La guerra delle centrali nucleari

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In foto Bridget Brink

Si concretizza uno dei rischi del nucleare civile denunciato più volte dagli ambientalisti: il coinvolgimento delle centrali nucleari in una guerra aperta: secondo i servizi segreti russi (FSB) sono stati sabotatori ucraini a far saltare in aria le linee elettriche ad alta tensione utilizzate dalla centrale nucleare di Kursk. Pur essendo una gemella di quella di Chernobyl, Rosatom informa che «Nel 2009, la centrale nucleare di Kursk è stata nominata la migliore centrale nucleare russa per la cultura della sicurezza. Ha ottenuto il terzo posto nel concorso Best Nuclear Power Plants secondo i risultati del 2014.  secondo un revisore indipendente, nel 2010 e nel 2011 il sistema di gestione ambientale della centrale nucleare di Kursk ha soddisfatto i requisiti della norma nazionale russa e del documento normativo sull’obbligo sistema di certificazione dei requisiti ambientali. Nel 2017 la centrale nucleare di Kursk è stata tra le tre centrali nucleari più efficienti della Russia». L’FSb sottolinea che, in questa centrale “supersicura”, il 4, 9 e 12 agosto sono avvenute delle esplosioni che «Hanno portato a un’interruzione del processo tecnologico di funzionamento della centrale nucleare». Complessivamente sono stati  presi di mira tre tralicci che portano energia elettrica alla centrale nucleare e che consentono il funzionamento di infrastrutture cruciali, come siti industriali e sistemi di trasporto. L’FSB ha aggiunto che «E’ stata avviata un’indagine sul terrorismo ed è in corso la ricerca dei colpevoli. La sicurezza nei siti nucleari in Russia è stata rafforzata». Ma è chiaro che dopo la colossale esplosione del deposito militare di Dzhankoy, in Crimea, che ha danneggiato anche linee elettriche, una ferrovia e diverse case, la guerra  russo–ucraina è diventata un conflitto nel quale si sabotano anche impianti molto pericolosi, con rischi che vanno oltre i due Paesi belligeranti. Non è la prima volta che l’oblast russo di Kursk subisce attacchi ucraini: a fine  luglio, l’esercito di Kiev ha lanciato più di 20 missili contro la città russa di Tiotkino, danneggiando le linee elettriche. Il sabotaggio ucraino (anche se l’ucraina ufficialmente non ha rivendicato gli attentati) è avvenuto proprio mentre Rosatom  sta cementando il  terzo livello del contenimento interno (IC) contenitore interno del reattore dell’unità n. 2 della centrale nucleare di Kursk-2,  l’ultima fase dei lavori della sistemazione della parte cilindrica dell’IC. Andrey Osharin, primo vicedirettore per la costruzione delle nuove unità di FRosatom ha spiegato che «Il contenimento interno è costituito da una parte cilindrica e da una cupola. Ora è iniziata la fase finale di cementazione della parte cilindrica: l’altezza totale della struttura al momento è di 36 metri. Dopo che tutta la posa è stata cementata e l’impasto si è indurito, si procede all’installazione dei blocchi blindati che costituiscono la parte a cupola del contenimento interna». Il contenimento interno è l’elemento principale del recinto ermetico dell’impianto del reattore. È alto 61,7 metri e lo spessore della parete sarà di 1,2 metri. Rispetto agli altri reattori nucleari russi, nel progetto PWR-TOI il contenimento può sopportare una pressione maggiore. E’ questa la situazione di un’industria nucleare che qualcuno in Italia si ostina a dichiarare sicura mente in tutto il mondo aumentano i rischi di insicurezza dovuti a conflitti tra stati e potenze nucleari civili e militari Intanto, sono ripresi i bombardamenti sull’are della centrale nucleare ucraina di Zaporizhazhia occupata dai russi, la più grande d’Europa. Secondo il canale Telegram Daily War Report, il 15 agosto «Le forze armate ucraine hanno attaccato ancora una volta la città di Energodar, sempre vicino alla centrale nucleare, uccidendo almeno una persona». Mentre tutt’intorno alla Zaporizhazhia piovono razzi e granate, Mosca e Kiev continuano a scambiarsi accuse su chi stia mettendo a rischio la centrale nucleare e i russi mostrano come prova i resti di un missile Brimstone di fabbricazione britannica lanciato contro la centrale nucleare.  I missili Brimstone forniti alle forze armate di Kiev fanno parte della prima generazione che utilizza un cercatore radar attivo a onde millimetriche e un sistema di navigazione inerziale. La portata massima della versione lanciata da terra del Brimstone è sconosciuta, ma la versione lanciata dall’aria può colpire obiettivi a più di 20 chilometri di distanza. Il missile è armato con una testata di carica a forma di tandem da 6,3 chilogrammi. Mentre la Russia accusa l’Ucraina di «Terrorismo nucleare», il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy ha lanciato un nuovo appello «Agli ucraini e a tutti gli europei le cui vite sono già in pericolo dal terrore russo. La Russia non ferma il suo ricatto dentro e intorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia. Continua il bombardamento provocatorio del territorio della centrale nucleare. Sotto la copertura dell’impianto, gli