Tumore al seno, in Campania 3mila nuovi casi l’anno: al via la campagna di Europa Donna

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Al via la campagna sul tumore al seno “Diritti al centro. La qualità della cura dà più tempo alla vita” promossa da Europa Donna Italia e realizzata con il contributo di Roche. La campagna prevede sia un’attività di formazione delle Associazioni Pazienti, chiamate dal 2016 a ricoprire un ruolo sempre più determinante nelle Unità di Senologia, che delle attività di informazione e sensibilizzazione sul tumore al seno rivolte a tutte le donne italiane. Purtroppo sono sempre più numerose le donne che nel corso della loro vita vengono colpite dal tumore al seno: in Campania una tra le Regioni italiane con la maggiore incidenza, si registrano circa 3.000 nuovi casi l’anno. Un tumore che non accenna ad arrestare la sua corsa ma che al contrario fa registrare un aumento di casi tra le giovani donne con meno di 45 anni.

L’approccio multidisciplinare e gli elevati standard di assistenza e cura delle Breast Unit non solo garantiscono maggiori probabilità di sopravvivenza alle pazienti ma anche una migliore qualità di vita lungo tutto il percorso della malattia, con il supporto specifico delle Associazioni di volontariato – dichiara Arturo Iannelli, presidente dell’Associazione Angela Serra, sezione di Salerno iscritta ad Europa Donna Italia -. E’ per questo che riteniamo importante aderire a questa Campagna di grande rilevanza sociale sia in termini di formazione delle Associazioni Pazienti che di informazione dell’intero universo femminile perché, in caso di diagnosi di carcinoma mammario, sia correttamente informato e possa scegliere la cura giusta“. In questo contesto è fondamentale il ruolo del chirurgo senologo, come illustra Martino Trunfio, responsabile del Dipartimento di Senologia Chirurgica dell’Azienda Cardarelli di Napoli: “A tutt’oggi il chirurgo senologo ha un ruolo fondamentale all’interno di una breast unit rappresentando il filo conduttore tra radiologo, oncologo, anatomo patologo e chirurgo plastico. Negli ultimi 20 anni la chirurgia senologica ha fatto passi enormi: da interventi solo demolitivi che comprendevano l’asportazione dell’intera mammella, dei muscoli pettorali e dei linfonodi si è passati ad interventi sempre più mirati e conservativi come la quadrantectomia e la biopsia del linfonodo sentinella. Interventi che, nel mantenimento della radicalità oncologica, tengono tuttavia conto della necessità di ottimizzare la cosmesi della mammella e proteggere l’equilibrio psichico della donna. Pertanto la figura del chirurgo senologo tradizionale deve lasciare oggi il posto al chirurgo senologo oncoplastico dotato di principi di chirurgia generale e plastica“.

Di concerto con il chirurgo senologo interviene l’oncologo medico. Si tratta di una figura essenziale del Breast Team perché viene coinvolta sia per la definizione del percorso terapeutico precauzionale post-chirurgico, ovvero dopo che la paziente ha subito l’intervento di asportazione del tumore mammario, sia nella fase iniziale della malattia e pre-operatoria (neoadiuvante), somministrando terapie mediche in grado di favorire un migliore risultato dell’intervento. “Pur non tralasciando l’importanza della diagnosi precoce, è stato dimostrato che l’importante riduzione di mortalità nelle donne con tumore mammario verificatosi nell’ultimo decennio è ascrivibile soprattutto all’avvento di terapie mediche oncologiche sempre più efficaci e mirate alla biologia molecolare di questi tumori – spiega Grazia Arpino, ricercatrice all’Università Federico II di Napoli -. Essendo aumentata significativamente l’aspettativa di vita di queste pazienti diventa fondamentale poter disporre di terapie non solo efficaci da un punto di vista clinico ma anche in grado di preservare la qualità di vita delle pazienti. Ad esempio, nei sottotipi di tumore mammario più aggressivi, come la malattia HER2 positiva, la possibilità di effettuare un trattamento sotto cute con trastuzumab ha dimostrato oltre ad un significativo impatto sulla sopravvivenza anche notevoli effetti positivi sulla qualità di vita: la nuova via di somministrazione permette, infatti, di dimezzare drasticamente i tempi di permanenza in ospedale e, nel caso di somministrazioni domiciliari, di evitare cambiamenti nell’agenda lavorativa e familiare della paziente. Inoltre, l’utilizzo di questa tipologia di farmaci comporta anche un notevole risparmio per il Sistema Sanitario Nazionale in termini di visite oncologiche e occupazione posti day hospital con benefici che non ricadono solo sulla paziente stessa ma sull’intera società civile“.