Cose di questo mondo: bastano e avanzano da sole

Più volte a molti sarà capitato di definire vicende, già all’apparenza, bizzarre o della stessa fattura, “cose dell’altro mondo”. Si possono usare anche altre espressioni della stessa valenza, diverse solo nella forma.Nelle attuali circostanze è prudente rimanere con l’attenzione polarizzata su quanto accade su questo mondo, il pianeta Terra. Non bisogna stupirsi più di tanto per quanto, di negativo e positivo, continua a concretarsi, giorno dopo giorno, aspettando che siano adottati comportamenti adeguati a rimettere in riga quanti sembrano usciti fuori di senno. È agli sgoccioli anche il mese corrente, aprile, e nell’aria non si avverte un seppur minimo fatto nuovo che possa precedere un’ inversione di rotta delle “sciagure umane”. Parte della popolazione è convinta, equivocando in maniera grossolana quanto si dice in campagna: “da male nasce bene”, che, con l’uso della violenza di ogni genere, la guerra in testa all’elenco, è convinto di poter raggiungere traguardi di più ampia portata. Intendendo con ciò nuovi punti di equilibrio più avanzati, cioè un miglioramento degli assetti già esistenti. Intanto, tra qualche giorno, sarà trascorso il primo dei tre quadrimestri dell’ anno, un terzo dello stesso. Oltre a una ridda di comportamenti diffusi, definibili “fuori dal mondo”, altro non è seguito. Se si trattasse solo di esercizi di fantasia, il pianeta su cui l’umanità si trova di sicuro ne rivendicherebbe la competenza. Accampando inoltre ragioni che resterebbero contenute nell’ambito del “così è se vi pare”. Andrebbe aggiunto “anche se non”. Invece la realtà dei fatti, molto vicina alla leggenda di quel popolo, l’ebreo, in molti interlocutori ha rafforzato la convinzione che ritiene quello stesso un popolo maledetto.Succede così che, la storia è piena di situazioni del genere, gli ambasciatori delle ragioni del contendere delle parti in guerra in Medioriente, ancora una volta siano gli studenti. Oramai si è ben definito il loro schieramento, i più al fianco della Palestina. Questo particolare la dice lunga su come si sia passati da un colpo di mano di Hamas contro Israele a una guerra nel vero senso del termine con coinvolgimenti internazionali. Come è successo altre volte, in tempi lontani ma non troppo, l’arena più grande dove si rappresentano quei vari spettacoli in trasferta, sono gli Usa. Negli anni ’60 fu dal Campus universitario di Berkeley, in California, che partì la rivolta, all’inizio non violenta, degli Hippyes o Figli dei Fiori. L’America era impegnata nella guerra in Viet Nam, quando era da poco venuta fuori dalla guerra tra le due Coree. Per fare una sintesi estrema di quanto era nell’aria nel Sud Est asiatico, allora come oggi in Medioriente, basta soffermarsi su due espressioni che da allora sarebbero rimaste nei comuni vocabolari. Al Presidente Richard Nixon, che restò in carica per buona parte del conflitto in Viet Nam prima di dimettersi, gli studenti dell’ epoca indirizzavano l’invito: “mettete dei fiori nei vostri cannoni”, quelli di oggi, più prosaici che mai, invitano la Casa Bianca, il Campidoglio e il Pentagono a adottare comportamenti nei confronti di Israele estremamente violenti, pur sapendo che quel paese è un alleato storico degli Stati Uniti. In questa fase del confronto tra studenti e autorità,viene fuori un atteggiamento generalizzato, adottato da molti almeno fin dai tempi degli albori del Cristianesimo. Quella forma mentis discende da modi di pensare descritti già nella Bibbia. Quel che più genera convinzioni epidermiche è il dato di fatto che, come da copione, quella etnia ben interpetra gli stereotipi che le sono stati appiccicati addosso nel tempo. Chi conosce la trama del film Il mercante di Venezia potrà confermarlo. Alla fine non è difficile concludere che tutti gli orpelli che stanno apportando il peggio che la mente umana possa concepire, nasce da una situazione tanto singolare quanto ormai stantia: due nazioni che (non) convivono nello stesso stato. Il vero problema è quello. Anche se lo scetticismo su quanto appena esposto è piuttosto forte, non passerà se prima non avverrà la creazione di un altro stata. Aggiungendo che il fatto consola poco, in quanto sono passati millenni senza che i due popoli siano riusciti a rimanere nella condizione paragonabile ai separati in casa.
Niente di nuovo sotto il sole, espressione usata nella Roma imperiale, è ancora oggi appropriata.