occupanti stanno bombardando le città e le comunità vicine. Le truppe russe nascondono munizioni ed equipaggiamento proprio nelle strutture dell’impianto. Di fatto l’impianto è minato. Tutto ciò mostra chiaramente che la Russia sta rifiutando le richieste di sicurezza dei Paesi dell’Unione Europea e di altri 15 paesi – 42 in totale – che hanno invitato la Russia a ritirare le sue forze dall’impianto. Si tratta in particolare di Turchia, Georgia, Gran Bretagna, Corea, Giappone, Australia, Canada, Stati Uniti d’America. Se uno Stato terrorista si permette di ignorare completamente le richieste della comunità internazionale, soprattutto su un agomento così delicato, ciò indica chiaramente la necessità di un’azione immediata». Dopo i russi, anche Zelenskyy avverte che «Qualsiasi incidente radioattivo nella centrale nucleare di Zaporizhzhia può colpire i paesi dell’Unione Europea, la Turchia, la Georgia e i Paesi delle regioni più lontane. Tutto dipende esclusivamente dalla direzione e dalla velocità del vento. Se le azioni della Russia provocano una catastrofe, le conseguenze potrebbero colpire anche coloro che finora sono rimasti in silenzio. Questo problema è già stato portato al più alto livello internazionale: l’Onu e l’Iaea  Naturalmente, il ricatto nucleare russo viene anche discusso tra gli stati. C’è una corrispondente dichiarazione dei ministri degli Esteri del G7. Capiscono chiaramente che la Russia è responsabile di questa crisi nucleare. Ma dobbiamo passare da discussioni e appelli a nuove dure sanzioni contro la Russia, contro Rosatom e l’intera industria nucleare dello stato terrorista. Tutte le truppe russe devono essere immediatamente ritirate dall’impianto e dalle aree limitrofe senza alcuna condizione. Il mondo ha combattuto per molti decenni per un controllo adeguato su tutte le attività con materiali nucleari e sicurezza contro le radiazioni. E se ora al mondo manca la forza e la determinazione per proteggere una centrale nucleare, significa che il mondo perde. Perde contro i terroristi. Cede al ricatto nucleare. E questo potrebbe essere un precedente che altri terroristi vedranno. C’è ancora una possibilità per prevenire questa sconfitta». I russi respingono le accuse di Zelenskyy e le affermazioni di funzionari ucraini e di un ex dipendente dell’ambasciata americana di cui l’Ambasciatore Bridget Brink ,  sul bombardamento da parte di Mosca della centrale nucleare di Zaporozhya per “rubare” l’elettricità all’Ucraina. Il ministro degli esteri russo ha detto che queste accuse, rilanciate dal Wall Street Journal,  «Non hanno senso». Secondo il Wall Street Journal, iI recenti attacchi di artiglieria alla centrale nucleare di Zaporozhya, sono un  «Passo deliberato nell’obiettivo più ampio della Russia: rubare l’energia interrompendo il suo collegamento con il restante territorio dell’Ucraina». Tra le fonti citate ci sono Mikhail Podolyak, consigliere del presidente ucraino Zelensky, e l’ex capo dell’energia presso l’ambasciata degli Stati Uniti a Kiev Suriya Jayanti. Il Journal afferma anche di aver parlato con «Lavoratori dell’impianto, familiari e colleghi che si sono messi in salvo». Secondo Jayanti, la Russia vuole disconnettere la centrale nucleare dalla rete elettrica ucraina per destabilizzare i mercati energetici globali, ma anche perché Kiev dipenda energeticamente dall’Unione europea, dove i prezzi dell’elettricità stanno salendo alle stelle. I russi fanno notare che questo «E’ in gran parte dovuto alle sanzioni anti-russe». Secondo il ministero degli esteri russo, l’inchiesta pubblicata dal WSJ «E’ una completa demolizione del legame tra causa ed effetto. Affermazioni che sono l’ultimo giro della ruota della disinformazione». E, a riprova, ricorda anche che l’Ucraina ha bombardato la centrale idroelettrica di Kakhovskaya , anch’essa sotto il controllo russo, che fornisce acqua di raffreddamento alla centrale di  Zaporozhya. Ieri Vladimir Rogov <, un amministratore locale, ha detto alla TV russa che l’ultimo attacco ucraino ha rischiato di colpire un container di combustibile nucleare esaurito e che se lo avesse centrato l’effetto sarebbe stato quello di una “bomba sporca”. L’ex ispettore nucleare sovietico Vladimir Kuznetsov  ha detto a RT che «Se durante i combattimenti venissero colpiti 20 – 30 container creerebbero un pennacchio radioattivo che potrebbe diffondersi fino alla Repubblica Ceca e a sud fino alla Turchia, colpendo anche la Polonia e gli Stati baltici». E il ministero degli esteri russi utilizza le stesse argomentazioni del presidente ucraino Zelenskyy «Le conclusioni suggeriscono che distruggendo le infrastrutture energetiche, il regime di Kiev sta esponendo molti milioni di persone nel continente europeo al pericolo di un cataclisma nucleare, con la connivenza di Washington. Il WSJ, che si trova dall’altra parte dell’oceano, chiaramente non sembra preoccuparsene». Ma la propaganda di guerra di entrambe le parti non riesce a nascondere un dato di fatto: la pericolosità intrinseca delle centrali nucleari e la vulnerabilità della loro catena produttiva di energia e scorie.