Padri separati, scatta il carcere per l’ex coniuge che non versa il mantenimento

Ora i padri non potranno più esimersi dal mantenere i propri figli. I genitori, separati o divorziati, che non pagano l’assegno di mantenimento rischiano fino ad un anno di carcere o una multa fino a 1.032 euro. A sancirlo è l’art. 570 bis del codice penale, che entra pienamente in vigore, prevedendo pene nette per i genitori che si sottraggono “agli obblighi di assistenza inerenti la responsabilità genitoriale o alla qualità di coniuge”. La norma abolisce le diverse regole e sentenze contraddittorie che negli anni si sono susseguite, ma non si applica ai conviventi. Il procedimento del neo articolo 570bis è contemplato nella recente riforma sul riordinamento penitenziario, scritta dal governo ormai dimissionario, ma in esso viene specificato che il reato è ascritto ai padri ex coniugi, mentre non è ancora contemplato per i padri ex conviventi. Questo crea un vuoto normativo che dovrà essere colmato a stretto giro. Dunque, scatta la galera per quei genitori inadempienti che ripetutamente si rifiutano di versare i soldi alla ex moglie per contribuire al mantenimento dei figli, anche se maggiorenni. La norma, prevede, che chi non versa tale assegno non andrà subito in prigione, ma questa legge servirà sicuramente da ammonimento e monito. Nel caso, infatti, che il reato dovesse essere perpetrato nel tempo e dopo diverse sentenze, la prospettiva della prigione non sarebbe remota. La legge, conclude, con la previsione di sanzioni per quei padri, separati o divorziati, che sperperano il patrimonio familiare, non garantendo ai figli la necessaria sussistenza o eredità. Anche in questi casi la pena prevista potrebbe essere il carcere o la multa a seconda che oltre il comportamento di un genitori inadempiente, il mantenimento venga versato “a singhiozzo”. Anche in questo caso si parla di casi di ex coppie coniugate: lasciati fuori gli ex non coniugati. La legge fa scalpore ma nasce sulla base del codice penale del 1930 che già puniva con il carcere, seppur sulla carta, coloro che facevano mancare i mezzi di sostentamento al coniuge o ai figli. Poi le modifiche, sino ad oggi, in cui è reato non pagare gli assegni per i figli in genere. Discutibile su molti aspetti: ad esempio, non versare l’assegno per il figlio maggiorenne sarà punito solo se i genitori sono divorziati ma non sei genitori sono separati o addirittura conviventi. Potrebbe finire in tribunale anche chi è puntuale con l’assegno mensile ma non ha rimborsato le spese per i libri o per le vacanze dei figli. Incongruenze che fanno indispettire i tanti padri che ogni giorno si scontrano oltre che con l’astio dell’ex compagna anche con situazioni di grande stress emotivo ed economico. Molti padri di oggi perdono tutto, non riescono ad arrivare a fine mese, spesso sono ridotti alla miseria e non possono neppure detrarre dalla dichiarazione dei redditi l’assegno di mantenimento per i figli. Così può capitare che finiscano in strada, magari a dormire in macchina o in situazioni indecorose. Il nuovo articolo del codice penale di certo non va incontro ai padri separati, anzi, sembra un’ulteriore spada di Damocle per quei padri desiderosi di esserlo ma che con la separazione hanno incontrato la povertà. Intorno, però al mondo dei padri separati in difficoltà, che sembrano non esserci, -ma sono un’ampia fetta di popolazione italiana, basta vedere i dati dell’Istat relativi alle separazioni e ai divorzi nel 2015, anche grazie al “divorzio breve”, l’aumento degli scioglimenti delle unioni è stato del 57% rispetto al 2014. Alle 82.469 coppie che hanno divorziato vanno poi sommate anche le 91.706 che si sono separate. Sempre secondo l’Istat, l’età media oscilla tra i 48 anni per i mariti ed i 45 anni per le mogli – c’è un modo fatto di associazioni e servizi che tendono a ricucire il rapporto padre-figlio sgretolatosi anche a causa dell’aspetto economico, come la casa per i padri separati, alle porte di Roma, dove i padri separati in difficoltà economiche possono stare da sei mesi ad un anno, realtà simili stanno nascendo in molte città italiane anche per rispondere alla reale esigenza del minore: stare col proprio papà, anche perché quando i figli vengono separati dal padre, subiscono un lutto. I figli hanno bisogno della mamma quanto del padre ed i padri hanno il diritto ed il dovere di essere padri ma sembra proprio che le normative vadano nella direzione opposta del sostegno alla paternità.