Di nuovo al fronte i “riservisti”

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Il congresso del minuscolo PSI di Riccardo Nencini si celebra in un momento molto delicato della vita del nostro Paese. Non solo. Personalmente sono felice che ci sia ancora una sigla “PSI”, che tiene in vita una fiammella. Quella socialista. Senza aggettivi. Lo sono tanto di più dopo il fallimento del PD come progetto politico. Dieci anni fa, pomposamente, Walter Veltroni lo tenne a battesimo al Lingotto a Torino. Con grande ostentazione, oltre alla conclamata e presuntuosa “vocazione maggioritaria”, si parlò di “fusione”, non si è mai ben capito se a freddo o a caldo, delle due culture, quella comunista e quella democristiana. E si volle fare a meno della cultura e della storia del socialismo italiano. La damnatio memoriae di un Partito ritenuto, con tutti gli iscritti che non si erano “convertiti” al nuovo … verbo, una sorta di “associazione a delinquere”. Il tempo non solo si è incaricato di rendere giustizia a quel clamoroso errore politico, e storico, ma ha riproposto, per molti di quel Partito, tante delle questioni allora sollevate dal PSI. Fra le altre quella della Giustizia Giusta, a monte di un problema, quello del conflitto tra Poteri dello Stato, non risolto. Nemmeno da loro. Biagio de Giovanni, la sconfitta vivente della strategia della rottamazione” e l’emblema del nuovo “corso” di Matteo Renzi, dalla tribuna del Lingotto, dall’alto del suo prestigio e del suo sapere, non ha avuto peli sulla lingua nel denunciare con forza questo squilibro tra Poteri, che vede chiaramente prevalere quello Giudiziario. E’ inutile prendersela con questo o quel magistrato o fare la graduatoria fra le Procure che primeggiano nel “privilegiare” la carcerazione preventiva. A prescindere dalla corruzione, che c’è, e non ha giustificazioni da sostegno della attività dei Partiti, fin dai tempi di Tangentopoli c’è stato un grande scontro tra Poteri. Senza regole. Ed ha prevalso quello Giudiziario, con il sostegno della pubblica opinione. Allora., ma forse anche ora, a seguito, di una forte, ed ulteriore, delegittimazione della politica e dei suoi protagonisti: valutati poco più che dei buoni a nulla, alla caccia solo di stipendi e vitalizi, epperò, se il potere Legislativo e quello Esecutivo non hanno né la forza, né la credibilità, né la legittimazione per invertire la tendenza, il Potere Giudiziario avanzerà sempre di più e lo squilibrio a suo favore diventerà sempre più forte con buona pace della vagheggiata riforma, di cui alla ormai mitica “separazione fra le carriere”. E questo non va bene se vogliamo vivere in un corretto sistemo democratico. Come che sia, in queste condizioni si avvia la ennesima fase decisiva della vita politica italiana, che ha in agenda il “combinato” appuntamento della legge elettorale e delle primarie del PD. Se si faranno e se non sono in serbo “sorprese” eclatanti.
I Socialisti, non solo quelli del PSI raccolti nel piccolo Partito capeggiato da Nencini, hanno il diritto-dovere di dire la loro. Quando sono in pericolo i Valori quali la Democrazia, la Libertà, gli stessi Principi Costituzionali, quelli della “riserva” hanno il dovere di andare al fronte e battersi ancora. Questo è il tempo di richiamare al fronte i “riservisti”. L’ho detto a Riccardo Nencini. Lo dico la Congresso Socialista. Noi della “riserva” non abbiamo niente altro da chiedere, avendo già avuto tanto dalla Politica e dal PSI: abbiamo solo da dare per testimoniare i Valori di una vita. Quelli della Democrazia, della Libertà e del Socialismo.

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“Per me Bassolino è stato il mio riferimento politico ed amministrativo. Lo ritengo un mio padre politico”. Ancora:” Bassolino e De Magistris sono i miei riferimenti”. Così Emiliano Michele. Prima che la città venisse messa a ferro e fuoco, con il sindaco nel mirino di tutte le forze politiche: quelle che si richiamano alla Costituzione, alla Democrazia, alla Libertà di Opinione ed ai Principi di Volteriana memoria. Intanto il “padre politico” del citato Emiliano, Antonio Bassolino, con coerenza e senso di responsabilità, dichiarava: “I centri sociali hanno fatto i centri sociali, i black bloc hanno fatto i black bloc, lo Stato ha fatto lo Stato, De Magistris NON ha fatto il sindaco”. Non sapeva il buon Bassolino, che, con questa dichiarazione, metteva in grande difficoltà il competitor più arrabbiato, e meno probabile come uomo della sinistra, di Matteo Renzi. Rinnegherà uno dei riferimenti dichiarati o se li terrà , per qualche voto in più, tutti e due, facendo rigirare nella tomba il Sommo Dante Alighieri, che ammoniva sulla “…contraddizion che nol consente”? (Inferno, Canto XXXVII). O forse, dati i soggetti in campo, più appropriatamente sarà il grande Principe De Curtis, a cinquant’anni dalla morte, di fronte a “tanto” spettacolo, ad esclamare ancora il suo “Ma mi faccia il piacere”!? Magari accompagnato dal suo celebre ”sberleffo” …sonoro! A tutto questo è ridotta la politica, che parla prevalentemente alla … pancia. E non più alla testa. E non solo dalle nostre parti.

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Sono quattro anni che è stato eletto Papa Francesco. Il Papa che viene, come egli stesso disse nel suo primo saluto dopo l’elezione, “Dalla fine del Mondo”. Andrea Riccardi, sul Corriere della Sera del 13 di marzo, ha scritto: “Per Francesco la Chiesa deve inaugurare una stagione di simpatia, nel senso profondo ed evangelico del termine”. Ed ancora: “Ha imposto all’attenzione come mai nella Chiesa, i poveri ed i fragili. I critici dicono che miete più consensi fuori dalla Chiesa, che dentro”. Deve essere proprio così, se nelle prediche domenicali Lo sento citare davvero molto poco. A me resta la gioia quotidiana di viverne la Missione nel Mondo e di ascoltarne il Messaggio, “francescanamente” riferito al Vangelo. A niente altro che al Vangelo. Bello, Solare, con un Valore fondamentale: l’Amore. AverLo incontrato con Anna e quattro dei nostri quattordici nipoti è stato un privilegio, averLo potuto ringraziare per “la testimonianza che rende del Vangelo alla Chiesa ed a tutti noi” una gioia liberatoria . Mi auguro che il nostro Vescovo Lo inviti a venire sulla nostra Isola per parlare, da vicino, di Amore ai nostri cuori induriti da egoismo e… consumismo. E se Gli racconterà degli Eremiti del nostro Monte Epomeo e della chiesa di San Nicola, se Gli racconterà di Giuseppe D’Argouth, fiammingo, ammiraglio di Carlo III da cui fu nominato Governatore dell’Isola d’Ischia, divenuto Eremita per sciogliere un voto a San Nicola, che gli aveva salvato la vita, forse riuscirà ad essere convincente come lo fu Padre Filippo con Papa Wojtyla. Se poi Gli trasmetterà il verso della celebre “Drezzata” “’Ncopp’ Santu Nicola è na bellezze, oje né, ma quannt sponte ‘o sole, è cose a straverè”. Sicuramente Lo convincerà: Papa Francesco, il Papa della Enciclica Laudato si’ mi signore.

Franco Iacono