di sé emergendo proprio grazie alla presenza di luoghi presidio di legalità che favoriscono aggregazione, come il Trianon Viviani”. Carpentieri e Pezone hanno aggiunto: “Emerge, ancora una volta la chiara assenza di volontà di valorizzare luoghi di cultura come i nostri musei e teatri ‘colpevoli’ di produrre conoscenza, formazione, sapere e che, alla luce della delibera datata 30 dicembre 2014, vanno dismessi come abiti usati”. La replica Immediata la risposta di Palazzo Santa Lucia che chiarisce la propria posizione attraverso il testo di una nota ufficiale: la scelta della Regione Campania di uscire dalla società Trianon Viviani – si legge – si inquadra in una delibera più generale, adottata d’intesa con il commissario ad acta nominato dal Governo, che ha ad oggetto la dismissione di partecipazioni regionali in società ed enti. La delibera prosegue un percorso già avviato da tempo dalla Giunta Caldoro, in coerenza con la strategia generale di razionalizzazione delle funzioni della Regione come ente di pianificazione e programmazione. Solo per il Trianon, è prevista, in alternativa, la trasformazione in fondazione, forma organizzativa più efficace per lo svolgimento di attività culturali e di spettacolo, già collaudata per altre realtà come le fondazioni liriche o la Film Commission, e nella quale la Regione non assumerebbe comunque compiti operativi o funzioni gestionali. Maisto: Unica soluzione “Per salvare il Trianon e tutelare davvero i nove lavoratori a tempo indeterminato, non credo vi siano alternative al Piano della Regione che ne prevede la trasformazione in fondazione”. Lo afferma il presidente del gruppo regionale campano ‘Caldoro Presidente’, Giuseppe Maisto. “Mi chiedo cosa frulli nella testa dei colleghi del Pd – aggiunge Maisto -: loro logica, il tempo dei carrozzoni è finita da un pezzo”. Commissione trasparenza A intervenire la consigliera regionale del Pd e segretario della commissione regionale Cultura Angela Cortese: “Ho chiesto una convocazione urgente della Commissione Trasparenza del consiglio regionale della Campania per chiedere conto all’assessore alla Cultura Caterina Miraglia e ai vertici amministrativi del teatro della situazione contabile del Trianon. Visti gli ultimi sviluppi – prosegue Cortese –, ritengo necessario che il presidente del cda Maurizio D’Angelo porti in commissione i libri contabili, così da definire una volta per tutte i termini dell’esposizione debitoria e le responsabilità su un teatro che ad oggi resta di proprietà interamente pubblica. Non è accettabile – ha spiegato Cortese – che la Regione cancelli con un colpo di spugna una sfida sociale e culturale il cui valore va ben al di là delle connotazioni di parte. Tra l’altro, il tentativo di trasformare il Trianon in Fondazione è già fallito, e neanche un pazzo comprerebbe un bene gravato da debiti così ingenti”.