Alla guerra come alla guerra, anche se sarebbe meglio evitare

in foto Ayman al-Zawahiri

Giorni che passeranno alla storia, i primi della settimana in corso. Definiti con quale aggettivo, c’è solo l’imbarazzo della scelta, escludendo solo quelli con valenza positiva. L’affermazione trova riscontro a livello globale, almeno su tanto si può essere certi, ma per alcune situazioni la negatività è accompagnata da una forte quantità di pericolo per la stabilità mondiale. Per fatti salienti la serie nera ha preso il via il pomeriggio di domenica con l’uccisione per mano americana del vice di Bin Laden, il regista dell’11 settembre, Al Zawahiri. Quest’ ultimo era divenuto suo successore nel 2011, il giorno dopo che l’ opera meticolosa dei servizi segreti degli Usa aveva portato alla soppressione del capo, dopo un’operazione di messa nell’angolo più che rocambolesca. Il blitz contro Al Zawahiri è stato compiuto con precisione chirurgica, tant’è che oltre la vittima designata, non hanno riportato danni né uomini né cose.
Il commento fatto dal capo stazione in pensione a colloquio ameno con il maresciallo dei carabinieri è stato lapidario: “L’America è sempre l’ America!”. Il graduato dell’Arma si è limitato a annuire non stop, ricordando molto da presso quei cagnolini finti che, anni addietro, erano immancabilmente presenti sul lunotto posteriore delle automobili. Il Presidente Biden ha annunciato al mondo che in tal modo giustizia è stata fatta, ma non c’è stata notizia alcuna che folle deliranti abbiano applaudito dopo avere appreso dell’accaduto. Non è necessario essere esperti di strategia militare per arrivare alla conclusione che, con quella operazione, è stato avviato il count down di un congegno a orologeria che, non si sa né quando né dove, molto probabilmente non a lungo e a Occidente, esploderà, dando l’avvio a un altro giro e a un’altra corsa. Per dare una botta di vita a un’estate che sembra trascorrere piuttosto monotona, l’ironia è palese, la portavoce della Camera dei Rappresentanti degli Usa, la Signora Nancy Pelosi, trovandosi in Asia, ha pensato, se bene o male si vedrà dalle conseguenze, di passare a salutare gli amici governanti di Taiwan, preannunciando la sua visita con espressioni del tipo:”Trovandomi in zona, faccio un salto da voi”.
Sennonché uno delle personificazioni del neo imperialismo, quello cifrato dalla falce e dal martello in campo rosso, il Presidente cinese XI -l’altro è il suo pari grado russo Putin -ha preso male quell’iniziativa. Senza la minima intenzione di voler mancare di rispetto o di ledere il primo cittadino del Celeste Impero, è credibile che il comportamento suo e della sua muta reggano bene l’avvicinamento a quello di un cane ringhioso e del suo branco quando si accorgono che qualcuno potrebbe portar via loro l’osso conservato con cura. A tal proposito dovrebbe valere la vecchia massima di campagna: “Can che abbaia non morde” ma la prudenza, in circostanze come quella appena descritta, è più che d’obbligo. Anche se una conferma valida della portata di quell’affermazione giunge ex adverso. I matematici lo definiscono ragionamento per assurdo, facendolo sempre precedere da:”Se così non fosse”. È il caso di Putin che, or volge l’anno, ha predisposto l’invasione dell’Ucraina stando attento a che i preparativi dell’Armata Rossa rimanessero il più possibile sotto le righe. Tra il comportamento dei due cani, allo stato, la differenza che intercorre è minima, intendendosi per essi i leader di Russia e Cina. Sempre con l’augurio che non si svegli il terzo, quello di razza coreana. A differenza di quelli a quattro zampe, questi sotto la lente non hanno come nemici atavici i gatti. Per loro gli avversari da combattere sono gli occidentali, costi quel che costi. Se a dar loro manforte si aggiungono le altre popolazioni orientali che hanno per l’Occidente lo stesso indice di gradimento che hanno le cipolle per i cani, il quadro è completo. Senza voler riproporre considerazioni oramai abusate, la sintesi di quanto innanzi esposto potrebbe essere che è proprio vero che, alle volte, basta una scintilla a innescare un rogo. Di questi tempi sarebbe l’ennesimo e certamente non si sbaglia azzardando che buona parte dell’umanità non ne lamenta certo la mancanza.