Crisi di governo e Pnrr, certi treni passano una volta sola e guai a perderli

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in foto Mario Draghi (Imagoeconomica)

Era di luglio anche tanti fa, quando molti francesi si riunirono nella sala della Pallacorda, nei dintorni di Versailles, decidendo di rimanervi a oltranza. Era necessario per prendere le decisioni più urgenti in merito alla grande mole di problemi riconducibili all’operato della monarchia che avevano portato i francesi alla fame. Definirono quell’assemblea Stati Generali, essendo composta da espressioni varie della società di quel paese. A costo di far rivoltare nella tomba Giovan Battista Vico per quanto concerne i corsi e ricorsi storici e Marat, Danton e Robespierre per quanto fecero durante la Rivoluzione, sia consentito fare una lontana, anzi lontanissima liaison di tanto con quanto sta succedendo tra i grilletti, non quelli dei fucili, almeno per ora. Per la precisione a Roma, quindi anche geograficamente lontani da Parigi, dove avvennero i fatti di tanti anni fa solo accennati innanzi, quegli “insetti” stanno facendo riunioni a oltranza sempre in diretto collegamento con il loro mentore della tipologia parlante. In quel posto ogni tanto il tribuno di turno, che ha appena esposto la soluzione di tutti i mali che affliggono l’Italia, viene spodestato da un altro pretendente che cerca di superarlo con proposte non riferibili.
Quelle stesse che, se sottoposte al vaglio di un medico di famiglia, lo metterebbero in condizione di disporre il ricovero del o degli autori in un ospedale psichiatrico. Allo stato quindi si sta verificando una di quelle situazioni che si presentano male già per come sono articolate, cioè per la forma. Nell’800 la nobiltà romana vicina al papato avrebbe riprovato un comportamento simile, motivando che “pareva brutto, non fosse per altro che per chi osservava anche da lontano”. Con tutto il loro perbenismo di maniera, quegli aristocratici non andavano lontano dalla realtà: quale affidabilità può dare una pletora di personaggi assortita come non mai che non riesce a trovare un accordo nemmeno al suo interno? In tal modo quell’ensemble scordato si sta avviando verso una spaccatura, la seconda in poco tempo, lasciando campo libero a ogni considerazione si voglia fare sulla sua genesi, soprattutto il retroterra culturale. Questa specie di zavorra, con tutti i suoi limiti e le sue incoerenze, ha condizionato l’operatività del governo fin dall’inizio del percorso dell’esecutivo in rapido crescendo. La ha portata così nei diciotto mesi in cui è stata in paradiso per un errore di San Pietro, a sputare nel piatto dove stava mangiando. È probabile che in quella circostanza il Santo Portinaio abbia chiesto a San Mario di sostituirlo, dovendosi allontanare per un improrogabile bisogno corporale. Fatto sta che al momento, mentre quella miscellanea di razze avicole starnazza, non riuscendo a volare nemmeno basso, un’ aquila coscienziosa del proprio dovere, anche se il suo ruolo per il momento non è ben stabile come lo è stato fino a una decina di giorni, sta volando a Algeri. Il Premier Draghi, nella pienezza formale dei suoi potere, è volato in Nord Africa per rinsaldare l’accordo di fornitura di gas da parte di quel paese all’Italia. Lo stesso ha già preso il posto della Russia per importanza sul quantitativo totale importato, più precisamente il primo. Anche questa volta il Capo del Governo ha dovuto ridimensionare i tempi della trasferta a causa dell’incendio che sta divampando a Roma, ormai l’ennesimo, seppure di altro genere.
Domenica sera, dopo la sessione di canto, gli Amici della buona musica si sono intrattenuti a lungo a parlare di quanto sta accadendo a Roma. Hanno cercato di sintetizzare il tutto in vecchi adagi in uso sul territorio. Un vecchio orologiaio ha sentenziato che chi vuole va e chi non vuole comanda, cioè delega. Alludeva alle numerose missioni che il Professore ha compiuto, per la maggior parte con successo, in varie parti del mondo nell’interesse del Paese. Circa i tempi inopportunamente ridotti della missione, il gestore del distributore di carburanti, anche perché parte interessata, ha ripetuto più volte che la gatta frettolosa fece i gattini ciechi. È così aneddoticamente avanti, fin quando il maitre à penser di turno si è pronunciato, chiudendo così il dibattito, affermando che un altro all’altezza del professore sarà difficile trovarlo.
Ritornando con il pensiero nel perimetro della penisola, tutto quanto stava già bollendo in pentola da prima dell’ insediamento dell’attuale governo, solo per fare alcuni nomi Alitalia/Ita e Ilva/Acelor Mittal, sembrano aver perso peso, quando è noto quale sperpero di risorse pubbliche le stesse stiano comportando. Coloro, perché sono in molti, che stanno aspettando con ansia al limite del rabbioso che il condottiero cada per spartirsi il suo corredo di armamentario, come possono essere credibili quando affermano di volere esclusivamente il bene dell’Italia e degli italiani, quando stanno facendo di tutto e di più perché il tutto faccia un salto al buio a livello di rischio altissimo. C’è di più, è iniziata la seconda parte dell’anno e restano ancora molti degli adempimenti richiesti dalla Eu da portare a termine per ottenere le ulteriori tranche di finanziamento del Pnrr a valere sul Ngeu. Basterebbe la sola apertura formale della crisi di governo per decurtare di almeno un terzo il tempo disponibile da dedicare al loro varo. Sono ancora molte altre, talvolta rigagnoli, molto spesso torrenti e talvolta fiumi, quelle falle più che pericolose in grado di mettere a rischio di svuotamento il bacino di interventi che finora, tra mille difficoltà, l’esecutivo è riuscito a riempire. Mancano poche ore perché il governo arrivi a quello che potrebbe esse un punto di non ritorno. Sono poche per elaborare una qualsivoglia strategia operativa perché esso prosegua la sua corsa. Sono invece sufficienti per fare un accurato esame di coscienza e chi vuol capir, capisca. Certi treni passano una volta sola e guai a perderli.