Il funzionamento regolare della Funzione Pubblica dovrebbe essere insito nella stessa

 

Si è conclusa un’ altra settimana difficilmente etichettabile, tali e tanti sono stati i suoi connotati, la maggior parte sgradevoli, che la hanno affollata. Anche se potrà apparire superfluo, è bene sottolineare che è innanzitutto la bilancia mondiale che riscontra il peso maggiore di elementi negativi rispetto ai positivi. L’affermazione vale per quanto è stato realizzato, in prosieguo, anche negli ultimi sette giorni. Per rimanere fuori da lamentazioni globali se non proprio grossolane, del genere dei commenti delle notizie sportive il lunedì mattina al Bar degli amici, sarà meglio concentrarsi su quanto è accaduto in quel breve arco di tempo all’interno dei patri confini. Non è parva materia o poca roba che definir la si voglia, come accade oggi. È possibile indicare attualmente come Questione Morale i Mores Dessoluti di un tempo. Già Cicerone indicava quella stessa definizione come spoletta pronta a mettere a rischio di esplosione la costruzione sociale di Roma in quel tempo. Quando la stessa è portata allo scoperto, viene a tendersi all’interno dell’apparato della Cosa Pubblica qualcosa di simile- dal punto di vista formale -a una ragnatela. È diversa da essa in primo luogo per le dimensioni, quindi per la solidità della struttura. Un altro particolare accomuna le due opere, e è quello di essere entrambe in grado di potersi ricostruire in tempi brevi per la parte ammalorata. Succede così che, senza alcuna  distinzione, i mezzi dell’ informazione sottopongono all’attenzione di quanti si servono della loro funzione, tanto fatti di malavita in generale, quanto episodi di malaffare. Gli stessi sono diffusi sempre più frequentemente tra coloro che dovrebbero curare gli interessi della cosa pubblica. Per essi non dovrebbe esistere per ipotesi  alcuna azione collegata a un  comportamento deviato. Sarà perchè sono prossimi a essere disputati confronti elettorali a più  livelli di rappresentanza, sará perchè le esigenze della popolazione restano inevase con sempre maggior frequenza rispetto al passato recente, certo è che il vezzo di servirsi del denaro pubblico per pagare altro rispetto alla loro regolare destinazione, da tempo è diventato oltremodo preoccupante. Vano sarebbe illudersi di esaurire l’argomento collegando l’attitudine appena descritta a una specifica rappresentanza politica o a una particolare classe di dipendenti pubblici. La caratteristica più inquietante di quanto scritto sopra è che oramai né la casalinga di Voghera né l’applicato di segreteria di Melfi, riescono a far differenza tra le componenti di quella miscela particolarmente nauseabonda che è la corruzione. Quindi è solo una forma di adduzione di scusanti non richieste quella che fa sì che il malaffare sia riferito solo ai governi di specifici paesi. L’ Avvocato Agnelli era solito definire così in particolare quegli stessi a delle cosiddette “Repubbliche delle banane “. Quanto di seguito non è da  usare con codardo oltraggio verso una persona che non c’è più, ma è utile solo per riflettere su una serie di episodi attuali. Sulla base degli stessi si può concludere che neppure quella stirpe è riuscita a rimanere fuori delle storture narrate in queste righe. Diventa così poco meno che superfluo aggiungere che l’ultimo termine è da intendersi un eufemismo e null’altro.