Un ricordo di Almerico Realfonzo

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In foto Almerico Realfonzo

di Maria Carla Tartarone Realfonzo

Almerico Realfonzo è certamente da ricordare per gli amici che lo frequentavano e lo consideravano cordiale, piacevole, divertente nel colloquiare quotidiano, ma anche molto serio e approfondito negli studi come nella didattica.
Da ragazzo, prima dei venti anni, visse la seconda Guerra Mondiale e dal 1942 al 1943 fu tra Milano e Domodossola, percorsa dalla Resistenza e vi partecipò, rimanendo poi sempre legato a quei luoghi e alle persone amiche. I ricordi della vita a Domo, della resistenza e della Repubblica partigiana, li raccolse in alcuni libri, come “I Giardini Rosminiani“, “Milano 1944“,”I Giorni della Libertà”, che poi furono premiati non solo a Domodossola, per la sua sentita partecipazione. Questi suoi libri sono ricordati, tra gli altri, anche da Luigi Alviggi nel suo libro “Sassi Scagliati in alto” del 2016.
Finita la guerra la famiglia il giovane Almerico tornò a Napoli e riprese le sue frequentazioni alla facoltà di Architettura dove insegnava il suo Maestro, Luigi Cosenza, che mi presentò quando mi conobbe, e con cui collaborò ancora negli anni Sessanta.
Negli anni del dopoguerra, a Napoli molti giovani partecipavano alla vita intellettuale scrivendo anche sui quotidiani e tra questi Almerico, che espose le sue idee urbanistiche su “Il Corriere della Sera”. Il 10 Ottobre del 1949 pubblicò “Nuovi Quartieri in pianura ed in collina” in cui citava anche architetti emergenti come Coen, Di Salvo, Della Sala e Sbriziolo. Ancora sul “Corriere” scrisse il 13 aprile 1950 “Sulle condizioni dell’Architettura” ed il 9 maggio pubblicò “Un piccolo San Pietro sta sorgendo a Capodimonte”. Tra le altre pubblicazioni sul “Corriere” ricordo che il 31 maggio di quell’anno scrisse “Cronache di Architettura”.
Nel frattempo, pubblicava anche piacevoli racconti come “La Verità” e “Caratteri Napoletani”. Poi ancora “Note di Architettura”. Del 1950 è il racconto “Uomini e Caverne nel mito del tempo” e nel 1952 scrisse altri racconti tra i quali ricordo “Tutto come prima”. Nell’agosto di quello stesso anno, in “Note d’Arte” commentava una mostra del giovane artista Sinisca.
Successivamente, sul “Corriere di Napoli” pubblicò articoli d’Arte e Architettura, tra cui nel 1957 “Tradizione e Architettura”, “L’Antico nel Moderno” e poi “Le case abusive”, “La Città Metropolitana”, partendo da New York.
Ebbe collaborazioni con “Paese Sera”, per il quale nel 1958 scrisse “Il biglietto da visita dei Neoarchitetti”, e poi con “Il Sud Letterario”.
In quegli anni frequentava sempre attivamente il suo maestro Luigi Cosenza. Era preso dai problemi non solo della città di Napoli, ma anche dei suoi dintorni approfondendo con attenzione tutti i problemi del territorio, soprattutto economici ed urbanistici, come fu evidente nel suo libro “Economia Territoriale e Pianificazione” edito dalla Editrice Dedalo nel 1975 e più tardi in “Piano Nazionale per le città”, del 2013.
Mise in evidenza altresì lavori di altri studiosi, quali Pasquale Belfiore e Benedetto Gravagnuolo con i quali affrontava le questioni del Territorio Napoli-Caserta (se ne parla nel “Piano Nazionale per le città 2012-2017”).
Si occupò anche di “Milano Porta Garibaldi” illustrandone i grattacieli e scrisse anche della “Ingegneria per il Turismo”.
Ai problemi urbanistici dedicò diversi libri. E, come già ricordato, scrisse sugli eventi di Domodossola durante l’ultima guerra, che gli ispirarono alcuni libri di cui l’ultimo, “Il tempo giovane”, gli valse il premio della “Repubblica Partigiana dell’Ossola”, che gli fu attribuito nel corso di una pubblica cerimonia dal sindaco della città di Domodossola nel settembre 2017.
Ebbe anche altri premi come la bellissima ceramica del “Premio Capri-San Michele” nel 2016, consegnatogli dalla “Associazione di Varia Umanità”.
Professore Ordinario di Estimo, per molti anni Almerico ha insegnato nelle Università di Bari, al Politecnico (lì ebbe un premio dal “Lions Club” nel 1984), e nell’Ateneo Federiciano di Napoli, dove fu anche Direttore del Dipartimento di Urbanistica della Facoltà di Architettura, fino al 1999, continuando tuttavia, anche successivamente alla pensione, ad impegnarsi su questioni e problematiche di Urbanistica, promuovendo anche la “Scuola di Governo del Territorio”, e partecipando a Convegni, sempre stimolando i giovani all’approfondimento ed al lavoro.
Almerico si è spento il 12 novembre 2019. Molti amici gli furono accanto e con i suoi familiari ancora lo ricordano.