Così Conte prova a dettare le condizioni per non andare alle elezioni anticipate

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Uno stimato imprenditore del secolo scorso aveva elaborato una particolare versione della vecchia massima latina sbagliare è umano, ripetere l’errore è diabolico. Quell’uomo aveva scarse conoscenze scolastiche ma esperienza sul campo da vendere. Così disse che si può giustificare chi cade in errore la prima volta, non le altre perché il suo atteggiamento era la prova che sbagliava sapendo di sbagliare. Allora le motivazioni di tale condotta potevano essere solo due: o che non era all’altezza di quanto voleva realizzare e quindi sarebbero stati tempo e soldi persi quelli spesi per cercare di aiutarlo. L’altra ipotesi era che fosse in malafede, quindi agisse per altri fini, con la precisa convinzione che sarebbe intervenuto comunque qualcuno a sistemare il malfatto. Qualunque delle due ipotesi avesse trovato soddisfazione, la condotta del personaggio sarebbe stata riprovevole senza possibilità di errore. È quanto sta accadendo a Conte: è opportuno non far precedere il nome da alcun titolo come accade per il protagonista del romanzo degli inizi del secolo scorso “L’uomo senza qualità” dello scrittore tedesco Musil. Non si saprebbe infatti quale adoperare, sempre tra quelli che non gratificano e non riconoscono meriti a chi li riceve. Così il Professor Draghi, come quel direttore d’orchestra che, avendo dato il meglio di sé nella sua funzione, viene più e più volte richiamato sulla scena dell’opera che sta dirigendo, sta ricevendo l’equivalente di ciò sotto forma di invito a non lasciare l’Italia esposta ai marosi. Così l’apprendista stregone, questa definizione può andare, Giuseppe Conte da Grumo Appula, ridente villaggio della Capitanata che finora aveva espresso il meglio di governanti sì, ma di armenti, fa il tipo ostinato e vorrebbe dettare lui le condizioni per non andare alle elezioni anticipate.
Da “leguleio” quale sostiene di essere sa che intestardirsi su un comportamento chiaramente fuori luogo, come stanno facendo lui e i suoi ualani, in gergo pugliese apprendisti pastori, costituisce fuori da ogni dubbio un bis in idem. Manca solo che riesca a convincere anche i cani, sono tanti, che accompagnò quel gregge e la soddisfazione sarà completa per tutto quel triste ensemble. Sono poche le ore che mancano all’arrivo del giorno della verità, il prossimo mercoledì, quindi l’unico comportamento idoneo che si può assumere è mantenere con fiducia la calma. Ciò che invece merita maggior attenzione, poiché sta tenendo banco non solo in Europa, ma anche in quasi tutti i paesi che abbiano un sistema produttivo che si possa definire al passo con i tempi, è l’inflazione, vero tarlo dell’ economia. Volendo fare un paragone grossolano con qualcosa che è sotto gli occhi di tutti, si può prendere come elemento di confronto un torrente. La sua portata aumenta e diminuisce non necessariamente con l’alternarsi delle stagioni e i fenomeni che sono provocati da tale sua peculiarità non sono facilmente controllabili dall’uomo. Accade così che quella malaugurata insidia, che se è contenuta intorno ai due punti percentuali dagli economisti è ritenuta fisiologica, man mano che cresce diventa sempre più dannosa. Tralasciando le cause che la originano e andando direttamente ai danni che produce, essa toglie potere liberatorio alla valuta che colpisce, in un certo lasso di tempo e in un determinato sistema economico, ancora più elementarmente in un determinato paese. Al momento essa sta colpendo il mondo in lungo e in largo, l’Italia in maniera particolare: sta volando verso il 10%, significando così che i titolari di reddito fisso di ogni genere, salari, stipendi, pensioni e simili, hanno una capacità di spesa diminuita di un decimo rispetto a prima che si verificasse quel fenomeno.
A conferma di quanto appena esposto valgano i commenti della mattina del dì di festa dei dopolavoristi davanti al primo caffè bevuto al Bar dello Sport. Riferiva agli altri tra lo stupito e il rassegnato il capostazione in pensione, riconosciuto universalmente come uno che sa dare sempre una motivazione a quanto accade. Diceva lo stesso che, da un po’ di tempo, i supermercati e buona parte degli altri esercizi commerciali, non chiedono più ai loro clienti le monetine dei centesimi, né le danno di resto. In effetti hanno riscoperto l’arrotondamento matematico: se il dispari è un importo inferiore a mezzo decimo, la cifra si posiziona sull’ importo più basso, viceversa se è  superiore. È questo un segnale incontrovertibile che l’euro si sta svalutando sia sul mercato interno che su quelli internazionali, sia nelle transazioni commerciali che in quelle finanziarie. È necessario comunque fare qualche passo indietro con la memoria, a oltre venti anni indietro, precisamente a quando l’allora presidente della BCE Duisenberg tenne a battesimo l’euro fisico. É probabile che siano ancora oggi in molti quelli che ricordano come lo stesso venisse tirato per la giacca dai paesi dell’Europa mediterranea, che avrebbero gradito la circolazione dei millesimi del conio, mentre quelli a Nord della Germania chiedevano che non fossero messi in circolazione da subito i centesimi. Quanto appena illustrato la dice lunga sullo stato di salute delle economie che si trovarono in men che non si dica a giocare un ruolo certamente non facile. Nonostante le varie vicissitudini subite e il periodo certamente non brillante che sta attraversando, l’euro è comunque la seconda valuta più usata oggi nel mondo. L’Italia ha molti assi nella manica e giocatori di alto livello in grado di primeggiare al tavolo con i migliori colleghi stranieri. Sono presenti però anche dei bari senza scrupoli, capaci di giocarsi anche la madre: figurarsi gli italiani! Nei casinò ci sono figure addette a controllare, con metodi ortodossi e meno, che il gioco si svolga correttamente. Peccato non sia possibile ipotizzare lo stesso per la governance del Paese!