L’alta onda della distruzione creativa

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Recessione, Stagnazione, Deflazione e Disoccupazione: questi i quattro Cavalieri dell’Apocalisse che ora ritornano a far paura per i misteri che essi racchiudono. Ci pare di stare sul ciglio del baratro, con la paura di cadere nel vuoto. L’horror vacui, il terrore del vuoto, fa suonare l’allarme nelle case dell’Economia, della Società, della Politica. Ai governanti chiediamo di essere seguaci di Aristotele che affermava che la natura rifugge dal vuoto. Vogliamo quindi che essi lo riempiano. Eppure, per far ripartire l’economia, rivitalizzare la società e rigenerare la politica – insomma, per muoversi – c’è bisogno di spazio vuoto. Tutti noi siamo come delle particelle elementari il cui movimento avviene nel vuoto dove una crescente panoplia di tecnologie digitali e macchine intelligenti tende a prendere il nostro posto. Tuttavia, esse non possono batterci quando a farci muovere nel vuoto è il pensiero consapevole in uno ampio spettro che va dal creare affetti, sviluppare gusti e costruire legami allo sperimentare innovazioni che frantumano il corrente stato dell’arte. Se mai dovesse mostrarsi minacciosa la tendenza a rinunciare a queste qualità considerandole secondarie – alla stregua di quanto sosteneva la marchesa di Merteuil, personaggio celebre delle Relazioni pericolose di Choderlos de Laclos, “Credetemi, visconte, raramente si acquistano le qualità di cui si può fare a meno” – allora il vuoto della mente umana lascerebbe campo libero alle macchine intelligenti che diverrebbero i nostri padroni.

Tanto più profondo è l’abisso tra quanto l’economia produce e i più alti livelli di produzione che potrebbe raggiungere, tanto più nel vuoto le innovazioni hanno modo di manifestarsi e muoversi velocemente perché non vanno incontro ad attriti. Come già osservò l’economista austriaco Joseph Schumpeter, è proprio nel vuoto creato dalla crisi economica che si solleva alta l’onda della distruzione creativa. A sollevarla sono gli ‘spiriti animali’ di cui parlava John Maynard Keynes: gli imprenditori innovativi così abili da ridefinire industrie e mercati coniugando le innovazioni tecnologiche con nuovi modelli di business. Dalle depressioni del 1873-1895 e degli anni Trenta del secolo scorso fino alla Grande Recessione di questo secolo sono tante le evidenze di innovazioni incubate nei periodi di grande caduta dell’economia dalle quali sono scaturite nuove industrie e nuovi mercati. Sfuggendo dal vedere problemi nel vuoto e invece cogliendone le opportunità, ritroveremo la strada maestra.
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