Parole dell’innovazione, conversare è collaborare

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Le parole sono idee che permettono di conversare per scoprire cose nuove. Nelle sue “Massime e riflessioni morali” scrivendo di società e conversazione, Jean de La Bruyère (1645-1696), insegnante e tutore reale, affermava che “Lo spirito di conversazione consiste assai meno nel mostrarne noi molto in noi stessi, che nel farne ritrovare in altrui; quegli ch’esce della vostra conversazione pago di sé e del suo spirito, lo è pienamente anche di voi […..] il più dolce e più soave piacere è quello di formare il piacere altrui”.

Conversazione
Conversare è una danza che si fa ruotando intorno a un argomento con i propri interlocutori e mostrando di essere tanto versatili da cambiare tutti insieme. Conversare è collaborare, e quanti hanno imparato a collaborare e improvvisare – sosteneva Charles Darwin (1809-1882) – hanno avuto la meglio, come insegna la lunga storia dell’umanità e pure degli animali. La collaborazione elimina i rumori di fondo provocati dalle idee che si scontrano l’un l’altra e così intercetta il segnale che indica la via alla soluzione del tema oggetto della conversazione.
L’umanista rinascimentale olandese Erasmo da Rotterdam (1466-1536) riteneva che il comprendere attraverso la conversazione degli studenti tra di loro e con i docenti fosse molto più importante del memorizzare che contraddistingueva molte scuole religiose del medioevo. Sulla scia di Erasmo, il pedagogista moravo Giovanni Comenio (1592-1670) suggeriva agli insegnanti di far leva sul sentire degli allievi anziché accontentarsi della loro capacità di memorizzare. E l’apprendimento attraverso la conversazione, secondo il filosofo e medico inglese John Locke (1632-1704), doveva porsi al centro del curriculum scolastico.

Salotto intellettuale
La civiltà della conversazione ebbe la sua età dell’oro nel Seicento e nel Settecento – come ha scritto mirabilmente la critica letteraria e scrittrice Benedetta Craveri nel suo impareggiabile saggio “La civiltà della conversazione”. Il suo luogo elettivo fu prima nella “camera azzurra” dell’Hotel de Rambouillet e come anfitrione la sua proprietaria, Madame de Rambouillet, e poi, nel secolo successivo, nei salotti intellettuali di Madame de Tencin e di Madame Geoffrin dove il primato dell’intelligenza radeva al suolo le differenze sociali. Le conversazioni erano passatempi competitivi che agivano da potente stimolatore per pensare, ascoltare e parlare.

piero.formica@gmail.com