Il G20 di Napoli entra nel vivo: azioni per il clima e transizione energetica, si cerca una mediazione

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in foto Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica

Al via la seconda giornata di lavori del G20 Ambiente Clima ed Energia in corso a Napoli. Dopo la giornata di ieri sostanzialmente dedicata ai temi più ambientali, sul tavolo della ministeriale di oggi arrivano le questioni più spinose, ovvero quelle che riguardano il clima e la transizione energetica. Le sessioni previste: Città e azioni per il clima; Recupero sostenibile e transizione all’energia pulita; Flussi finanziari allineati a Parigi; Sicurezza energetica e povertà energetica. Al termine dei lavori i G20 adotteranno, così come avvenuto alla fine della prima giornata di ieri, un “Communiqué”, la dichiarazione congiunta su energia e clima. E se l’accordo sul Communiqué di ieri, quello di taglio più ambientale, è stato sì discusso fino all’ultimo secondo ma poi approvato in tutti i suoi punti, lo stesso ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha ammesso che ora arrivano i punti più complicati di questo G20, e sono sostanzialmente due: il contenimento della temperatura e la necessità di accelerare sulla decarbonizzazione in questa decade. “Dobbiamo essere estremamente convinti, tutti quanti, che dobbiamo tenere l’incremento della temperatura sotto 1,5°C per la metà del secolo, non 2 o 2,5 perché anche quello fa una differenza enorme dal punto di vista del cambiamento climatico. Su questo c’è una discussione in queste ore”, ha detto ieri sera Cingolani incontrando la stampa dopo l’adozione del Communiqué Ambiente. “In un documento in cui dobbiamo mettere d’accordo economie basate sul petrolio ed economie che invertiranno la curva, sì, ma al 2060, dire che tutto va giocato in questa decade è complicato e insieme con la questione del contenimento della temperatura compone un bel puzzle che deve essere negoziato – ha detto Cingolani – Ci sono Paesi che hanno problemi su questi target, come i Paesi Arabi, in parte la Cina, la Russia e i Paesi emergenti, ma non escluderei che continuando la discussione si possa trovare la sintesi”.