Pnrr e Piano per il Sud, Giannola (Svimez) al ministro Fitto: Mancano una strategia e obiettivi chiari

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in foto Adriano Giannola

Al Pnrr manca da sempre un chiaro impianto strategico, la strategia di fondo essendo l’ansia di una “modernizzazione manutentiva” scandita dagli adempimenti posti dalla “doppia Transizione” al 2030 e 2050. Quando il Governo presenterà il Piano per il Sud, sarebbe quindi davvero di grande rilievo se (a valle del meritorio sforzo di “realismo” su Pnrr e governance delle risorse delle politiche della coesione) emergessero chiari e impegnativi obiettivi e “nuovi” strumenti di una “strategia possibile” che faccia leva e interpreti le nostre grandi opportunità offerte proprio dalla “doppia transizione”. Lo sostiene il presidente Svimez Adriano Giannola nel corso dell’incontro all’Unione Industriali di Napoli con il ministro Fitto. “Siamo molto d’accordo a concentrare gli incentivi su alcune filiere strategiche insediate nel Mezzogiorno che rappresentano un tratto fondamentale di politica industriale attiva; non risulta invece chiaro quale sia la novità della Zes Unica (Zus). Nel bene e nel male delle politiche adottate, il Mezzogiorno è sempre stato una Zona Unica Speciale. Riesce difficile vedere la Zus volano dello sviluppo meridionale. La versione ora proposta, di fatto pare depotenziare la specificità di otto “novità territoriali”: le Zes portuali. “Il tema delle otto Zes va attentamente riconsiderato come un detonatore importante per lo sviluppo, guardando alle esperienze dove funzionano, concentrate nelle aree portuali e retroportuali, attrezzate e – aggiunge Giannola – fortemente favorite da esclusivi privilegi doganali nelle Aree Doganali Intercluse delle competenti Autorità Portuali. Del ruolo di tutto ciò, che (a monte e a valle) in linea di principio è ancora un terreno praticabile, non c’è accenno neanche incidentale: una carenza strategica da chiarire”. Tornando alla novità – Zus, il presidente Svimez esprime perplessità sull’estensione della decontribuzione e del credito d’imposta a tutti gli investimenti al Sud oltre i 200mila euro. È realistico qui vedere la riproposizione -depotenziata- di una esperienza passata protrattasi per quasi venti anni, quando la decontribuzione era al 100% e erano ben presenti incentivi fiscali e creditizi. Allora – senza strategia – i risultati furono a dir poco deludenti e quell’esperienza si concluse nel 1994 con l’accordo Pagliarini-Van Miert. “La riedizione oggi propone un indifferenziato modello di gestione con una Cabina di Regia al ministero, concentrando a Roma tutte le decisioni e puntando (in aggiunta a decontribuzione e credito d’imposta) su semplificazione, coordinamento e tempestività. In linea di principio ingredienti certo potenzialmente positivi a condizione che la “natura ministeriale” della cabina di regia superi la difficile prova della distanza e del rischio burocratico e – più grave- eviti il rischio di realizzare un polo (ovviamente indispensabile) di ricezione, elaborazione e reazione più che di regia attiva”.