Massimo Doriani (Accademia Imago): Arte, etica e bellezza, ecco le risorse per salvare Napoli

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Sabato 18 gennaio porte aperte alla Accademia Imago. L’ente presieduto dallo psicoterapeuta Massimo Doriani, inventore del Festival dell’Arte che cura la cui quarte edizione si è conclusa a fine dicembre, riparte nel nuovo anno con un Open Day in svolgimento a partire dalle 15:30 nella sede di via Depretis, per incontrare personalmente tutti coloro che desiderano conoscere più approfonditamente l’offerta formativa e l’organizzazione della Scuola di Arti Terapie “Arte che Cura”. “In particolare – spiega Doriani – sarà possibile incontrare i docenti dell’Accademia, ai quali sarà possibile porre tutte le domande e dissipare ogni dubbio eventuale sulle attività che essa svolge e le prospettive formative e professionali che apre”.

Sarà una occasione anche per illustrare i progetti in campo per il 2020?
Iniziative che si preannunciano come opportunità anche per la città, in quanto si punta a fare di Napoli una capitale della bellezza che funge da supporto terapeutico contro il disagio individuale e sociale. Chiamando a partecipare al programma della prossima edizione alcune tra le principali strutture che si occupano di arte-terapia, in Europa e nel mondo. E sarà anche l’occasione per poter consegnare alcuni premi per i Concorsi “Arte e benessere” 2019.
Che si è conclusa con numeri e risultati lusinghieri, no?
Sì perché parliamo di quindici workshop, dieci concorsi, quarantadue borse di studio, oltre trecentocinquanta partecipanti agli eventi organizzati lungo l’arco di un mese, oltre centocinquantamila contatti raccolti in Facebook.

Il tutto sta per essere documentato con un catalogo delle opere in mostra?
A cui vogliamo dare però dare la struttura di un almanacco, in maniera da raccogliere anche i contributi dei tanti testimonial che hanno arricchito l’edizione 2019.

L’Accademia Imago da alcuni anni raccoglie non solo gli specialisti del modello che nasce dall’integrazione dello psicodramma di Moreno con la Psicanalisi?
Sì, il nostro approccio interdisciplinare riunisce anche sociologi, operatori culturali, artisti e a tutti coloro che si occupano attivamente di inclusione sociale. L’obiettivo resta quello di fare dell’arte-terapia uno dei principali strumenti della lotta per l’inclusione sociale a Napoli e in Campania.

Un contesto urbano tra i più difficili quello di Napoli…
A causa di marcate differenze sociali, la convivenza in uno ristretto spazio urbano di fasce agiate e sacche di povertà estrema, dove microdelinquenza di necessità e disagio giovanile si mescolano in una miscela esplosiva.

La vostra è una vera e propria scuola di formazione, non è così?
Sì, una scuola che rilascia i due titoli (base e magistrale) di arti-terapie, si chiama “Arte che Cura”. Alla quale si affianca una scuola quinquennale (sempre 3+2) di counseling con l’ausilio di tecniche artistiche che abbiamo chiamato “incontrARTI”, oltre alla scuola di Specializzazione in psicoterapia con la psicoanalisi e lo psicodramma analitico (MIUR) “Mosaico Napoli”. E poi altre numerose attività dedicate a interventi di inclusione sociale finanziati, partecipazione a bandi pubblici di settore, interventi nelle scuole.

E così siamo giunti a questa quarta edizione dell’Arte che cura. Con quali prospettive per il 2020?
La più importante è connessa all’aspetto internazionale che intendiamo assegnare alla quinta edizione, che sarà ispirata all’idea della globalità delle Arti come fondamento di unione e fratellanza dei popoli. Siamo già all’opera per attivare contatti con strutture che operano nel nostro medesimo campo a Parigi, negli Usa, a Dubai…

Per concludere il bilancio di quest’anno, avete coinvolto anche due importanti aziende napoletane in un dibattito su l’impresa come percorso creativo.
Sono state al nostro fianco Graded, azienda energetica guidata da Vito Grassi, e in particolare Optima Italia, che ha affiancato la quarta edizione in qualità di azienda sponsor. Insieme abbiamo affrontato, in una serata al Circolo Ufficiali della Marina, il tema dell’arte intesa in senso più largo, come capacità di realizzare progetti e trovare soluzioni ai problemi che viviamo a Napoli e nella regione. In Campania ci sono impegnati talenti e risorse innovatrici che si trovano anche nel mondo della ricerca, sono i nuovi innovatori al servizio del territorio. Fare è un’arte e il percorso del fare ha sempre alla sua base una istanza etica ed estetica.

Asco